31/07/10

Il modello Mundell-Fleming, concetti fondamentali

Il modello Mundell-Fleming è una componete fondamentale dell'economia politica per capire gli effetti che essa ha nel breve periodo in un'economia aperta (nel nostro caso piccola). Come ipotesi poniamo anche che il mercato dei capitali sia perfetto, ovvero senza restrizioni e costi, e che le attività nazionali siano identiche a quelle estere (in questo modo r = r*).


Le variabili in un modello si dividono in endogene (Y, e, C, I, NX), ovvero che dipendono dal modello ed esogene (r, P, G, T, M), ovvero indipendenti dal modello.

Essendo nel breve periodo i prezzi sono fissi, il che comporta una "eguaglianza" fra il tasso di cambio nominale e ed il tasso di cambio reale E (qui si userà per il momento e).
Il modello Mundell-Fleming è formato da due curve: la curva IS+ e la curva LM+.

LA CURVA IS*

Per ricavare la curva IS* si parte dalla curva con le esportazioni nette (quella vista negli articoli precedenti): ipotizzando un aumento di e (tasso di cambio), le esportazioni nette diminuiranno. Questo modificherà la croce keynesiana, in cui si avrà una diminuzione di Y: ecco formata la curva IS*.


La curva IS* ha pendenza negativa: un aumento del tasso di cambio rende i beni del paese meno convenienti rispetto a quelli esteri, avendo come conseguenza una diminuzione della produzione e della domanda aggregata (al contrario, se il tasso diminuisce, i beni saranno più convenienti con conseguente aumento della produzione e della domanda aggregata).

LA CURVA LM*

La curva LM* ha pendenza positiva nel lungo periodo; nel breve invece è una retta verticale, in quanto i prezzi sono fissi (r=r* è importante, in quanto comporta che la domanda di liquidità dipenda solamente dal reddito, vedi L(r*,Y).

L'equilibrio della moneta si ha quando domanda ed offerta sono uguali e, come è intuitivo che sia, M/P (offerta di moneta reale) è esogena.


MODELLO MUNDELL-FLEMING

Andando ad unire i due grafici otteniamo il modello Mundell-Fleming IS*-LM*:

La relazione per le due curve è la seguente:
  • IS: Y = C (Y-T) + I(r*) + G + NX(e)
  • LM: M/P = L(r*,Y)
Le due curve sono tracciate date le variabili esogene (vedi introduzione): l'equilibrio di breve periodo è dato dalla combinazione delle variabili endogene (Y ed e) tali per cui il mercato dei saldi monetari reali e quello dei beni e servizi siano in equilibrio.

I TASSI DI CAMBIO


Come sappiamo, il tasso di cambio rappresenta il prezzo relativo delle attività nazionali e di quelle estere. Esso varia in maniera endogena per riportare in equilibrio il flusso di merci e di capitali (bilancia commerciale = flusso di capitali).
I tassi di cambio possono essere fissi oppure flessibili in base alle decisioni prese dalla banca centrale.

IPOTESI FONDAMENTALI

Per capire meglio il modello è necessario fissare delle ipotesi (che sono dimostrate ovviamente):
  • Un aumento dell'offerta di moneta deprezza il tasso di cambio ed e cala (a causa di una maggiore disponibilità della moneta stessa)
  • Una riduzione porta all'effetto opposto in quanto la disponibilità di moneta si riduce
  • In regime di cambi fissi, la banca centrale si impegna a mantenere il tasso di cambio costante, variando l'offerta di moneta
  • In regime di cambi flessibili invece, il cambio varia (fluttua) in conseguenza alle condizioni di domanda ed offerta di valuta (che possono cambiare in base alle varie politiche economiche)


29/07/10

Le politiche commerciali ed i loro effetti

Dopo aver parlato del tasso di cambio e dell'influenza reciproca con la politica economica, vado a citare solamente le politiche commerciali che si possono introdurre al fine di aumentare le esportazioni nette, senza svalutare il tasso di cambio.


La politica commerciale è un provvedimento attuato dal governo al fine di ridurre le importazioni e/o aumentare le esportazioni, rendendole più convenienti.
Indipendentemente dalla scelta, il risultato sarà uno spostamento della curva NX verso l'alto, migliorando la bilancia commerciale portandola il pareggio/avanzo.

Le politiche attuabili potrebbero essere:

  • Quote e contingentamenti: lo Stato fissa un tetto alle importazioni
  • Sussidi alle esportazioni: lo Stato paga parte del prezzo delle esportazioni, di conseguenza le imprese esportatrici riducono i prezzi sui mercati internazionali ed esportano di più
  • Dazi e tariffe: tasse pagate sulle importazioni al fine di aumentarne il prezzo

Come detto, una qualsiasi politica protezionistica aumenta le esportazioni nette (diminuisce IM o aumenta EX) per ogni livello di tasso E.
Il problema è che l'avanzo di bilancia commerciale genera un aumento di valuta estera in circolo, quindi il tasso di cambio reale della valuta nazionale aumenterà (sarà più "rara"). Questo fa sì che alla fine le esportazioni non cambiano.

Gli effetti nel medio-lungo periodo delle politiche commerciali non sono quindi positive: non cambiano la bilancia commerciale, rendono solamente il paese più chiuso in quanto si riducono le importazioni ed anche le esportazioni a causa dell'aumento del tasso di cambio reale e dell'ostilità degli altri paesi esteri e non permettono di usufruire dei vantaggi della specializzazione internazionale legati al commercio.

28/07/10

L'influenza reciproca del tasso di cambio reale e della politica economica di un paese

Ora, dopo aver dato un paio di definizioni, passiamo alla parte più interessante, ovvero del come le variazioni del tasso di cambio reale e della politica economica si influenzano a vicenda. Userò come punto di vista il nostro (UE/Italia)

Se E aumenta, i nostri beni costeranno di più rispetto a quelli esteri, quindi ci sarà un calo delle esportazioni (EX) ed un aumento delle importazioni (IM), in quanto esse costeranno meno. Il saldo delle partite correnti NX peggiorerà.
Si può dire che la funzione delle esportazioni nette rifletta la relazione inversa fra NX ed E:
NX =NX(E)
Per questo motivo la funzione delle esportazioni nette NX(E) ha pendenza negativa.

Con un tasso E elevato, le importazioni come detto sono poco costose, quindi NX sarà minore di zero e la bilancia commerciale sarà in disavanzo.
Al contrario se E è basso, le esportazioni come detto saranno poco costose, quindi NX sarà maggiore di zero e la bilancia commerciale sarà in avanzo.


Ricordo che NX = S - I come avevamo già visto, quindi ora mettiamo in relazione S ed I con E. All'E di equilibrio, la domanda di valuta necessaria per effettuare NX è pari all'eccesso dell'offerta di valuta agli investimenti (essendo S-I).

POLITICA FISCALE

Abbiamo visto che una politica fiscale espansiva riduce il risparmio S. La minore offerta di risparmio nazionale rende la valuta di quella nazione più "rara" aumentandone il valore relativo. Aumentando e, anche E aumenta: il risultato è una diminuzione delle esportazioni nette.


AUMENTO DOMANDA INVESTIMENTI

Un aumento della domanda degli investimenti produce gli stessi effetti della politica fiscale espansiva (si veda il grafico sopra), in quanto riduce l'offerta di moneta nazionale, e le esportazioni nette diminuiscono.


AUMENTO DEL TASSO DI INTERESSE

Un aumento del tasso di interesse riduce la domanda di investimenti ed aumenta il risparmio nazionale. La maggiore offerta di risparmio nazionale riduce il tasso di cambio nominale e di conseguenza quello reale a causa di un'eccessiva offerta di valuta nazionale. Tutto questo comporta un aumento delle esportazioni nette.



TASSO DI CAMBIO

Se in un'economia è presente un disavanzo della bilancia commerciale, come si evince dai grafici, si dovrebbe diminuire (svalutandolo) il tasso di cambio, aumentando l'offerta di valuta interna.

Il tasso di cambio nominale e reale: definizione



INTRODUZIONE

Abbiamo parlato del saldo delle partite correnti in un'economia aperta. Per concludere si evince che un'economia con un disavanzo delle partite correnti, come ad esempio gli Stati Uniti, ha la componente "risparmio" troppo bassa e un debito estero che prima o poi dovrà essere restituito. Questo poi ricadrà sulle generazioni future e in parte sta già accadendo, come possiamo già notare noi italiani (vi consiglio questo articolo scritto sull'altro mio blog).


La domanda di beni e di servizi fra le varie economie generano una domanda/offerta delle valute che si utilizzano per soddisfare questi scambi. Domanda ed offerta, proprio come accade per i prezzi dei beni, vanno ad influenzare il tasso di cambio fra le due valute utilizzate.


IL TASSO DI CAMBIO NOMINALE

Per "Tasso di cambio nominale" (e) si intende il prezzo relativo della valuta nazionale rispetto alla valuta estera. Prendendo ad esempio il rapporto ipotetico Euro/Dollaro=1.30, significa che per acquistare 1 Euro servono 1.30 $ statunitensi sul mercato delle valute.

I cambi come detto non sono stabili ma variabili in base alla domanda/offerta di una determinata valuta. Vi sono due possibilità:
  • Apprezzamento: quando il valore di una valuta (Euro) espresso in termini di un'altra valuta (Dollaro) aumenta (da 1.30 a 1.50)
  • Deprezzamento: quando il valore di una valuta (Euro) espresso in termini di un'altra valuta (Dollaro) diminuisce (da 1.30 a 1.20)
La relazione fra il tasso di cambio nominale di una ipotetica valuta A rispetto ad un'altra B (e opposto) è dato da:

eA,B = 1/eB,A


IL TASSO DI CAMBIO REALE

Per "Tasso di cambio reale" (E) si intende il prezzo relativo dei beni nazionali e dei beni esteri.
Prendendo il tasso di cambio nominale di prima (Euro/Dollaro: 1.30), un automobile del valore di 10000 Euro in Italia avrà lo stesso valore di un automobile che cosa 13000 Dollari in USA.

La formula per calcolarlo è semplicissima:

E = e (P/P*)
con
  • P= prezzi beni nazionali
  • P* = prezzi beni esteri


Per chiarire bene la situazione, è bene distinguere il mondo reale e il mondo macroeconomico:
Nel mondo reale, E è il prezzo relativo (da cui dipendono importazioni ed esportazioni) di un prodotto/ servizio nazionale in termini di un prodotto/servizio estero (come abbiamo visto).
Nel mondo macroeconomico esiste solamente un bene, il PIL: E è il prezzo relativo (da cui dipende il saldo delle partite correnti) del PIL di un paese in termini del PIL di un altro paese.


24/07/10

Caratteristiche di una piccola economia aperta: il saldo delle partite correnti


PREMESSA

In una piccola economia aperta (senza restrizioni ai movimenti di capitale), il tasso di interesse nazionale r è pari al tasso di interesse mondiale r*.
Se r fosse maggiore di r*, per ovvi motivi si verificherebbe una maggiore entrata di capitali che però riporterebbe, dopo un breve periodo, il tasso nazionale al livello del tasso mondiale (r = r*).
Il tasso di interesse può essere visto come un prezzo di un bene qualsiasi: esso, proprio come i prezzi, viene determinato sui mercati internazionali fra l'incontro tra la domanda e l'offerta di un bene (in questo caso di fondi).

In un'economia aperta l'identità di reddito è pari a:

NX = [Y–C (Y –T)–G]–I(r*)

che, come sappiamo si può scrivere anche

NX= S –I(r*)


Siccome Y, T, G e C sono dati, anche S (risparmio) è dato. Gli investimenti I invece dipendono dal tasso r*.

IL SALDO DELLE PARTITE CORRENTI

Graficamente, la posizione di equilibrio della nostra piccola economia aperta, ovvero quando il saldo delle partite correnti è in pareggio, è questa:



AUMENTO DEL TASSO DI INTERESSE

Un aumento del tasso di interesse internazionale r* (perchè una grande economia aperta come la Cina o gli USA aumentano la spesa G) riduce gli investimenti nel paese piccolo, di conseguenza, come si evince dal grafico, il saldo delle partite correnti NX migliora.



AUMENTO DELLA DOMANDA DI INVESTIMENTI

Se la domanda di investimenti aumenta (per ogni livello di r*), ad esempio perchè il governo concede incentivi fiscali agli investimenti, la curva I (r) in verde si alza ed il saldo delle partite correnti peggiora (I sarebbe maggiore di S).




POLITICA FISCALE ESPANSIVA

Una politica fiscale espansiva (T maggiore) riduce S (aumentando G), peggiorando il saldo delle partite correnti.



23/07/10

La bilancia commerciale e il saldo delle partite correnti



LA BILANCIA COMMERCIALE

Tempo fa avevo parlato del PIL e delle sue caratteristiche. Ora vorrei iniziare ad ampliare un po' questo concetto. La formula che avevo dato era valida per un'economia chiusa, ovvero senza scambi con altre economia estere. Per valere anche in un'economia aperta, bisogna aggiustarla un pochino facendo delle distinzioni.

Come saprete le componenti dell'identità di reddito sono l'Offerta (ovvero il reddito prodotto) eguagliata alla Domanda aggregata, in questo caso sia interna che estera.
Le variabili della domanda aggregata sono:
  • Il consumo totale: C = Cd + Cf
  • Gli investimenti totali: I = Id + If
  • La spesa pubblica totale: I = Gd + Gf
"d" ed "f" indicano rispettivamente "beni di produzione interna" e "beni di produzione estera".

L'identità di reddito diviene quindi:

Y = (Cd - Cf) +(Id - If) +(Gd - Gf) + EX

con EX = esportazioni

Raggruppiamo i membri negativi:

Y = C +I + G + EX - ( Cf + If + Gf)
Siccome poi i beni di produzione estera, essendo prodotti all'estero, vengono importati nel paese, sono chiamati con il nome di "Importazioni" (IM), e quindi:

Y = C +I + G + EX - IM

Definendo (come avevamo già fatto) NX le esportazioni nette, esse saranno pari alla differenza fra le esportazioni e le importazioni:

NX = EX - IM

Ne consegue che

Y = C +I + G + NX
Scambiando i membri otteniamo:

NX = Y - (C + I + G)
Se il prodotto Y è superiore alla spesa interna (la parentesi), allora NX è positivo, quindi la bilancia commerciale è in avanzo e la domanda interna è inferiore alla produzione nazionale. Se invece Y è inferiore alla spesa interna, la bilancia commerciale è in disavanzo e la domanda interna è superiore alla produzione nazionale


IL SALDO DELLE PARTITE CORRENTI

Consideriamo ora la variabile S, definita come risparmio. Abbiamo che:

Y - C - G = S
Ponendo l'identità del reddito pari a:

Y - C - G = NX + I
Abbiamo che:

S = NX + I ---> NX = S - I

Se S - I è maggiore di zero, il paese è un creditore netto, ovvero investe all’estero parte del suo risparmio; se invece è minore di zero, è un debitore netto, ovvero investe più di quanto risparmia, grazie all’afflusso netto di capitali dall’estero.

L'espressione NX = S - I viene definita come l'uguaglianza fra il saldo delle partite correnti (NX) ed il flusso netto di capitali (S - I).

Se quindi NX è maggiore di zero, il paese risparmia più di quanto investe (S è maggiore di I) quindi è in grado diconcedere prestiti ai cittadini esteri che richiedono piùbeni di quelli che riescono a vendere all’estero.
Se invece NX è minore di zero, il paese investe più di quanto risparmia (I è maggiore di S) quindi ha bisogno di ottenere dei prestiti dai cittadini esteri che consumano meno di quello che producono e riescono a vendere all’estero.


Questo discorso è importantissimo in tema di economia politica in un paese, poichè uno stato che adotta politiche per aumentare il risparmio nazionale (S), migliorano le partite correnti (NX). Interessante è il fatto però che un deficit del settore pubblico elevato (debito pubblico) G>T (T: tasse), riduce il risparmio nazionale e, a parità di investimenti, peggiora le partite correnti.




22/07/10

La Bilancia dei pagamenti



LA BILANCIA DEI PAGAMENTI

La bilancia dei pagamenti di un paese è una registrazione contabile in cui vengono registrate le transazioni fra il paese e il resto del mondo in un determinato lasso di tempo. In Italia è redatta dalla Banca d'Italia, raggruppando le varie transazioni per tipologia (acquisti e vendite di beni e servizi, movimenti di persone etc etc) che la articola in tre sezioni:
  • Bilancia delle partite correnti
  • Bilancia dei movimenti in conto capitale
  • Errori ed omissioni

Potete trovare tutta la documentazione a riguardo sul sito dell Banca d'Italia a questo indirizzo.
Il criterio utilizzato è quello della partita doppia, quindi registrando ciascuna transazione a debito di un conto e a credito di un altro il saldo dovrebbe risultare pari a zero. Questo in realtà non accade mai, ed è per quello che è nata la sessione "Errori ed Omissioni", in cui confluiscono le differenze.


LA BILANCIA DELLE PARTITE CORRENTI

La bilancia delle partite correnti è suddivisa in tre sezioni:
  • Bilancia commerciale, in cui vengono annotate le esportazioni e le importazioni di beni
  • Bilancia dei servizi e dei redditi, in cui vengono annotati gli scambi di servizi, i viaggi all’estero, i redditi dei fattori produttivi e gli interessi sui prestiti e sui titoli
  • Bilancia dei trasferimenti unilaterali, in cui vengono annotati i trasferimenti di denaro da e verso l’estero, che non sono contropartita di un’operazione commerciale (come le rimesse degli emigrati)
LA BILANCIA DEI MOVIMENTI IN CONTO CAPITALE

In questa sezione vengono registrati:
  • Gli investimenti diretti: sono gli investimenti effettuati per acquisire una partecipazione al capitale di un'impresa che opera in un paese estero, sottoscrizioni di titoli obbligazionari, prestiti e crediti commerciali
  • Gli investimenti di portafoglio, ovvero gli investimenti in titoli
  • Derivati: opzioni, future, swap, ecc.
  • Altri investimenti
  • Riserve ufficiali: le attività liquide detenute dalla Banca d'Italia, costituite da crediti vantati nei confronti di paesi non aderenti all'UEM





Politica Economica



In questa sezione parlerò di macroeconomia in un contesto però di economia aperta (a differenza della sezione "Teoria di Economia Politica Macroeconomica". Si tratta quindi di una continuazione di quella sezione. Si potrebbe chiamare più in generale "Macroeconomia", ma per comodità ho suddiviso (anche in università le si suddividono).

21/07/10

La spesa pubblica (e il debito) influenza il PIL?





Su LostSpace ho scritto un articolo che potrebbe interessare anche i lettori di questo blog. Sinceramente non sapevo se scriverlo qui o là: ho optato per la seconda scelta in quanto riguarda principalmente l'Italia, quindi non può valere (scritto in quella maniera) come una tesi/legge economica.

L'articolo mette a confronto la crescita del PIL in Italia con la crescita del debito pubblico traendo poi le conclusioni del caso (confrontando anche l'aumento della pressione fiscale). Vi consiglio di leggerlo perchè può portare a spunti interessanti a livello macroeconomico.



19/07/10

Amadeo Peter Giannini: il piu’ grande banchiere



Voglio proporvi questo articolo che reputo molto interessante e ricco di spunti e riflessioni. Buona lettura

Amadeo Peter Giannini: il piu’ grande banchiere

Articolo scritto da Guido Crapanzano


Questa è la storia di Amadeo Peter Giannini, un emigrante italiano che arrivò in America nel ventre della madre.


Amadeo venne alla luce nel 1870 a San Josè, in California e, partendo da zero, in soli quarant’ anni creò la più grande banca del mondo.
Nel 1902 Giannini era già direttore in una banca di San Francisco, dove molti emigranti italiani andavano per spedire in Patria i propri risparmi. Giannini si rammaricava che, per il trasferimento, gli italiani dovessero pagare un tasso del 5/6% e subire un cambio svantaggioso. Per due anni lottò per cambiare la politica della banca, che dedicava attenzione solo ai clienti abbienti.
Visto inutile ogni sforzo, nel 1904 decise di aprire una nuova banca, che chiamò Bank of Italy. Da lì, mandare i soldi in Italia costava solo il 2 % e il cambio era onesto.


Anche se può apparire incredibile, questa piccola banca, che ebbe la prima modesta sede in un saloon di North Beach - la zona povera di San Francisco dove risiedeva la comunità italiana - diventerà la più grande banca del mondo.


Ma ciò che più sorprende, non è tanto quello che Amadeo Giannini ha fatto, ma come lo ha fatto. Per tutta la vita ha operato oltre i limiti imposti dalla logica del profitto con l’ ambizione di soddisfare le esigenze dei più deboli. E la sua vita ci dimostra come, anche senza porre il denaro in cima alla scala dei valori, si possano conseguire utili rilevanti e creare benessere per sé e per gli altri.
Ma, ma come si usa per tutte le belle storie, cominciamo dall’ inizio.


I genitori di Amadeo Peter Giannini erano due emigranti. Come tanti altri, per cercare fortuna avevano lasciato il proprio paese natale: Favale di Malgaro, un borgo dell’ entroterra ligure in cui erano nati anche i loro nonni, e i nonni dei loro nonni. Un paesino di duemila anime, arroccato tra i monti che si innalzano subito dietro Rapallo, nella Valle Fontanabuona. Favale conta oggi poco più di 500 abitanti, ma nel secolo scorso oltre tremila favalesi sono andati a cercare fortuna nelle Americhe, la maggioranza in California.


La casa della famiglia Giannini era una modesta costruzione isolata e arrampicata nel mezzo di una collina, una casetta in pietra e ardesia con un’ unica grande camera posta sopra la stalla e il fienile.
Appena sposati, i genitori di Amadeo Peter Giannini - Luigi di 29 anni e Virginia Demartini quattordicenne - decisero di partire per l’ America nell’ intento di fare fortuna, e quindi per sfuggire alla miseria - seppur dignitosa - in cui vivevano allora le popolazioni montane.
Arrivati in California, con la ferrovia transcontinentale appena inaugurata, scelsero di avventurarsi subito verso nord e si fermarono a San Josè, una cittadina tra Los Angeles e San Francisco dove, con i pochi risparmi racimolati tra i parenti prima di partire dall’ Italia, speravano di acquistare una proprietà agricola. Ma le informazioni che avevano sul prezzo dei terreni non erano aggiornate, e si accorsero che non avrebbero potuto comprare un appezzamento sufficientemente grande per sopravvivere. Affittarono allora una casa con qualche camera, che trasformarono in una pensione. Dopo pochi mesi, lavorando sodo, la pensione diventò una locanda con venti camere. E qui, il 6 maggio 1870, nacque colui che sarebbe diventato il più grande banchiere del mondo: Amadeo Peter Giannini.

Il flusso di emigranti che, da ogni parte del mondo arrivavano in California, attirati anche dal miraggio della scoperta dell’ oro, fece prosperare gli affari della Locanda Giannini che, in pochi anni, si ampliò e divenne Hotel.
Per Luigi Giannini, l’ Hotel si rivelò una piccola miniera d’ oro, tanto che dopo pochi anni lo vendette e, con il ricavato, riuscì a comprarsi una tenuta di 40 acri a metà strada tra San Francisco e la baia. Una scelta quanto mai indovinata, perché quella zona si trovò, in seguito, al centro di una considerevole rivalutazione.
Ma prima di poter godere dei frutti della sua scelta, sei anni dopo l’ acquisto, Luigi Giannini fu ammazzato da un bracciante per una discussione nata per un debito di un dollaro. Fu proprio Amadeo, che piangendo aveva assistito alla scena, a soccorrere il padre morente. E da quel momento intuì che il denaro poteva avvelenare e, talvolta, anche togliere la vita.
Virginia si trovò così vedova a 22 anni, con tre bambini, il maggiore dei quali, Amadeo, aveva sette anni.
Virginia era una bella donna e, oltretutto, all’ epoca in California le donne scarseggiavano, per cui ebbe la possibilità di scegliersi un nuovo marito tra molti pretendenti.
E scelse bene.

Sposò Lorenzo Scatena, di ventisei anni, il cui solo capitale pareva costituito da una pariglia e un carro col quale trasportava prodotti agricoli sui moli della baia di San Francisco. In realtà era anche dotato di grande intelligenza che sviluppò e mise a frutto con lo stimolo e la collaborazione dell’ amorevole consorte.
Scatena era innamoratissimo di Virginia e, come tutti quelli che amano davvero, voleva molto bene anche ai suoi tre figli. In particolare al più grande, Amadeo, che pur continuando a studiare, aiutava il patrigno sia nel lavoro dei campi sia nella gestione dell’ impresa agricola. In pochi anni, però, Lorenzo Scatena, su suggerimento della moglie, verificò che il commercio di ortaggi rendeva più della loro coltivazione e nel 1882 trasferì la famiglia a San Francisco, dove ogni giorno tante navi si approvvigionavano di ortaggi e verdure fresche. Luigi comprava direttamente dai contadini delle vallate californiane, trasportava le derrate sulle banchine e le vendeva alle navi appena ormeggiate.
Scatena diventò in poco tempo un affermato grossista di frutta e verdura. I contadini lo stimavano per la sua correttezza e anche al porto si era fatta fama di galantuomo.

Amadeo dopo aver frequentato fino a 12 anni la scuola di San Josè, proseguiva gli studi a San Francisco, dove avrebbe poi seguito un corso di cinque mesi di economia e commercio ma, già mentre studiava, aveva iniziato a collaborare all’ attività del padre.


Leggeva molto, ma soprattutto andava in giro a raccogliere informazioni sulle nuove tecniche agricole. Molti emigranti erano contadini che arrivavano dai più diversi Paesi e Amedeo si faceva spiegare i metodi innovativi utilizzati nelle diverse nazioni. Suggeriva poi agli agricoltori che cosa coltivare e spiegava le strategie per aumentare la produzione. E soprattutto consigliava la raccolta precoce, quando le primizie erano ancora fresche e tenere. Pesavano meno, ma valevano di più. Puntando sulla qualità del prodotto, spuntava i prezzi migliori. Inoltre, convinse il padre a fare prestiti agli agricoltori che volevano comperare nuove attrezzature, o attraversavano momenti difficili, ottenendo in questo il privilegio della fidelizzazione.


Scatena era orgoglioso del figlio, non solo per la sua laboriosità ma soprattutto per i valori di integrità morale che gli aveva trasmesso e che Amedeo aveva fatto suoi. Ben presto diventò il perno dell’ azienda e, all’ occorrenza, l’ alter-ego di Scatena.
Nessuno sapeva curare le pubbliche relazioni come lui. Per aumentare i clienti della Lorenzo Scatena & Company scriveva ogni giorno decine di lettere a mano indirizzandole a tutti i potenziali clienti e fornitori, facendo attenzione di non promettere nulla di quanto non potesse mantenere. E se il destinatario non rispondeva, metteva l’ abito elegante e andava a trovarlo, ottenendo di persona ciò che voleva.

Sulla banchine del porto non bastava però essere convincenti e Amadeo - che a quindici anni era già più di un metro e ottanta e pesava 90 chili - quando serviva sapeva imporre le proprie ragioni anche a cazzotti.
Gli affari andarono così bene che Scatena, per premiarlo, lo associò all’ azienda. Prima al 30%, poi al 50%.


A vent’ anni, Amadeo Peter Giannini era già diventato uno dei giovani più affermati e ammirati della colonia italiana di San Francisco. Conosciuto per la sua correttezza e ammirato per il suo fascino. Era alto un metro e novanta, e molte ragazze lo consideravano uno degli uomini più avvenenti della città.
Nel 1892, a ventidue anni, scelse per sposa una coetanea, Clorinda Flores Cuneo, figlia di uno dei più ricchi italo-americani di San Francisco. E questa scelta si rivelò uno dei molteplici eventi fortunati della sua vita.
Se Giannini, nel corso della vita, imboccò il viale del successo, se si trovò spesso a camminare fianco a fianco con la fortuna, possiamo ritenere che il merito fu principalmente dei suoi genitori, che lo allevarono nel profondo rispetto dei valori della tradizione. Quella tradizione che è l’ esatto opposto della conservazione, perché fornisce quei valori basilari che consentono a ciascuno di percorrere il proprio itinerario, nella certezza di procedere nella giusta direzione.

E per tutta la vita, Giannini proseguì in questa direzione, senza lasciarsi deviare, né dall’ euforia del successo né dal demone del denaro che, di solito, si impossessa dell’ animo dei ricchi.
Nel 1901 pensò che non valeva la pena di continuare al lavorare per diventare ancora più ricco. Decise di vendere la sua metà dell’ azienda ai dipendenti, che lo avrebbero pagato con i futuri guadagni, assicurandosi così un reddito che gli permetteva di sollevare la testa dagli impegni quotidiani e gli offriva l’ opportunità di guardarsi attorno e riflettere.


Al proposito, le sue biografie narrano che già a trentatré anni, un anno prima di fondare la Bank of Italy, aveva elaborato una sua teoria sul denaro: "Non voglio diventare troppo ricco", diceva, "Perché nessun ricco possiede la ricchezza, ma ne è posseduto". E, contrariamente a tanti che predicano bene ma razzolano male, per tutta la vita Giannini si attenne a questa regola.


Nel 1902 la morte del suocero impresse una svolta alla vita di Giannini che, già benestante, in ragione della sua riconosciuta integrità e correttezza, venne invitato a amministrare l’ intero patrimonio della famiglia della moglie, patrimonio che assommava a circa mezzo milione di dollari.
Tra i beni amministrati da Amadeo Giannini, vi erano anche azioni di una delle principali banche di San Francisco, la COLUMBUS SAVING AND LOAN, che nel 1902 gli offrì di collaborare come dirigente.
Giannini intravide la possibilità di intraprendere una attività di prestigio in cui avrebbe anche potuto operare con finalità sociali, e decise di impegnarsi anima e corpo.

Abbiamo già accennato che Giannini non condivideva la politica finanziaria della COLUMBUS, soprattutto per l’ indifferenza nei confronti delle classi sociali più deboli e per gli alti tassi che essa chiedeva per il trasferimento dei risparmi degli immigrati.
Per due anni Giannini vi prestò la sua opera nella speranza di modificarne le strategie finanziarie.
I soci di maggioranza della COLUMBUS riservavano le loro attenzioni ai benestanti, e accordavano crediti solo a imprese e imprenditori già consolidati.
Giannini affermava che un banchiere degno di questo nome non doveva negare credito a nessuno. Purché onesto.

Il suo sogno era quello di una banca aperta a coloro che non erano mai entrati in una banca, una banca per gli emigranti.
Giunti in California senz’ arte né parte, pronti a lavorare per sfamarsi, questi diseredati vivevano tra stenti e umiliazioni. Non conoscevano la lingua e gli americani di vecchio ceppo protestante li guardavano con diffidenza e li tenevano alla larga.

Giannini, ricordando le sue origini, intuì che la gran parte degli immigrati italiani, e in particolare quelli armati non solo del coraggio della disperazione ma anche di sani principi, sarebbero presto diventati la colonna portante dello sviluppo della California. Diede le dimissioni e si dedicò a loro.
Nonostante Amedeo avesse lasciato l’ azienda paterna, quando decise di aprire una propria banca, il patrigno Scatena si gettò con lui nella nuova avventura investendovi il proprio patrimonio e collaborando attivamente.
Ma una volta deciso di fare la banca, bisognava trovare una sede. Giannini sapeva che l’ emigrante Anania Quilici, che gestiva un bar situato in un incrocio strategico di North Beach, voleva ritirarsi, e rilevò il suo contratto di affitto per $1250.

Il 17 ottobre 1904 Amadeo Peter Giannini aprì la Bank of Italy, investendovi tutti i suoi averi, il patrimonio della famiglia della consorte, oltre al sostanzioso contributo del patrigno Scatena e di alcuni soci di origine italiana.
Ma, creata la banca, bisognava farla conoscere. E in questo Giannini fu insuperabile, anche perché era conosciuto da quasi tutti gli immigrati italiani. Giannini girava in tutte le case, offriva servizi, aiuto e prestiti, suggeriva di mettersi nel commercio, di acquistare terreni, case, di aprire aziende e, in ogni caso, di mettersi in proprio.


Nei primi del Novecento non era facile ottenere credito dalle banche, soprattutto per gli emigranti. Gli istituti di credito non accordavano crediti inferiori ai $ 200 e, in caso di bisogno, gli immigrati dovevano rivolgersi agli usurai.
Alla Bank of Italy, Giannini, dopo alcune domande, concedeva prestiti a partire da 25 dollari e, come garanzia, guardava i calli sulle mani e la faccia del cliente.
Scelse personalmente i dipendenti che dovevano conoscere diverse lingue. In particolare, volle con sé il cassiere Pedrini della COLUMBUS. Per averlo si offrì di raddoppiargli lo stipendio. I suoi soci protestarono e lui rispose che Pedrini era bravo, galante con le signore, gentile anche con i clienti in difficoltà. Per superare gli indugi decise che metà del suo stipendio sarebbe stata interamente a suo carico. Clausola che venne presto annullata dagli stessi soci quando si resero conto che Giannini aveva visto giusto.

Giannini non volle la presidenza della Bank of Italy, non aveva bisogno di un potere derivante da un ruolo, assunse la vicepresidenza e, un anno dopo l’ apertura, fece nominare presidente il patrigno Lorenzo Scatena.
Tra le norme che Giannini impose, vi era anche quella che gli amministratori avrebbero lavorato senza stipendio, sino a che la Bank of Italy non avesse cominciato a dare frutti.

Decise per un azionariato popolare; volle che nessuno potesse possedere più di cento delle 3.000 azioni distribuite. E limitò il valore delle azioni a un massimo di $100. Si occupò lui stesso di farle sottoscrivere a fornai, pescatori, droghieri, idraulici, barbieri, tutta gente che non era mai prima entrata in una banca. Si dichiarò soddisfatto quando verificò che il grosso delle azioni era distribuito tra azionisti che avevano da una a quattro azioni.
Dopo appena due mesi la Bank of Italy aveva depositi per $ 70.000, ma i prestiti superavano i $ 90.000. I soci erano preoccupati, ma Giannini sapeva che solo così poteva guadagnare la riconoscenza e la fiducia del pubblico. Come non essere riconoscenti verso chi ti permetteva di affittare una casa decente, o di mandare i figli a scuola?

Ma Amadeo andò oltre: sovvenzionò i costruttori di case popolari, a condizione che agevolassero i compratori.
All’ epoca questa visione liberistico-sociale era diffusa negli USA, dove Ford, aumentando i salari dei propri operai, li trasformava in potenziali compratori di automobili. E anche in Italia, alcuni industriali illuminati costruivano case per i propri operai e sovvenzionavano scuole per i figli.
Tanto crescevano i depositi, tanto più Giannini offriva prestiti e sovvenzioni. E che avesse ragione lo dimostrò l’ incredibile aumento di depositi, che in un anno raggiunsero $ 700.000.

Ma agli altri banchieri di San Francisco la sua strategia liberal-etico-innovativa, apparve non solo rivoluzionaria ma anche pericolosa, e gli dichiararono guerra. Sparsero la voce che la Bank of Italy fosse in difficoltà e molti clienti si precipitarono a ritirare i propri risparmi. Amadeo, che aveva previsto anche i momenti difficili e aveva accumulato riserve in monte d’ oro, fece montare immediatamente sul marciapiede davanti alla banca dei grandi tavoli su cui espose le ingenti riserve auree assieme a montagne di banconote e i suoi clienti si vergognarono allora, di fronte a tanta ricchezza, di chiedere i loro modesti risparmi.
Nell’ aprile del 1906 i depositi superavano il milione di dollari. E qui scoppiò la tragedia.

Il 18 aprile del 1906 un terremoto di proporzioni bibliche distrusse San Francisco.
Le scosse telluriche si susseguirono per tre giorni, accompagnate da incendi che trasformarono la città in un ammasso di rovine fumanti. I superstiti giravano per le strade come spettri, piangevano, pregavano ma anche saccheggiavano. Giannini, assieme ai soci, usò i carretti della frutta del patrigno per trasportare al sicuro, sotto le verdure, il denaro e l’ oro della Bank of Italy, che nascose nel camino semidistrutto della sua abitazione.
Le altre banche della città, che a causa degli incendi avevano perso non solo gran parte dei fondi, ma anche i libri contabili, non furono in grado di riaprire prima di un mese.

Amadeo Giannini, che conosceva personalmente i suoi clienti e la loro situazione finanziaria, dopo soli sei giorni riaprì la banca, creando una sede di fortuna nella casa semidistrutta del fratello medico, su cui espose una insegna bruciacchiata che era riuscito a recuperare. Mise bene in vista anche un vistoso cartello che aveva pitturato nella notte con la scritta: "Prestiti come prima, più di prima".
La nuova Bank of Italy venne letteralmente presa d’ assalto da una folla di sinistrati bisognosi di tutto, che ritiravano i depositi o chiedevano prestiti.
Giannini distribuiva soldi a chiunque li chiedesse, senza domande, solo annotando nomi e cifre.

Ma non gli bastava.
Dopo due giorni di assalto lasciò la gestione della sede provvisoria ai soci e, accompagnato dal patrigno, si avventurò negli altri quartieri della città spingendo un carrettino con su una piccola cassa di banconote. Amadeo girava nelle zone devastate di San Francisco, negli accampamenti fatti di tende, offrendo prestiti senza interesse e riempiendosi le tasche con foglietti firmati da immigrati di ogni nazionalità, talvolta contrassegnati da una croce.
Possiamo chiederci: come fece Giannini a prestare soldi a tutti? Come riuscì a andare avanti?
Nel giro di qualche settimana si rifecero vivi quei clienti che, nei primi giorni avevano ritirato i propri depositi. E non appena riaprirono le altre banche, in molti prelevarono i propri risparmi per portarli a quel galantuomo di Giannini. Inoltre, molti emigranti che non erano mia entrati in una banca e conservavano i propri risparmi in oro nascosto nelle case, ora distrutte, si decisero a versarli alla Bank of Italy.

Giannini fu l’ emblema della ricostruzione di San Francisco, e non tanto per il denaro, quanto per la sicurezza che trasmetteva, per l’ ottimismo che ispirava e la fiducia che infondeva a coloro che avevano perso tutto. Amedeo fece germogliare la voglia e il coraggio di riprovare, soprattutto alle comunità degli immigrati che si saldarono in modo irreversibile con la Bank of Italy.
Nel quartiere povero di North Beach la comunità italiana divenne protagonista della ricostruzione e North Beach si trasformò nel centro delle nuove attività commerciali e imprenditoriali di San Francisco.
Questa esperienza convinse Amadeo Peter Giannini che avrebbe fatto il banchiere per il resto della sua vita.
E fu un successo clamoroso. La fama di Giannini cominciò a entrare nella leggenda, le sue gesta venivano narrate lungo tutta la costa del Pacifico.
La fiducia nel suo coraggio e nella sua integrità morale fece accorrere nuovi clienti da ogni dove. Tutti volevano depositare i propri risparmi nella Bank of Italy.

La ricostruzione di San Francisco, che all’ epoca era il principale porto del Pacifico, attirò una massa di piccoli e grandi investitori, e una enorme quantità di denaro affluì nelle casse della banca di Giannini.
Nel 1909 entrò in vigore negli USA la legge che autorizzava il sistema delle "branch banking", ossia di aprire filiali in altra città.
Pochi banchieri sapevano come utilizzare la nuova legge. Giannini si recò sulla costa atlantica, e poi in Canada, dove il sistema delle filiali era già diffuso.
Come sappiamo, fino a allora le banche USA operavano per i ricchi, escludendo gli immigrati e i piccoli coltivatori. Ma Giannini, che in gioventù aveva vissuto la realtà dei piccoli agricoltori della Santa Clara Valley, intuì che potevano esserci possibilità di reciproco interesse per una banca che fosse disponibile a incentivare i piccoli proprietari.

Riuscì a convincere i soci della Bank of Italy a impegnarsi in questa direzione, ma chiese anche ci fossero forti legami tra la banca e la gente del posto, imponendo che tra gli azionisti delle nuove filiali ci fosse un buon numero di artigiani, commercianti e coltivatori locali. Anche gli impiegati dovevano essere del posto, e era loro richiesta la conoscenza di più lingue.
Nel 1909 la Bank of Italy aprì la sua prima filiale a San Josè, la città in cui era nato.

Nel 1910 acquisì due banche a San Francisco, nel 1912 un’ altra a San Mateo. Alla fine del 1912 i depositi ammontavano a oltre 11.000.000 di dollari e nel 1913 Giannini aprì una grande filiale a Los Angeles.
Dal 1916 al 1918 aprì numerose succursali nelle vallate agricole della California, allargando il credito agrario anche ai piccoli agricoltori e ai nuovi emigranti.
Molti banchieri, tra i più influenti degli USA, cominciarono a preoccuparsi seriamente per la nuova tendenza impressa da Giannini, e iniziarono una campagna di denigrazione allo scopo di isolarlo.
Giannini comprese il rischio, prese decisamente in mano la situazione facendosi per la prima volta nominare presidente e attuando una serie di iniziative che rendessero più solidi lui e la banca.
Nel 1919 la Bank of Italy comprò una banca di New York, e la chiamò Bancitaly Cooperation. Questa istituzione acquistò nove mesi dopo la "Banca dell’ Italia Meridionale" che si trasformò poi in "Banca d’ America e d’ Italia".
Nel luglio del 1919 la Bank of Italy si affiliò alla Federal Riserve Sistem e il primo marzo 1927 venne nazionalizzata.

Nel 1920 Giannini intuì le possibilità di sviluppo dell’ industria cinematografica, che sino ad allora si era attivata principalmente a New York. Inviò qui il fratello Attilio Giannini che lasciò la professione medica per occuparsi sia della Bancitaly Cooperation sia del nascente mondo del cinema.
Ma più che all’ aspetto finanziario, Amadeo aveva posto attenzione l’ importanza socio-culturale che avrebbero assunto i modelli proposti dalla cinematografia nello sviluppo della coscienza e del comportamento degli americani. Poiché i banchieri di New York che finanziavano i film chiedevano interessi da usurai attorno al 20%, decise di agevolare con tassi ragionevoli - attorno al 6% - autori meritevoli della sua stima, e quindi desiderosi non solo di divertire, ma anche capaci di proporre modelli sociali di qualità.
Così, quando Attilio Giannini tornò da New York per raccontare al fratello che un giovane artista di talento, che già aveva avuto successo con le comiche, non riusciva a trovare un finanziatore per un soggetto apparentemente difficile, ma di alto valore morale, Amadeo decise di prestare 50.000 dollari First National Distributors per la realizzazione del film "Il monello" di Charlie Chaplin. Il film avrebbe potuto costare meno, ma Amadeo volle che Chaplin, che aveva voluto conoscere personalmente, non fosse costretto a troppe economie.
In sei settimane rientrò del capitale e, in seguito, la sua banca ebbe enormi profitti.

La cosa fece scalpore e molti altri registi e produttori cinematografici chiesero allora di essere finanziati, ma Giannini non si mostrò interessato a nuove avventure che avevano solo fini commerciali.
Nel 1922, la Bank of Italy disponeva di 61 filiali.
In considerazione della folgorante espansione, i consiglieri della banca proposero di offire a Giannini, oltre allo stipendio, un premio annuo di $ 50.000. Amadeo, che aveva già accumulato un fortuna di quasi $ 500.000, fedele ai propri principi rifiutò il premio, affermando che chiunque desiderasse di possedere più di mezzo milione di dollari, avrebbe dovuto correre dallo psichiatra.
Tra il 1927 e il 1929 la Bank of Italy emise banconote NATIONAL CURRENCY che avevano corso legale in tutti gli Stati Uniti.

Nel primo mese del 1928, in epoca di euforia finanziaria, Giannini ricavò dalla sua partecipazione alla Bank of Italy utili per un milione e mezzo di dollari ma, non volendo diventare troppo ricco, decise di devolvere l’ intero ammontare all’ Università della California per ricerche Sulle tecnologie dell’ agricoltura.
Sette anni dopo l’ esperienza de "Il monello", Giannini strinse una profonda amicizia con Walt Disney, di cui intuì la genialità e con cui trascorreva le serate scambiando opinioni sia sulla comunicazione non verbale sia sul potere dell’ immagine nella comunicazione.

Giannini dopo il modesto successo dei primi cortometraggi di Mickey Mouse, intuì le possibilità dei cartoni animati e finanziò il primo lungometraggio di cartoni animati a colori di Disney dal titolo "Biancaneve e i sette nani".
Ancora una volta i risultati andarono oltre ogni aspettativa. Walt Disney visse la sua consacrazione al successo in tutto il mondo, Giannini si stancò di incassare profitti e divenne il finanziatore esclusivo della azienda dell’ amico ormai famoso.

Nel 1930 la Bank of Italy assunse il nome di "Bank of America National Trust and Saving Association".
E’ significativo annotare che, quando la Bank of Italy chiuse i conti e esaminò i sospesi, ci si accorse che sui prestiti senza garanzia era stato rimborsato il 96% del totale sborsato, E quindi complessivamente, considerando gli interessi, la banca non aveva subito perdite sui prestiti concessi ai non abbienti.
Al contrario, i grandi banchieri che accettavano solo clienti danarosi, in tempi di crisi si trovarono a subire perdite considerevoli. E non perdonarono a Giannini la sua lungimiranza.
Nel 1931 Amedeo Giannini affrontò una delle prove più ardue della sua vita. Venne colpito dalla poliomielite, da cui si salvò non solo per le intense cure ma soprattutto grazie alla lotta che dovette sostenere per non essere estromesso dalla Bank of America.


Appena si sparse la voce della sua malattia, un’ armata di nemici - capeggiati dal presidente Transamericana Elisha Walzer, dal banchiere J.P. Morgan e da esponenti della Federal Riserve, a cui si associarono squallidi avvoltoi di Wall Street - cercò di impossessarsi della maggioranza delle azioni della Bank of America per estromettere Giannini.
La reazione di Giannini fu assolutamente energica. Malgrado le condizioni di salute si gettò nella battaglia per riacquistare il controllo della banca e, miracolosamente, di fronte a questa prova, la sua salute migliorò in modo assolutamente inaspettato. Riprese le forze in tempi e in termini incomprensibili ai medici e, con l’ appoggio dei tanti che aveva beneficato, riconquistò il controllo della istituzione che aveva creato.
Amadeo Peter Giannini non era particolarmente attratto dal cinema. Amava solo alcuni autori che attraverso i film raccontavano favole che miglioravano la gente. Egli diceva che la favole, o le parabole - oggi potremmo dire le fiction - erano lo strumento privilegiato per trasmettere i valori della tradizione alle nuove generazioni, e dopo Disney aiutò un altro creatore di favole: Frank Capra.
Frank era un siciliano che, ancora bambino, era arrivato in California con la famiglia. Diventato ingegnere, rimase disoccupato per la crisi del ’ 29 e, dopo varie peripezie, approdò casualmente a Hollywood dove scoprirà il mondo del cinema. Qui divenne amico di Giannini, per cui aveva una devozione, in quanto vedeva il lui la personificazione dei principi insegnatigli dal proprio padre.

Sulla base di una reciproca stima, nel 1934 Amadeo finanziò il suo primo film di successo "Accadde una notte" e la collaborazione continuò nel 1936 con "E’ arrivata la felicità" e nel 1938 con "L’ eterna illusione".
Frank e Amadeo amavano parlare in italiano, e spesso elaboravano insieme le scene dei film. Giannini amava la narrazione di Capra che, pur denunciando la drammatica realtà americana - una realtà fondata sulla competizione, che giustificava il disinteresse per l’ altro e stimolava l’ arrivismo - che aveva originato una società condizionata dal potere sottile dei mass-media, ove le lobbies economiche controllavano la politica, pure con tutto ciò, sembrava offrire la speranza del ricatto. Anche se questa redenzione avveniva spesso grazie a un miracolo, come accade nelle favole. A dimostrazione che si può ancora uscire dall’ incubo, che c’ è ancora spazio per il sogno.
Come abbiamo appena detto, Amadeo non corteggiava il mondo del cinema, ma da grande banchiere sapeva che questo mondo avrebbe portato alla banca grandi profitti. Richiamò allora al fratello Attilio da New York, affidandogli l’ amministrazione del settore cinematografico.
Tra il 1936 e il 1952, la Bank of America finanziò oltre 500 film, investendo proficuamente oltre mezzo miliardo di dollari.

Ma Amedeo Giannini non si lasciò affascinare solo dal sogno del cinema.
Nel 1932, il "sognatore" Joseph Strass, progettista del Golden Gate, non riuscendo a trovare un finanziatore del suo progetto ebbe l’ ispirazione di rivolgersi a Giannini. E la carta vincente per convincere Amedeo non fu il possibile profitto, ma la convinzione che il ponte avrebbe aiutato la popolazione di San Francisco a uscire dal clima di depressione economica che aleggiava sulla città. Giannini finanziò il progetto con sei milioni di dollari e impose che la Bank of America non percepisse alcun interesse.
Nei primi anni trenta Giannini si batté per cambiare il "Mc. Federal Act.", una legge che impediva a una banca di operare in più di uno stato.
Nel 1934 la Bank of America aveva 423 filiali in 255 città della California.
Il 14 gennaio 1936 il figlio Lawrence Mario Giannini, che Amadeo aveva educato con il suo esempio, successe al padre nella presidenza della Bank of America, e Amedeo, per restargli accanto, accettò la carica di presidente onorario.
Giannini fece dell’ altruismo la sua prima professione. Oltre a far credito ai diseredati, oltre a aver dato speranza a chi l’ aveva perduta, Amadeo devolveva gran parete dei suoi guadagni a opere sociali, ma senza dar fiato alle trombe della filantropia e del mecenatismo.
Nel 1930 creò la GIANNINI FOUNDATION of Agricultural Economics, affidandone la gestione alla Università della California. La fondazione aveva lo scopo di favorire la ricerca atta a sviluppare risorse rurali e incrementare le attività economiche degli agricoltori californiani.
Nel 1945 Amadeo creò anche la GIANNINI FAMILY FOUNDATION con lo scopo di promuovere la ricerca medica (www.gianninifamilyfoundation.org).
Durante la Seconda Guerra Mondiale la California divenne lo stato più impegnato nella produzione bellica. La Bank of America finanziò la costruzione di aerei, navi, armamenti pesanti e leggeri, gestì i pagamenti delle forze armate e del personale civile.
Amadeo Giannini incaricò il figlio Mario di occuparsi degli italiani confinati nei campi di internamento, e di adoperarsi per cercare di evitare l’ internamento di altri italoamericani.

Subito dopo la fine della guerra Giannini, che si era sempre sentito profondamente italiano, al punto che anche in età avanzata parlava spesso nel dialetto ligure appreso dalla madre, volle che la banca partecipasse in prima persona alla ricostruzione dell’ Italia. Si accordò infatti con Arthur Schlesinger, responsabile della gestione del Piano Marshall, per accelerare l’ invio degli aiuti, e la sua banca anticipò senza interessi gli importi di tutte le spedizioni dirette in Italia.
Nell’ ottobre del 1945, all’ età di settantacinque anni, Amadeo Peter Giannini lasciò definitivamente la presidenza della Bank of America, lasciando aperti i cassetti della sua scrivania che, del resto, non aveva mai chiuso: " Non ho nulla da nascondere", disse "così come non ha nulla da nascondere la banca".
Contemporaneamente, annunciò che la Bank of America era diventata la più grande banca del mondo.
Amedeo Peter Giannini spirò serenamente, confortato dall’ affetto dei suoi cari, all’ età di ottant’ anni.



Articolo scritto da guidocrapanzano ( http://guidocrapanzano.blogspot.com )
- tratto da FastPopularity.com



18/07/10

Il sistema sanitario: come vengono finanziati sotto forma di pagamento gli operatori sanitari




Gli operatori sanitari agiscono al fine di assicurare la miglior cura a tutti i pazienti indipendentemente dal reddito che essi hanno e di contenere l'eccessiva espansione della domanda (come si dice: prevenire è meglio che curare).

Per perseguire questi obiettivi, l'operatore sanitario ha bisogno di finanziamenti. Vi sono tre tipologie fondamentali di finanziamento sotto forma di pagamento delle prestazioni per il sistema sanitario:
  • Quota capitaria: questa tipologia di finanziamento prevede un pagamento fisso per paziente indipendentemente dalla prestazione sanitaria effettuata. Questo ha come effetto una minimizzazione dei costi e una selezione dei "pazienti migliori".
  • Pagamento per prestazione: questa tipologia di finanziamento prevede un pagamento ex post, in base alle cure effettive prestate. Questo comporta una maggiore attenzione alle cure e alla qualità di esse, ma anche ad una conseguente espansione della spesa.
  • Raggruppamento omogeneo diagnostico (ROD): questa tipologia di finanziamento è un po' più particolare rispetto alle altre due. Essa infatti lega la prestazione alla diagnosi, in quanto la diagnosi stessa colloca le cure in un "gruppo" cui corrisponde l'importo cui l'operatore sanitario ha diritto. Questo sistema ha come effetti contenimento della spesa, con però un'eccessiva rigidità di fondo.

08/07/10

Il sistema sanitario: il sistema sanitario pubblico





Dopo avere elencato le caratteristiche del sistema sanitario in un'ottica assicurativa, è giunto il momento di analizzare il suo alter ego, ovvero il sistema sanitario pubblico.
Le caratteristiche principali di questo sistema sono una partecipazione obbligatoria e universale, il finanziamento che avviene attraverso la fiscalità generale e la proprietà/gestione delle strutture quasi interamente in mano allo Stato.

Un sistema sanitario pubblico offre di conseguenza diversi vantaggi:
  • Copertura totale della popolazione
  • Maggiore equità
  • Maggiore gestione e controllo delle risorse e della spesa (in teoria), da cui dipende l'esito delle prestazioni offerte dai sistemi pubblici. La spesa è più contenuta rispetto al sistema privato.
Come contro c'è una maggiore rigidità rispetto al sistema assicurativo.

Come esempio, analizziamo due sistemi differenti pubblici: il NHS della Gran Bretagna e il SSN italiano.


Il NATIONAL HEALTH SYSTEM (NHS) BRITANNICO

il NHS ha tutte le caratteristiche di un sistema pubblico (dette prima). Da dire c'è che nel 1989 c'è stata l'introduzione del sistema dei "quasi mercati", il quale consiste in una distinzione fra:
  • Le strutture che acquistano per conto dei pazienti le prestazioni mediche (Acquirenti): Health Autorities o associazioni di medici di base;
  • Le strutture che forniscono cure mediche e assistenza (Fornitori)

Ogni acquirente deve cercare le modalità di cura più efficienti tra tutti i fornitori in quanto ha un pagamento fisso per paziente.


IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE (SSN) ITALIANO

Costituito nel 1978, aveva come obiettivi la copertura totale della popolazione, la gratuità del servizio e la perequazione territoriale grazie al finanziamento attraverso la fiscalità generale (dal 1998).
Esso presenta un'organizzazione su tre livelli:
  • governo centrale: entità del finanziamento, ripartizione tra le regioni;
  • regioni: programmazione interventi
  • USL poi ASL: gestione dei servizi
L'introduzione del SSN ha portato ad un effettivo ampliamento della copertura senza eccessiva crescita della spesa sanitaria unita ad una maggiore omogeneizzazione dei livelli di spesa sul territorio. Parallelamente agli effetti positivi, vi sono anche effetti negativi che si sono verificati, come la scarsità delle risorse (soprattutto negli anni novanta, in cui vi fu un sottofinanziamento cronico) unita ad altre forme di inefficienza come distorsioni, interferenze politiche negative e altro.

Il nostro sistema sanitario è gestito dalle regioni: esse finanziano la loro attività generale attraverso l'IRAP, le addizionali regionali all'IRPEF e altre imposte (accisa sulla benzina, tasse automobilistiche, ecc.). Nonostante questo, vi è un problema dell'indebitamento regionale sempre più grave. A causa di questo, a regime (2013) le regioni si finanzieranno attingendo ad una compartecipazione all'IVA.

Le regioni godono di una grande autonomia in materia di sanità, infatti nel nostro paese vi sono diversi "modelli sanitari regionali" che vanno da sistemi prettamente pubblici (ad es. Emilia Romagna, Toscana, ma anche Veneto e Campania) a sistemi "misti" in cui si cerca di mettere in concorrenza strutture pubbliche e private (ad es. Lombardia).

Accanto alle regioni vi sono poi altri enti:
  • Le ASL (Aziende Sanitarie Locali), che sono aziende dotate di personalità giuridica pubblica, autonome rispetto alle amministrazioni locali per molti aspetti;
  • Il Sistema dei ROD (Raggruppamenti Omogenei Diagnostici) istituiti per il finanziamento delle strutture ospedaliere.
  • Vi sono poi una serie di attivazioni di meccanismi concorrenziali tipo quasi mercati.



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