27/02/10

I fattori di imperfezione dei circuiti diretti

Se c'è la possibilità di utilizzare i circuiti diretti, perchè esistono gli intermediari finanziari? La risposta è semplice, ovvero perchè i circuiti diretti non sono perfetti.
Esistono infatti diversi "fattori di imperfezione dei circuiti diretti", che sono:

  • Asimmetrie informative e comportamento opportunistico;
  • Divergenza delle preferenze;
  • Razionalità limitata;
  • Costi di transizione.

ASIMMETRIE INFORMATIVE E COMPORTAMENTO OPPORTUNISTICO

Esiste uno svantaggio di informazioni a carico del datore di fondi (un esempio potrebbe essere il Lemon Market delle auto usate teorizzato da Akerlof). La conseguenza è il fallimento del mercato, a causa:
  • Dell'uscita dei migliori prenditori (per un tasso di interesse ingiustificato, più alto di quello giustificabile dal loro rischio);
  • Dall'abbandono del mercato dei datori di fondi.


DIVERGENZA DELLE PREFERENZE

Premesso che:
  • La decisione di investimento ha un rischio e un rendimento (che sono due facce della stessa medaglia: più è alto il rischio, più è alto il rendimento e viceversa) in un orizzonte temporale (scadenza investimento);
  • La decisione di finanziamento è caratterizzata da un costo e una scadenza (orizzonte temporale degli investimenti reali).
Gli operatori in surplus vorrebbero limitare il rischio ed avere scadenza brevi (liquidità) per la quota relativa al loro capitale, mentre gli operatori in deficit hanno preferenza per scadenze più prolungate.

Il problema qual è? Le attività finanziarie ( ad esempio le famiglie O.S.) vorrebbero investire la maggior parte dei propri soldi in investimenti nel breve termine e solo una piccola parte in investimenti nel medio-lungo termine.
Per le passività finanziare (ad esempio le imprese O.D.) è esattamente l'opposto.

RAZIONALITA' LIMITATA

Questo è il fattore più intuibile: la maggior parte della gente non conosce i meccanismi del mercato e della finanza, non è abbastanza istruita, non ha abbastanza tempo ed esperienza.

COSTI DI TRANSIZIONE

I costi e anche le difficoltà di contattare e trasferire i fondi possono essere un problema, anche perchè i mercati non riescono a veicolare gli interessi delle parti.

Il regolamento degli scambi e la moneta (evoluzione e funzioni)

Il regolamento degli scambi è basato sulla moneta, che può essere definita come quel bene che consente l'estinzione delle obbligazioni al suo passaggio, che generalmente accettato in un' economia e che è trasferibile a costi minimi.

Al giorno d'oggi non esiste solo un tipo di moneta, ma tante e di diversi tipi:

  • Moneta Circolante, che si suddivide in banconote e monete metalliche. E' a corso forzoso (obbligati ad accettarle) ed estingue l'obbligazione in un solo passaggio;
  • Moneta Bancaria, ad esempio il C/C. Ha come finalità il pagamento. E' a corso fiduciario, ed estingue l'obbligazione in due passaggio--> strumento di pagamento (deb<-->cred), regolamento (banca<--> cred, banca<-->deb);
  • Moneta elettronica, ad esempio carte prepagate multiuso (devono poter essere usate in più luoghi e per più usi). Ha le stesse caratteristiche della moneta bancaria (vedi punto precedente).
Si è accennato allo strumento di pagamento: la definizione che si può dare è che si tratta di un veicolo di trasmissione della moneta e coincide con la moneta solo nel caso del circolante. Non consente l'estinzione dell'obbligazione (esempio: assegno, carte di pagamento, R.I.D., M.A.V.).


EVOLUZIONE DELLA MONETA

Nella storia si è passati da un'economia del baratto ad un'economia che utilizza la moneta elettronica, passando da una moneta come merce e una moneta come segno (unità di misura).

Le cause dell'evoluzione subita dalla moneta sono molteplici:
  1. Necessità di ampliare le aree di scambio;
  2. Necessità di ampliare le possibilità di contropartita;
  3. Necessità di aumentare la funzionalità;
  4. Necessità di riduzione del rischio;
  5. Necessità di riduzione dei costi e tempi.

FUNZIONI DELLA MONETA

Le funzioni della moneta possono essere riassunte in:
  • Mezzo di scambio;
  • Unità di conto (da valore ai beni);
  • Riserva di valore (mantenere la ricchezza nel tempo);
  • Governo monetario (fatto dalle banche centrali) dell'economia, manovrando i tassi di interesse per arrivare ad obiettivi economici come ad esempio l'inflazione. Agisce sulla moneta bancaria.
L'obiettivo della moneta è il trasferimento di risorse finanziarie nel tempo e nello spazio. Il presupposto è l'esistenza di operatori con esigenze contrapposto (O.S. che investono e O.D. che necessitano di un finanziamento).


25/02/10

Le relazioni fra i diversi operatori finanziari: intermediazione mobiliare e creditizia

Le relazioni possibili fra i vari operatori finanziari sono di diversi tipi, con caratteristiche più o meno simili.

IL CIRCUITO INDIRETTO O INTERMEDIATO


O.S. (cred)<------>(deb) BANCA(cred)<------>(deb)O.D.
C/C Mutuo

Nel circuito indiretto non vi sono contratti fra gli operatori in surplus (O.S.) e gli operatori in deficit (O.D.). Nel mezzo vi è un intermediario finanziario (banca, società di leasing, società di factoring, società di credito a consumo etc etc) che indirettamente mette in collegamento le due parti, anche se esse non entreranno mai in contatto.
L'operatore in surplus è un operatore che in questo momento ha un'abbondanza di capitale, e desidera investirlo in qualche modo ad esempio, lo mette in un conto corrente bancario, diventando creditore verso la banca. La banca (prendo come esempio lei) reinvestirà questi capitali, dandoli agli operatori in deficit (O.D.), ovvero operatori che hanno bisogno di capitale subito, ma non ne hanno abbastanza, e quindi si finanziano attraverso ad esempio dei mutui/prestiti bancari. La banca è quindi creditrice verso l'O.D. /che a sua volta e debitore verso la banca), e debitrice verso l'O.S..

L'attività finanziaria in cui la banca acquista gli investimenti finanziari dai soggetti in surplus mettendoli nello Stato Patrimoniale (SP) nelle passività è chiamata "Raccolta (di capitali)", mentre l'attività finanziaria in cui la banca presta gli investimenti finanziari ai soggetti in deficit mettendoli nello Stato Patrimoniale (SP) nelle attività è chiamata "Impieghi (di capitali)".

Concludendo, la caratteristica principale del circuito indiretto o intermediario è che l'intermediario spezza il rapporto fra l'O.S. e l'O.D..

IL CIRCUITO DIRETTO ED AUTONOMO


O.S. --------MERCATO MOBILIARE------>O.D.
azioni diventa socio/az + capitale

In questo caso l'operatore in surplus è controparte dell'operatore in deficit, ovvero le obbligazioni sono diverse rispetto a prima: O.S. è creditore, ed O.D. è debitore. Stessa cosa per i titoli di stato (lo Stato è O.D.).
Un esempio per capire bene questo circuito può essere l'aumento di capitale fatto da Enel ultimamente: Enel (O.D.) emette delle obbligazioni e chi ha surplus di capitale, come famiglie, (O.S.) compra le obbligazioni.
O.S. entra quindi in contatto con O.D.: le parti decidono autonomamente per operare investimenti.


CIRCUITO DIRETTO ED ASSISTITO

Il circuito diretto ed assistito si potrebbe semplicemente descrivere come una sorta di fusione fra i due sistemi precedentemente spiegati.
Vi è un'intermediazione mobiliare fatta da banche, società di intermediazione mobiliare (SIM) e società di gestione del risparmio (SGR). L'intermediazione si presenta sotto forma di una consulenza, che può essere di gestione individuale o collettiva (la gestione in sintesi è una delega ad investire):
  • Gestione Individuale: il gestore gestisce i soldi di individui singoli;
  • Gestione Collettiva: il gestore gestisce un fondo comune d'investimento, i cui capitali provengono da una moltitudine di investimenti di diversi individui (solo SGR, no banche e SIM).


E' bene precisare che in qualsiasi circuito tutti devono in qualche modo appoggiarsi agli intermediari per il servizio di ricezione e trasmissione ordini, che però riguarda solo le banche e le SIM ed è un intervento puramente tecnico.

Riassumendo abbiamo due tipi di intermediazione: mobiliare e creditizia.


INTERMEDIAZIONE MOBILIARE:

Le caratteristiche principale dell'intermediazione mobiliare sono:

  • Datori e Prenditori sono controparti dirette ma l'assistenza di intermediari finanziari è determinante per lo scambio;
  • Il grado di intervento dell'intermediario può avere notevole variabilità in funzione dell'ampiezza della delega;
  • In ogni caso l'intermediario agisce in nome e per conto del cliente e sul cliente maturano gli effetti giuridici dello scambio. Nella banca ci sono solo le spese di commissioni che rientrano nei ricavi del conto economico.
INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA:

Le caratteristiche principale dell'intermediazione creditizia sono:

  • I datori e i prenditori NON si scambiano direttamente i fondi;
  • L'intermediario finanziario interpone il suo SP (stato patrimoniale);
  • L'intermediario finanziario sottoscrive in proprio gli effetti giuridici dei contratti.



Introduzione generale ad Economia degli intermediari finanziari

Economia degli Intermediari si occupa sostanzialmente di spiegare i meccanismi del mercato finanziario. Esso è composto da diversi fattori:

  • Operatori finanziari: soggetti economici che possono essere famiglie, imprese e amministrazione pubblica che hanno esigenze di pagamento, investimento oppure finanziamento;
  • Strumenti finanziari: contratti di diritti o prestazioni finanziarie;
  • Intermediari: persone autorizzate a produrre e distribuire strumenti finanziari;
  • Mercati: luoghi fisici e non in cui gli operatori si incontrano e realizzano uno scambio: mercato creditizio che può essere fisico e non, ad esempio l'home banking; mercati mobiliari (borsa) in cui nessuno dei due operatori è un intermediario finanziario.


FUNZIONI SVOLTE DAL SISTEMA FINANZIARIO

Le principali funzioni del sistema finanziario consistono nel regolamento degli scambi (pagamenti, moneta etc etc), nel trasferimento di risorse finanziarie nel tempo e nello spazio e nella gestione dei rischi (nel sistema finanziario si è naturalmente esposti ad alcuni rischi).

Esso ha dei meccanismi che consentono agli operatori in surplus di risorse finanziarie di impiegarli in modo remunerativo e di far affluire i capitali necessari ad effettuare investimenti reali agli operatori in deficit di risorse finanziarie.

21/02/10

I costi e la produzione dell'impresa: le variazioni nel lungo periodo

La differenza che intercorre fra il breve periodo ed il lungo periodo è che in quest'ultimo tutti i fattori sono soggetti a modifiche: nessuno è fisso, tutti sono variabili.

Per massimizzare il profitto nel lungo periodo, l'impresa dovrà cercare di mantenere i costi ad un livello basso, ovvero dovrà minimizzare i costi di produzione.
Se indichiamo con L il lavoro, K il capitale e p il prezzo di una unità di fattore produttivo, la condizione necessaria per la minimizzazione dei costi è:

P'k/pk = P'L/pL

Ogni volta che i due membri dell'equazione sono diversi, abbiamo la possibilità di sostituire i fattori fra di loro in modo da ridurre i costi.

Moltiplicando per pk/P'L otterremo:

P'k/P'L = pk/pL
Quando il rapporto P'k/P'L è maggiore di pk/pL l'impresa sostituirà capitale a lavoro, andando a modificare la quantità di capitale per ciascun lavoratore, ovvero modifica il cosiddetto rapporto capitale-lavoro.

IL PRINCIPIO DI SOSTITUZIONE

Esso afferma che i metodi di produzione variano al variare dei prezzi relativi dei fattori. Le imprese faranno uso di una quantità relativamente maggiore del fattore più a buon mercato e relativamente minore del fattore più costoso.


LA CURVA DI COSTO MEDIO DI LUNGO PERIODO

LA curva CMLP rappresenta il confine tra livelli di costo che si possono raggiungere con la tecnologia e i prezzi dei fattori dari, e livelli di costo non raggiungibili.

Queste curve sono quasi sempre ad U. Possiamo quindi trovare due tipologie di costi: costi decrescenti e costi crescenti:

  • Costi decrescenti: un aumento della produzione provoca una diminuzione dei costi per unità prodotta;
  • Costi crescenti: per tutti i livelli di produzione superiori ad un certo valore l'impresa affronta costi di lungo periodo crescenti;
  • C'è anche un altro caso, ovvero i Costi costanti, in cui l'impresa affronta costi costanti in quell'intervallo di produzione.
La curva di costo di lungo periodo può essere pensata come l'unione della famiglia di curve di costo di breve periodo, tutte in movimento quando si muovono i prezzi dei fattori. Nessuna di questa curva può giacere al di sotto della CMLP, in quanto essa mostra il costo più basso per ottenere un dato livello di produzione quando uno o più fattori sono mantenuti costanti.

SPOSTAMENTI DELLE CURVE DI COSTO

Un aumento dei prezzi dei fattori produttivi spinge le curve di costo medio di breve e di lungo periodo verso l'alto. Una diminuzione dei prezzi invece le spingerà verso il basso.

20/02/10

I costi e la produzione dell'impresa: le variazioni nel breve periodo

Per parlare delle variazioni nel breve periodo bisogna introdurre alcuni concetti fondamentali.

Il prodotto totale (PT) è la quantità totale prodotta durante un certo lasso di tempo da tutti i fattori utilizzati dall'impresa.
Il prodotto medio (PM) rappresenta il prodotto totale per l'unità del fattore che si tiene variabile, come ad esempio il lavoro (ma potrebbe essere anche il capitale):

PM = PT/L

Il punto in cui il prodotto medio è massimo è chiamato punto di produttività media decrescente.

Il prodotto marginale (P') non è altro che la variazione del prodotto totale dovuta all'utilizzo di una unità in più (o in meno) del fattore variabile:

P' = ΔPT/ΔL

Il livello di produzione in cui il prodotto marginale raggiunge un massimo è chiamato punto di rendimenti marginali decrescenti.

LA LEGGE DEI RENDIMENTI DECRESCENTI

Essa afferma che se si impiegano quantità crescenti di un fattore variabile, datà la quantità di un fattore fisso, vi sarà un punto a partire dal quale la produttività marginale e la produttività media del fattore variabile diminuiranno.



LE VARIAZIONI DI BREVE PERIODO DEI COSTI

Come prima, definiamo alcuni concetti fondamentali:

Il costo totale (CT) è il costo complessivo sostenuto per produrre una certa produzione. Essi si suddividono in costi totali fissi (CTF), che non variano durante la produzione, e costi totali variabili (CTV), che invece aumentano o diminuiscono al variare della produzione.

Il costo medio totale (CMT) è il costo totale diviso per il numero di unità prodotte. Si suddivide in costi medi fissi (CMF) e costi medi variabili (CMV).


Il costo marginale (C') è l'aumento del costo totale in seguito ad un aumento unitario della produzione .


Riprendendo la legge dei rendimenti decrescenti, possiamo dire che i costi variabili, medi e marginali, prima o poi aumenteranno.

Le curve di CMV di breve periodo sono disegnate di solito a forma di U: da questo possiamo intuire che il prodotto medio tende ad aumentare quando al produzione è bassa e che diminuisce velocemente oltre una certa soglia, così da provocare un aumento del CMT.
Il CMF diminuisce all'aumentare del livello produttivo. Il CMV e il CMT prima diminuiscono e poi aumentano all'aumentare della produzione. La stessa cosa fa il C'.

La capacità produttiva su definisce come il livello di produzione che corrisponde al livello minimo della curva di CMT di breve periodo. Da questo si evince che un'impresa che produce al di sotto della capacità produttiva opera ad un livello più basso di quello per il quale il CMT è minimo. Se un'impresa ha costi per unità produttiva più elevati del livello minimo ottenibile, essa produce al di sopra della capacità produttiva.


I costi e la produzione dell'impresa: la funzione di produzione

La funzione di produzione mette in relazione fattori di produzione e quantità di prodotti. Per definire la produzione potremmo dire che essa è un flusso, cioè il numero di unità prodotte per unità di tempo. In simboli:

q = q(f1,f2......fm)

con q= quantità di produzione di un bene o servizio, ed f1,f2......fm sono le quantità dei diversi fattori utilizzati per produrre il bene. Il tutto è espresso per unità di tempo.
Qui si porrà l'attenzione solamente su due fattori di produzione, ovvero il lavoro L ed il capitale K:

q = q(L,K)
Per aumentare la produzione, in base alla funzione appena descritta, è necessario aumentare uno dei due fattori di produzione (o entrambi) in base a:
  1. Come utilizzare al meglio i macchinari (breve periodo);
  2. Di quali macchinari nuovi servirsi sempre nell'ambito della tecnologia esistente (lungo periodo);
  3. Come sviluppare nuove tecnologie (lunghissimo periodo).




18/02/10

L'impresa, la produzione ed i costi: la teoria neoclassica e la massimizzazione dei profitti

La produzione è intrapresa sia da imprese di proprietà dello Stato, chiamate imprese pubbliche, sia da imprese private, che si distinguono in:
  • Impresa individuale, con un proprietario manager;
  • Società di persone, con più proprietari illimitatamente responsabili;
  • Società in accomandita con soci ordinari e socia a responsabilità limitata;
  • Società per azioni gestita da numerosi soci a responsabilità limitata.
Le principali fonti di finanziamento dell'impresa sono il capitale proveniente dai proprietari (azioni ad esempio) ed il debito: esso si divide in:
  • Prestiti: impegni non negoziabili composti da un interesse ed un capitale da pagare sia ad una data prefissata sia su richiesta del creditore;
  • Cambiali: impegni negoziabili a pagare una certa somma, solitamente entro un anno;
  • Obbligazioni: impegni negoziabili a pagare periodicamente un dato interesse ed un capitale da restituire ad una data, solitamente dopo anni.
LA TEORIA NEOCLASSICA E LA MASSIMIZZAZIONE DEI PROFITTI

La teoria neoclassica dell'impresa si fonda su di una ipotesi fondamentale: lo scopo dell'impresa è quello di massimizzare i profitti, e tutte le sue decisioni sono prese al fine di raggiungere questo obiettivo.

I profitti rappresentano in un'impresa la differenza fra costi e ricavi. L'impresa ottiene profitto producendo prodotti partendo dai fattori produttivi, che si dividono in terra (materiali naturali), lavoro (uomini) e capitale (macchinari, stabilimenti etc etc).

Per calcolare i costi di produzione si utilizza il concetto di costo-opportunità: esso consiste nel considerare il costo di impiegare qualcosa per un particolare uso come un beneficio a cui si rinuncia non utilizzandola per il migliore uso alternativo possibile (costi imputabili).

Il costo del capitale d'impresa include il rendimento puro, che può essere ottenuto grazie ad un investimento non rischioso, e il premio per il rischio, che può essere ottenuto in un qualsiasi investimento di pari rischiosità, al di là del puro rendimento.

La definizione di profitto però è differente per quanto riguarda i contabili, infatti essi non tengono conto del costo di capitale di proprietà dell'impresa.

16/02/10

La teoria delle preferenze del consumatore: la reazione del consumatore alle variazioni del reddito e dei prezzi e la curva di domanda del consumatore

Se i prezzi o il reddito varia ci saranno dei cambiamenti da parte del consumatore.

Una variazione del reddito nominale, ceteris paribus, sposta la retta di bilancio parallelamente, verso l'alto in caso di aumento del reddito, verso il basso in caso di diminuzione.

Per quanto riguarda i prezzi nominali invece, a parità di reddito, sposterà parallelamente verso l'interno la retta di bilancio se i prezzi crescono, verso l'interno se invece diminuiscono.

Come si può notare dalla curva prezzo-consumo, la domanda di un bene aumenta nel caso (a parità di reddito) lo stesso bene diminuisca di prezzo raffrontato ad un altro bene dello stesso genere 8ad esempio due beni normali).



LA CURVA DI DOMANDA DEL CONSUMATORE


Studiando la curva di domanda del consumatore gli economisti hanno formulato alcune teorie a riguardo il comportamento del consumatore in base al reddito, al genere e al prezzo dei beni.

Le curve di domanda dei beni normali hanno una pendenza negativa poichè sia l'effetto reddito (variazione della quantità domandata in conseguenza di una variazione del reddito reale a parità di prezzi relativi) sia l'effetto sostituzione (variazione della quantità domandata in conseguenza di una variazione del prezzo relativo a parità di reddito reale) operano nella medesima direzione, di conseguenza una diminuzione del prezzo porta ad un aumento del consumo del bene.

Nel caso di un bene inferiore, in base all'effetto sostituzione, una diminuzione del prezzo causa un aumento del consumo mentre in base all'effetto reddito ne causa una diminuzione.
Analizzando il caso di un bene di Giffen, l'effetto reddito negativo domina sull'effetto sostituzione e quindi la curva di domanda ha una pendenza postiva.



La teoria delle preferenze del consumatore: come il consumatore raggiunge l'equilibrio 2: la retta di bilancio

La retta di bilancio rappresenta la quantità di beni che effettivamente il consumatore può acquistare, in base al reddito che ha a disposizione. Il reddito diminuirà in base alle spese che egli deve compiere, ad esempio per vivere (cibo), per vestirsi (abbigliamento) etc etc.
Per capire la quantità di vestiti (A) che egli può acquistare in base ad esempio alla quantità di reddito speso per il cibo (C), il consumatore deve confrontare la variazione di cibo e abbigliamento e i loro prezzi (Pc ePa) e trarre le conclusioni in base alla relazione:

ΔA/ΔC = -(Pc/Pa)

Il rapporto dei due prezzi fornisce la pendenza della retta di bilancio.
(Pc/Pa) rappresenta quindi il costo-opportunità del cibo in termini dell'abbigliamento. Dai prezzi possiamo capire quanti vestiti possiamo comprare in base ai soldi del reddito spesi per il cibo.


Unendo retta di bilancio e curva di indifferenza possiamo concludere che:
L'utilità è massima nel punto in cui la retta di bilancio è tangente ad una curva di indifferenza. In quel punto il saggio marginale di sostituzione tra i due beni, che dipende dalle scelte fatte dal consumatore, è pari al costo opportunità di un bene in termini dell'altro bene, che dipende dai prezzi di mercato.

Questo è l'equilibrio del consumatore.



13/02/10

GESTIONE EFFICACE DELLE RELAZIONI in ambito lavorativo e sociale, parte terza

Per la prima parte andate qui.
Per la seconda parte andate qui


GESTIRE le emozioni

Emozioni
  • POSITIVE
  • NEGATIVE
  • DI INDIFFERENZA
  • In ambito lavorativo è necessario CONTROLLARE le emozioni


Gestire emozioni negative:
  • Rabbia e astio
  • Sapersi CONTROLLARE usando pazienza e autocontrollo
  • NON rispondere alle provocazioni
  • Fare attenzione al LINGUAGGIO DEL CORPO
  • RILASSARSI tramite respirazione, immaginazione, ripetere tra sé e sé frasi “calmanti”
  • Usare HUMOR per affrontare le situazioni
  • RISOLVERE i problemi alla base della sensazione di rabbia tramite principalmente AUTOANALISI
  • Depressione e tristezza
  • Cercare il più possibile AIUTO in persone vicine
  • VALORIZZARE il proprio lavoro come occasione per ottenere un buon riconoscimento di se e per migliorare l'AUTOSTIMA
  • Migliorare la qualità del proprio TEMPO LIBERO praticando sport, attività aggreganti. LIMITARE lo spazio di solitudine
  • Se il problema alla base della sensazione negativa è nell'ambito lavorativo, cercare il dialogo con un superiore e far notare il problema valutando possibili SOLUZIONI.
  • Ansia e preoccupazione
  • Normalmente sono causate da INSICUREZZE
  • VALUTARE la propria personalità e saper riconoscere i propri pregi da valorizzare e i limiti da cercare di superare o quantomeno limare.
  • VALORIZZARE il lavoro come occasione per migliorare la propria autostima, come situazione che permette di superare i propri limiti e dimostrare le proprie CAPACITÀ
  • Cercare di SEPARARE i problemi lavorativi da quelli sociali, risolvendoli in modo DISTINTO. Evitare per esempio che preoccupazioni in ambito familiare rendano più difficoltoso il lavoro o ne abbassino la qualità.


LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

ESERCIZI - WORKSHOP
  • Gesti e contatto fisico
  • Linguaggio del corpo e postura
  • Espressioni del viso
  • Contatto visivo
  • Aspetto fisico (vestiti, taglio di capelli, simboli...)
  • Tono della voce
  • Emozioni
  • Modo di esprimersi (ritmo, intonazione)

Per avere un atteggiamento non verbale EFFICACE è necessario:
  • Avere la POSTURA NEUTRA
  • Spalle rilassate
  • Corpo eretto
  • Sguardo diretto e aperto
  • Volto rilassato e disteso
  • È gradevole inoltre vedere che il lavoratore SA MUOVERSI all'interno del suo spazio
  • Avere un TONO DI VOCE
  • Accattivante
  • Caldo e NON acuto
  • Parole ben scandite, NON parlare in FRETTA
  • Chiaro e corretto
  • Avere un'ESPRESSIONE
  • Partecipativa
  • Interessata
  • Che faccia trasparire conoscenza e piacere

GESTIRE lo stress

Lo STRESS è una condizione negativa fisica e psicologica causata da
  • Eccessivo carico di lavoro
  • Rapporti difficili con colleghi, subordinati o superiori, clienti
  • Problemi sociali esterni al lavoro
  • Problemi relativi al proprio benessere fisico
  • Ansie e preoccupazioni

Per gestire lo STRESS è necessario pianificare la propria vita lavorativa con colleghi, superiori, subordinati e soprattutto se stessi in modo da
  • Non ritrovarsi con carichi di lavoro eccessivi ma calibrati in modo da non “dover fare tutto all'ultimo momento” ma poco per volta
  • Lavorare in modo efficiente ed efficace per ottimizzare la qualità
  • Gestire il tempo libero in modo INTELLIGENTE recuperando le forze e valorizzandolo come tempo per NOI STESSI tramite
  • Sviluppo dei propri hobby, interessi, passioni
  • Fare attività aggreganti
  • Coltivare le proprie amicizie/affetti senza attaccamento

PIANIFICARE la vita lavorativa

Per non incorrere in stress lavorativo e difficoltà, È ESSENZIALE pianificare e gestire in modo FLESSIBILE contro gli IMPREVISTI
  • Obiettivi di breve termine e di medio/lungo termine
  • Orari di lavoro in relazione a tutti gli aspetti della propria vita (sociale, relazionale, lavorativa...)
  • Mezzi (tecnologici e umani) per raggiungere l'obiettivo
  • Conoscenze (tecniche e non) necessarie per raggiungere l'obiettivo
  • Tempi di raggiungimento dell'obiettivo
  • Spazi di tempo libero
  • Approfondimento delle tecniche lavorative (corsi d'aggiornamento, seminari, apprendistato...)

Per fare ciò, è utile conoscere e utilizzare
  • Agende e strumenti anche informatici di pianificazione
  • L'ambiente di lavoro, le regole aziendali
  • Lo spazio lavorativo, da gestire in modo ottimale
  • Mezzi tecnologici
  • Testi di approfondimento
  • Di tecniche lavorative
  • Di settori commerciali
  • Di marketing ed economia in generale...

GESTIONE EFFICACE DELLE RELAZIONI

RICORDARE
  • Comunicazione efficace: tono, postura, ascolto
  • Gestione delle relazioni in base al tipo di rapporto lavorativo/sociale che si ha
  • Gestione del linguaggio non verbale
  • Controllo delle emozioni (soprattutto negative)
  • Pianificazione flessibile della vita lavorativa e del tempo libero per evitare lo stress


12/02/10

GESTIONE EFFICACE DELLE RELAZIONI in ambito lavorativo e sociale, parte seconda

Per la parte prima andare qui
(continua)



RELAZIONI CON I SUBORDINATI
  • Rapporti di GESTIONE delle risorse umane
  • Rispetto delle regole
  • Collaborazione e motivazione
  • Atteggiamento e comunicazione
  • Definizione di obiettivi ADATTI
  • Problematiche
  • Mobbing
  • Molestie
  • Incomprensioni e problematiche comunicative

Per GESTIRE in modo EFFICACE i rapporti interpersonali coi SUBORDINATI in ambito lavorativo è necessario
  • Saper RISPETTARE le regole aziendali e i termini del contratto. NON si ha diritto di vessare un collega subordinato e essere un superiore NON implica la possibilità di sfruttare nessuno. Dare ordini è sinonimo di MAGGIORI RESPONSABILITÀ.
  • Saper COLLABORARE col subordinato. Per noi è necessario che egli esegua bene il suo compito, in modo preciso e puntuale, perciò bisogna MOTIVARLO e STIMOLARLO dandogli compiti progressivamente più complessi e da svolgere in modo autonomo.
  • Saper COMUNICARE con i subordinati in modo efficace, anche ASCOLTANDO le loro proposte.
  • Saper DEFINIRE obiettivi adatti alle esigenze proprie e aziendali e calibrati sul subordinato. Valutare perciò attentamente le potenzialità e soprattutto i LIMITI del subordinato, rispettandolo.

Per RISOLVERE le problematiche relazionali coi SUBORDINATI in ambito lavorativo è necessario e DOVEROSO:
  • NON commettere azioni vessatorie nei confronti di subordinati, in quanto CONTROPRODUCENTI e soprattutto perché possono costituire REATO
  • Assolutamente NON commettere MAI azioni di molestia nei confronti di subordinati in quanto sono REATO.
  • Saper gestire le INCOMPRENSIONI. Superare le barriere sociali. Se c'è un problema, COMUNICARE in modo efficace. EVITARE il distacco reciproco e risolvere i problemi ASCOLTANDO. Essere un capo odiato non ci fa diventare leader, rende semplicemente il lavoro più difficile e meno efficiente. C'è differenza tra farsi rispettare e farsi detestare.
  • Per ottenere il rispetto da un subordinato, in ogni ambito è necessario soprattutto FARE BENE IL PROPRIO LAVORO, dare un buon ESEMPIO e RISPETTARE l'altro prima di tutto.


RELAZIONI CON I CLIENTI
  • Rapporti di RELAZIONE COL PUBBLICO
  • Rispetto delle regole
  • Cortesia e rispetto formale
  • Atteggiamento e comunicazione
  • Raggiungimento degli obiettivi aziendali
  • Problematiche
  • Gestione del cliente “problematico”
  • Responsabilità
  • Incomprensioni e problematiche comunicative

Per GESTIRE in modo EFFICACE i rapporti interpersonali coi CLIENTI in ambito lavorativo è necessario:
  • Saper RISPETTARE le regole aziendali e i termini del contratto. Ogni azienda ha un rapporto diverso con i clienti (pensate per esempio alla differenza tra un ristorante e un'officina meccanica). Sapersi ORIENTARE in ogni ambito lavorativo è la chiave per il successo.
  • Essere CORTESI, EDUCATI e RISPETTOSI verso il cliente è importantissimo. Il cliente deve essere stimolato a usufruire del nostro servizio, e noi stessi ne siamo parte.
  • Saper COMUNICARE in modo efficace. Fondamentale è anche qui l'ASCOLTO, perché su di esso si basa la comprensione delle esigenze del cliente.
  • Saper RAGGIUNGERE gli obiettivi aziendali. Ogni azienda ha i suoi obiettivi (vendere di più, vendere un prodotto/servizio di qualità ecc...), perciò le nostre azioni devono essere calibrate in base alle esigenze dell'azienda per cui lavoriamo
Per RISOLVERE le problematiche relazionali coi CLIENTI in ambito lavorativo è necessario e DOVEROSO:
  • Sapersi CONFRONTARE col cliente “problematico” con maturità. Non tutti sono beneducati e non tutti sono persone propriamente civili. Se si dovesse avere a che fare con tali individui, MANTENERE la calma. CERCARE un punto d'incontro, e se impossibile, ALLONTANARE la persona. Se in difficoltà, provvedere, sempre mantenendo la calma, a cercare aiuto, rivolgendosi a superiori o in casi gravi a autorità.
  • Essere RESPONSABILI delle proprie azioni. NON si trae nessun giovamento da comportamenti scorretti (truffe, inganni...) nei confronti dei clienti. Il rapporto col cliente è FONDAMENTALE per un'azienda.
  • Saper gestire le INCOMPRENSIONI. Può capitare di confrontarsi con persone con handicap anche gravi, stranieri con difficoltà a esprimersi, anziani... In questi casi, mantenere un atteggiamento cortese e cercare di aiutare il più possibile il cliente, portare PAZIENZA e ASCOLTARE con grande attenzione. SUPERARE ogni tipo di pregiudizio, servendo le esigenze altrui con RISPETTO e CORRETTEZZA.

RELAZIONI CON IL PUBBLICO
  • Rapporti di RELAZIONE COL GRANDE PUBBLICO
  • Rispetto delle regole
  • Atteggiamento e capacità comunicativa
  • Marketing personale
  • Raggiungimento degli obiettivi aziendali
  • Problematiche
  • Difficoltà a parlare in pubblico
  • Saper focalizzare l'attenzione altrui

Per GESTIRE in modo EFFICACE i rapporti interpersonali col GRANDE PUBBLICO in ambito lavorativo è necessario:
  • Saper RISPETTARE le regole aziendali e i termini del contratto. Ogni azienda ha una diversa politica verso il pubblico (basti pensare alle differenze tra un locale notturno e una fabbrica). Nei diversi casi vanno usate strategie comunicative differenti.
  • Avere un ATTEGGIAMENTO comunicativo col pubblico efficace. Essenziali sono la POSTURA, il TONO di voce, il CONTROLLO della voce, l'ASCOLTO attivo, l'ESPRESSIVITÀ linguistica, la CHIAREZZA, la COERENZA espositiva, il giudizio del FEED-BACK del pubblico.
  • Saper fare MARKETING di se stessi. In poche parole, SAPERSI VENDERE. È necessario saper proporre un'immagine di sé VINCENTE. Bisogna essere coerenti con le proprie caratteristiche ma adatti al contesto in cui si opera.
  • Saper RAGGIUNGERE gli obiettivi aziendali. Il dialogo col grande pubblico DEVE essere finalizzato al raggiungimento degli obiettivi aziendali prima di tutto.

Per AFFRONTARE le problematiche del dialogo col pubblico è necessario:
  • CONOSCERE SE STESSI prima di tutto. Saper valutare i propri pregi e difetti e saper riconoscere i propri limiti. In base a questa analisi, compiere le azioni adatte per trasformare i pregi in caratteri vincenti e limare i difetti.
  • PREPARARSI con precisione e puntualità. Un discorso col pubblico raramente si improvvisa. Cercare il più possibile di prevedere lo svolgimento del dialogo ed essere pronti a ogni tipo di domanda.
  • PREVEDERE le modalità di svolgimento del dialogo. CERCARE di indirizzare il discorso verso gli ambiti di maggior conoscenza.
  • Saper FOCALIZZARE l'attenzione altrui controllando accuratamente il TONO di voce e l'ATTEGGIAMENTO comunicativo in generale.
  • Saper portare un CONTENUTO ricco e valido è la chiave per avere maggiore attenzione.

LE RELAZIONI SOCIALI
  • Vanno GESTITE saggiamente in relazione alla propria POSIZIONE lavorativa e al grado di responsabilità che si ha
  • Bisogna cercare se possibile di SEPARARE le proprie preoccupazioni dal contesto lavorativo
  • Bisogna cercare di gestire con accortezza eventuali relazioni SENTIMENTALI in modo che non rendano più difficile il lavoro
  • Le relazioni parentali vanno gestite in modo sano senza “raccomandazioni” e bisogna avere spirito COLLABORATIVO con i colleghi, senza praticare NONNISMO

11/02/10

GESTIONE EFFICACE DELLE RELAZIONI in ambito lavorativo e sociale, parte prima

Relatore: kulzlangbard

GESTIONE EFFICACE DELLE RELAZIONI - OBIETTIVI


  • COMUNICARE in modo efficace
  • GESTIRE le relazioni interpersonali con colleghi, clienti e PARLARE al pubblico
  • GESTIRE le emozioni e la comunicazione non verbale
  • GESTIRE lo stress
  • PIANIFICARE il lavoro


COMUNICARE in modo efficace



COMUNICAZIONE: trasmettere un messaggio

Elementi:
  • EMITTENTE – colui che invia il messaggio
  • RICEVENTE – colui che riceve il messaggio
  • CODICE – parola, immagine, tono
  • CANALE – mezzo di propagazione fisica
  • CONTESTO – ambiente
  • REFERENTE – oggetto della comunicazione

IMPATTO durante la comunicazione:

  • 55 % - linguaggio del corpo, postura, gesti, contatto visivo
  • 38% - tono della voce
  • 7 % - contenuto delle parole

RELAZIONI
  • Reciproche influenze
  • Positive
  • Arricchimento reciproco
  • Negative
  • Conflitto
  • Gestione del conflitto
  • Rispetto dell'altro e controllo del tono
  • ASCOLTO
  • Far valere le proprie opinioni

L'ASCOLTO
Livelli di ascolto

  • LIVELLO 1 - Ascolto empatico
  • LIVELLO 2 – “Sentire” senza ascolto reale
  • LIVELLO 3 – Ascolto a tratti

LIVELLO 1 – ASCOLTO EMPATICO
  • Essere attenti e presenti
  • Riconoscere e rispondere a tono
  • Non lasciarsi distrarre
  • Fare attenzione al linguaggio del corpo
  • Aperti alla comprensione dell'interlocutore

LIVELLO 2 - “SENTIRE”
  • Ci si ferma alla superficie, non si coglie il significato profondo delle parole
  • Interesse logico verso il CONTENUTO, distacco
  • L'emittente può avere la sensazione di essere ascoltato

LIVELLO 3 – ASCOLTO A TRATTI
  • Attenzione rivolta a noi stessi
  • Ascolto silenzioso e passivo
  • Il ricevente simula attenzione mentre pensa ad altro
  • Imparare ad ascoltare è fondamentale. NON è segno di debolezza, ma serve a:
  • Capire le esigenze dell'altro
  • Arricchirci e scoprire nuovi punti di vista
  • Comunicare efficacemente
  • Essere ascoltati a nostra volta e ottenere maggior potere

STILI D'ASCOLTO da cercare di evitare
  • SIMULAZIONE (si fa finta di ascoltare e si pensa ad altro)
  • ASCOLTO DIPENDENTE (si dipende strettamente dalle idee dell'altro e per paura di far brutta figura si preoccupa di come appare e non si focalizza sul contenuto)
  • INTERRUZIONE (colui che svia il discorso su altri temi)
  • ASCOLTO TIMIDO (attenzione su se stesso e NON sulla conversazione “va bene quello che faccio?”)
  • ASCOLTO LOGICO (focalizzato eccessivamente su significato delle parole, esclude ampie zone di realtà)

L'ASCOLTO efficace PRESUPPONE perciò
  • Attenzione senza distrazioni
  • Partecipazione alla discussione
  • Concentrazione sull'argomento
  • Comprensione profonda di sentimenti e contenuto
  • Focalizzazione sull'interlocutore
  • Attenzione al linguaggio del corpo
  • Coraggio nell'esprimere le proprie idee, pur nel rispetto reciproco



GESTIONE delle relazioni

RELAZIONI in ambito lavorativo
  • COLLEGHI
  • SUPERIORI
  • SUBORDINATI
  • CLIENTI
  • PUBBLICO
  • RELAZIONI in ambito sociale
  • AMICIZIA
  • SENTIMENTALI
  • CONOSCENZA
  • PARENTALI

RELAZIONI CON I COLLEGHI
  • Rapporti di tipo lavorativo/sociale
  • Collaborazione
  • Competizione
  • Distribuzione del lavoro
  • Team Work
  • Problematiche
  • Mobbing
  • Sabotaggio
  • Difficoltà di integrazione

Per GESTIRE in modo EFFICACE i rapporti interpersonali coi colleghi in ambito lavorativo è necessario:
  • Saper discernere gli aspetti LAVORATIVI da quelli SOCIALI senza che si influenzino negativamente a vicenda
  • Saper COLLABORARE coi colleghi senza SFRUTTARE né FARSI SFRUTTARE per raggiungere un obiettivo comune
  • Saper COMPETERE in modo sano senza PREVARICARSI in modo da stimolare il miglioramento reciproco
  • Saper DISTRIBUIRE il lavoro senza che nessuno venga SOVRACCARICATO e senza che ci siano DISPARITÀ
  • Saper GESTIRE il lavoro in TEAM, individuando un LEADER carismatico che sappia suddividere e pianificare il lavoro


Per RISOLVERE le problematiche relazionali coi colleghi in ambito lavorativo è necessario e DOVEROSO:
  • NON partecipare ad atti di MOBBING e DENUNCIARE tali vessazioni. Se vi sono difficoltà, FORNIRE aiuto in prima persona alla vittima di MOBBING. Si ricorda che vessare ingiustamente una persona può costituire REATO.
  • DENUNCIARE i sabotaggi nei confronti di colleghi, subordinati o superiori in quanto quasi sempre vanno contro i PRINCIPI aziendali
  • IMPEGNARSI per superare le barriere che rendono difficile l'integrazione degli altri lavoratori, tra cui barriere di tipo linguistico, sociale, di livello di istruzione ecc... senza pregiudizi, cercando piuttosto di colmare le lacune (anche reciproche). Si ricordi che spesso avere colleghi capaci vuol dire potenzialmente migliorare la resa generale e dunque OTTIMIZZARE anche il proprio lavoro.

RELAZIONI CON I SUPERIORI
  • Rapporti di SUBORDINAZIONE
  • Rispetto delle regole
  • Collaborazione
  • Atteggiamento e comunicazione
  • Preparazione, puntalità e precisione
  • Problematiche
  • Mobbing
  • Molestie
  • Incomprensioni e problematiche comunicative


Per GESTIRE in modo EFFICACE i rapporti interpersonali coi SUPERIORI in ambito lavorativo è necessario:
  • Saper RISPETTARE le regole aziendali e i termini del contratto. Prima di tutto, il lavoratore è RESPONSABILE delle proprie azioni e viene valutato in base alle sue proprie azioni. Rispettare la gerarchia aziendale è FONDAMENTALE per mantenere la propria posizione.
  • Saper COLLABORARE col superiore. Tenete presente che il suo lavoro è anche il nostro e da noi dipende (in parte) la riuscita del piano globale.
  • Saper COMUNICARE con i superiori in modo efficace, ASCOLTANDO soprattutto per meglio PROPORRE eventuali soluzioni migliori.
  • Essere PREPARATI per meglio eseguire il proprio lavoro, PUNTUALI affinché il lavoro non diventi inutile, e PRECISI eseguendo ogni punto riguardo a ogni ordine.

Per RISOLVERE le problematiche relazionali coi SUPERIORI in ambito lavorativo è necessario e DOVEROSO:
  • DENUNCIARE casi di mobbing di cui si è vittima. Ricordate che vessare ingiustamente una persona può costituire REATO.
  • DENUNCIARE immediatamente ogni caso di molestia in quanto essi costituiscono REATO grave.
  • Saper gestire le INCOMPRENSIONI. Nessuno odia nessuno e nessuno è un genio o un incapace totale, salvo rari casi. Quindi in caso di incomprensioni con un superiore cercare di comunicare efficacemente e trovare la radice del problema, prima di tutto facendo un'autoanalisi e cercando dove si è sbagliato. La responsabilità e quasi sempre reciproca, perciò è necessario sapersi analizzare in modo obiettivo e sincero. EVITARE assolutamente il distacco a meno che le condizioni non siano sfavorevoli al contatto relazionale. Il distacco porta tendenzialmente all'incomprensione e all'astio reciproco.

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