ECONOMIE DI SCALA
Nel breve periodo abbiamo
visto che i costi fissi non variano. Un modo per ridurre i costi medi è quindi
di aumentare la quantità q degli output.
Si hanno le famose “Economie
di Scala”, ovvero quando i costi medi diminuiscono all’aumentare del livello di
produzione.
Se δ = AC/MC con AC = costi
medi e MC = costi marginali abbiamo che:
Se S>1: economie di scala
Se S=1: rendimenti di scala
costanti
Se S<1 di="di" diseconomie="diseconomie" scala="scala" span="span">1>
ECONOMIE DI VARIETA’: si
hanno quando il costo della produzione congiunta di due beni è inferiore alla
somma delle produzioni separate (ad esempio, se un fornaio produce pane, pizza
e panini, l’intera produzione ha costi minori).
Quindi, data al funzione Y =
f (X1,X2) (ove Y = output e X1,X2 =
input)
Funzione
|
X1
|
X2
|
Y (f(X1,X2))
|
f(tX1,tX2)=tf(X1,X2)
|
1
|
1
|
10
|
f(tX1,tX2)
|
4
|
4
|
45
|
f(tX1,tX2)>tf(X1,X2)
|
6
|
6
|
52
|
Nel primo caso abbiamo
rendimenti di scala constanti, nel secondo rendimenti di scala crescenti, nel
terzo invece rendimenti di scala decrescenti.
Nel caso del lavoro ad
esempio (in cui l’input sono le ore di lavoro, i rendimenti di scala sono
decrescenti (l’operaio dopo X ore si stanca quindi rende meno).
Se invece prendiamo
l’oleodotto, se aumentiamo l’input (ad esempio si aumenta il diametro), anche
l’output aumenterà proporzionalmente, quindi i rendimenti di scala sono
crescenti.