31/07/09

La domanda aggregata II: parte 1, Come spiegare le fluttuazioni con il modello IS-LM

La seconda parte della domanda aggregata riguarda la spiegazione delle fluttuazione utilizzando come metodo il modello IS-LM spiegato in precedenza.
L'intersezione fra la curva IS con quella LM determina il livello del reddito nazionale; le fluttuazioni di esso sono date da uno spostamento di una delle due curve che hanno come conseguenza un cambiamento dell'economia di breve periodo.

Il modello IS-LM in seguito a variazioni di spesa pubblica, imposte e offerta di moneta si comporterà in differenti modi:
  • Spesa pubblica: ogni aumento della spesa pubblica, fa aumentare il reddito di una misura deltaG/(1-PMC). La cruva IS si sposta verso destra e il tasso di interesse aumenta.
  • Imposte: una dimizione delle imposte è equivalente ad un aumento della spesa pubblica: il reddito aumenta di deltaT X [PMC/(1-PMC)] e il tasso di interesse cresce. La curva IS si sposta verso destra
  • Offerta di moneta: ricordando che M/P ha come ipotesi nel breve periodo la costanza della variabile P (prezzi vischiosi nel breve periodo), all'aumentare di M, anche M/P aumenta; secondo la teoria della preferenza per la liquidità, per ogni dato livello di redditom il tasso di interesse diminuisce all'aumentare dei saldi monetari reali, di conseguenza la LM si sposta verso destra (in basso) aumentando il reddito.

Consideriamo ora la relazione fra le imposte e l'offerta di moneta: Se ad esempio il Parlamento italiano decidesse di aumentare le imposte, gli effetti sul modello IS-LM dipenderebbero dalla Banca Centrale:
  • Aumentano le imposte, ma l'offerta di moneta rimane costante, l'effetto sarebbe uno spostamento verso sinistra della curva IS.
  • Aumentano le imposte, ma la Banca Centrale vuole mantenere costante il tasso di interesse, quindi deve diminuire l'offerta di moneta; IS e LM si sposteranno verso sinistra.
  • Aumentano le imposte, ma la Banca Centrale vuole mantenere costante il reddito, quindi aumenterà l'offerta di moneta; IS si sposterà verso destra, mentre LM verso sinistra,
SHOCK NEL MODELLO IS-LM
altre variazioni nel modello IS-LM vengono chiamati Shock:
  • Shock sulla curva IS sono dovuti a cambiamenti esogeni alla domanda di beni e servizi, come ad esempio i cosidetti "Istinti animali", ossia ondate esogene di ottimismo o pessimismo, oppure da anche cambiamenti della domanda di beni di consumo o da crolli in borsa
  • Shock sulla curva LM sono dovuto a cambiamenti esogeni alla domanda di moneta

Nelle nostre ipotesi, la Banca Centrale influenza l'andamento dell'economia variando l'offerta di moneta; ultimamente però, si utlizza anche il tasso ufficiale di sconto (tasso di interesse richiesto dala Banca Centrale agli istituti di credito per prestiti a brevissimo termine) per variazioni di breve termine.
Molto semplificamente, la Banca Centrale fissa un obiettivo sul tasso di interesse, e poi, agendo sull'offerta di moneta, per raggiungere tale obiettivo.


28/07/09

Marketing con pubblicità opprimenti oppure caratterizzato da relazioni fra impresa e consumatore: il futuro dov'è?

Ho trovato questo articolo molto interessante, intitolato "Il target è morto. Viva l'interesse", che riguarda il marketing relativo alla pubblicità televisiva soprattutto, in cui l'autore sottolinea come la classica pubblicità sia oramai morta, e che nell'era di internet sia necessario un cambiamento, cosa che però i manager "old school" stentano a capire.
Il cambiamento consisterebbe nel creare una relazione diretta fra l'impresa e il consumatore: in pratica, mettere direttamente in collegamento la domanda con l'offerta, in questo modo si ridurrebbero i costi esorbitanti della pubblicità che colpiscono un "target" e si andrebbe a colpire una "community".
Basta con le morti dei poveri target consumatori... consunti. Fate una prova: i vostri ormai smunti budget, metteteli sulla rete. Per un anno... non per sempre. Provate. Fatevi certificare i risultati, consegnare le liste dei nomi che vi avranno risposto, analizzare la vostra comunità o le vostre comunità di riferimento..
Iniziate poi pero' a dialogare con loro... non tenete le mail nel cassetto. Create e foraggiate un vero, profondo legame tra azienda e suo pubblico, sentitene in diretta i bisogni, aprite forum di consumo.
Sveglia Danone, Fiat, Telecom, Eni, Enel... che già in parte lo fate... sveglia!
Può essere una soluzione? Può esserlo, il problema è: come fare ad attuare un progetto di questo tipo?

Si potrebbe creare un servizio, ad esempio sul proprio sito, in cui ogni consumatore scrive pareri, consigli, critiche e dove egli può proporre delle idee, di prodotti nuovi.
Lo svantaggio è che tutti noi abbiamo idee diverse, e che in ogni caso il prodotto che ne esce deve comunque essere pubblicizzato per far sì che sia conosciuto.
Il futuro è internet (anche se dovrebbe già essere il presente), e una parte del futuro andrà anche nella direzione del contatto diretto fra cliente e venditore.

27/07/09

La domanda aggregata I: parte terza: La curva LM

La curva Lm descrive la relazione che intercorre fra il tasso di interesse e il livello di reddito nel mercato dei saldi monetari reali.

Per analizzare meglio questa relazione, di solito si parte prendendo in considerazione la teoria della preferenza per la liquidità.

La Teoria della Preferenza per la Liquidità è il fondamento della curva LM:
  • Partendo dall'offerta dei saldi monetari, si avrà M/P offerta= M/P fissa in quanto i prezzi nel breve periodo sono fissi e M è una variabile esogena determinata dalla banca centrale (Mè la quantità di moneta offerta), di conseguenza graficamente l'offerta di saldi monetari reali sarà una retta verticale
  • La curva di domanda dei saldi monetari ha invece pendenza negativa, in quanto un tasso di interesse elevato fa aumentare i costi di detenzione di moneta e quindi fa diminuire la quantità domandata.
  • Al tasso di interesse di equilibrio, M/P domandato è uguale a a M/P offerto
  • Una riduzione dell'offerta di moneta da aumentare il tasso di interesse e riduce il M/P offerto
Per quanto riguarda il reddito Y, più esso aumenta più la M/P domandata aumenta.
  • Un aumento del reddito fa aumentare la domanda di moneta, alzando il tasso di interesse, in quanto M/P domandata dipende dal tasso di interesse e dal reddito (M/P=L(r,Y)
  • La curva LM sintetizza i cambiamenti dell'equilibrio del mercato della moneta

Concludendo, il modello IS-LM combina elementi della croce keynesiana e della teoria delle preferenza della liquidità.
Le due equazione delle due curve sono:
E=C(Y-T)+I(r)+G per la IS
M/P= L(y,T)

23/07/09

La domanda aggregata I: parte seconda: il mercato dei beni e la curva IS

La curva IS descrive graficamente la relazione fra tasso di interesse e livello di reddito che si crea nel mercato dei beni e servizi; questa relazione viene elaborata partendo da un modello semplice chiamato croce keynesiana.

La croce keynesiana è un modello semplificato per la determinazione del reddito: essa considera la politica fiscale e gli investimenti come esogeni e dimostra che esiste un solo livello di reddito nazionale per cui la spesa effettiva è uguale alla spesa programmata.
Ipotizzando un a economia chiusa, si ha che la spesa programmata è uguale a :
E=C+I+G

Introducendo la funzione di consumo C=C(Y-T) che definisce il reddito disponibile come la differenza fra il reddito totale e le imposte (Y-T).
Considerando gli investimenti programmati esogenamente determinati e che la politica fiscale sia fissa si ottiene:
E=C(Y-T)+I+G

Graficamente la curva ha pendenza positiva perchè ad un più elevato livello di reddito corrisponde un più elevato livello di spesa programmata.
La pendenza della curva è data dalla PMC (propensione marginale al consumo).

Questo è il primo elemento della croce: il secondo è dato dalla spesa effettiva che, per ipotesi, deve essere uguale alla spesa programmata:
Y=E

L'equilibrio della croce keynesiana si trova nel punto in cui il reddito (la spesa effettiva) è pari alla spesa programmata.

  • Una diminuzione non pianificata delle scorte porta ad un aumento del reddito, mentre un aumento non programmato di esse provoca una diminuzione del reddito. In entrambi i casi le decisioni delle imprese di aumentare o diminuire le scorte conducono l'economa verso l'equilibrio.
  • Un aumento della spesa pubblica fa spostare verso l'alto (aumentare) la spesa programmata, aumentando così il reddito di equilibrio: u naumento della spesa pubblica provoca un aumento più che proporzionale del reddito, cioè che la variazione di Y è maggiore della variazione di G.
    VarY/VarG è detto moltiplicatore della spesa pubblica, una misura che dice di quanto aumenta i lreddito quando la spesa pubblica aumenta di 1 euro
Esso è pari a
VarY/VarG= 1+PMC+PMC^2+PMC^3+...
PMC, PMC^2 moltiplicate per VarG rappresentano le variazioni di consumo..portando VarG al primo membro si arriva alla formula scritta sopra.


Se invece non manteniamo fisso il livello degli investimenti, avremo altre situazioni.
Ricordando che gli investimenti sono legati al tasso di interesse ( I= I(r)) e poichè il tasso di interesse è il costo del finanziamento di un progetto di investimento, un aumento di esso riduce gli investimenti programmati e di conseguenla la curva degli investimenti ha pendenza negativa; riducendo gli investimenti, la spesa programmata diminuisce e il reddito diminuisce.

Un aumento della spesa pubblica sposta verso l'alto la spesa programmata VarG facendo aumentare il reddito di VarG/(1-PMC); la curva IS si sposta verso destra di VarG/(1-PMC).

21/07/09

La domanda aggregata I: parte prima: introduzione

INTRODUZIONE

Nel 1936 con "The General Theory of Employment, Interest, and Money" John Maynard Keynes rivoluzionò la teoria economica classica.
Secondo Keynes, il basso livello della domanda aggregata sarebbe responsabile sia del basso reddito, sia della disoccupazione elevata che caratterizzano le rescissioni economiche, e non solo l'offerta aggregata (capitale, lavoro e tecnologia).

Il principale modello con cui Keynes elabora la sua teoria è detto modello IS-LM, che ha l'obiettivo di mostrare come si determina il reddito nazionale per ogni dato livello di prezzi.
Le due componenti del modello IS-LM sono (ovviamente) la curva IS (investimenti e risparmi) e la curva LM (liquidità e moneta).
La variabile infine che mette in relazione LM e IS è il tasso di interesse, in quanto influenza sia gli investimenti sia la quantità di moneta.


14/07/09

Le fluttuazioni economiche: introduzione generale

Le fluttuazioni economiche sono un problema ricorrente per economisti e responsabili della politica economica: fasi di rescissione, di stallo e di crescita di altrenano continuamente e senza poter essere prevedibili del tutto.
Queste fluttuazioni di breve periodo vengono definite con il termine "ciclo economico". Esse, secondo gli economisti, non possono essere spiegate nel breve periodo con la dicotomia classica, facendo così nascere alcune differenze fra il breve ed il lungo periodo.

DIFFERENZE FRA BREVE E LUNGO PERIODO

La differeza fondamentale fra il breve e il lungo periodo è data dai prezzi:
Nel lungo periodo i prezzi sono flessibili e possono reagire ai cambiamenti dell'offerta e della domanda; nel breve periodo tendono invece ad essere vischiosi a livelli predeterminati. Questo determina il fatto che gli effetti a breve termine di una variazione dell'offerta di moneta non siano gli stessi che si manifestano nel lungo periodo.

Il modello di domanda aggregata e offerta aggregata offre un quadro di riferimento per l'analisi delle fluttuazioni economiche e per la valutazione degli effetti di provvedimenti alternativi in diversi orizzonti temporali.

LA DOMANDA AGGREGATA

La domanda aggregata (DA) è la relazione tra la quantità di prodotto domandata e il livello aggregato dei prezzi: in sintesi, la quantità di prodotti che i consumatori desiderano ad un determinato livello dei prezzi.

La curva di domanda aggregata DA illustra la relazione fra il livell odei prezzi P e la quantità domandata di beni e servizi Y; ha pendenza negativa in quanto tanto più è elevato il prezzo P, tanto più basso è il livello dei saldi monetari M/P (ricordo che M/P=kY) quindi anche Y è più basso.

Per quanto riguarda gli spostamenti, bisogna tenere presente l'equazione MV=PY:
  • Aumenti di offerta di moneta spostano verso destra la curva di domanda aggregata
  • Riduzioni di offerta di moneta spostano verso sinistra la curva di domanda aggregata


Per quanto riguarda invece l'offerta aggregata, la situazione è un po' più complicata:
  • Per quanto riguarda il lungo periodo, tenendo a mente l'equazione Y=F(K,L) con K,L costanti, risulta che il prodotto è determinato dalle quantità di lavoro, di capitale e di tecnologia produttiva disponibile, quindi la curva di offerta aggregata risulta una retta verticale. Una riduzione di offerta di moneta riduce il livello di domanda aggregata, abbassando i prezzi nel lungo periodo, ma senza modificare la produzione.
  • Per quanto riguarda invece il breve periodo, la curva di offerta aggregata risulta essere una retta orizzontale, in quanto i prezzi e i salari sono vischiosi, di conseguenza una riduzione di domanda aggregata non andrà a modificare i prezzi, ma solamente ridurrà la produzione.
L'equilibrio di lungo periodo si trova esattamente fra l'intersezione fra la domanda aggregata e la curva di offerta aggregata di lungo periodo; la curva di offerta aggregata di breve periodo passerà per quel punto in quanto i prezzi si sono aggiustati a quel livello.


11/07/09

La disoccupazione: da che cosa dipende, quali sono le cause come si potrebbe risolverla

La macroeconomia studia la disoccupazione con l'obiettivo di individuarne le cause e definire i provvedimenti di politica economica per cercare di risolverle.
Ogni giorno ci sono lavoratori che perdono il proprio lavoro e disoccupati che trovano lavoro: definiti L la forza lavoro, O il nuomero degli occupati e D il numero dei disoccupati, si avrà che
L= O+D

Il tasso di disoccupazione è dato da D/L (moltiplicato per 100 se in percentuale)
Mantenendo costante la forza lavoro, ci si concentra sulle transizioni che tutti i mesi vedono alcuni individui perdere lavoro e altri invece ottenerlo.
Si definiscano con s il tasso di separazione dal lavoro (occupati che diventano disoccupati) e con o il tasso di ottenimento del lavoro (disoccupati che diventano occupati).
Se il tasso di disoccupazione non varia, ciò sta a significare che il tasso s è uguale a o:
oD=sO
Si sa che O= L-D, quindi:
sO= s(L-D)

Dividendo entrambi i membri per L si otteniene:
(sO)/L=[s(L-D)]/L------->(sO)/L=[s(L-D/L)
risolvendo per D/L si ottiene
D/L= s/(s+o)

Questa equazione dimostra che il tasso di disoccupazione di stato stazionario D/L dipende dal tasso di separazione s e dal tasso di ottenimento o. Quanto più p elevato s, tanto è più elevato il tasso di disoccupazione; tanto più è elevato o, quanto meno è elevato il tasso.

Come risolvere quindi il problema?

Ogni provvedimento che si vuole adottare al fine di ridurre il tasso di disoccupazione naturale deve tendere ad aumentare il tasso di ottenimento o ridurre il tasso di separazione; analogamente, qualsiasi provvedimento che influenzi il tasso di separazione o il tasso di ottenimento va anche a modificare il tasso di disoccupazione.


LA DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE

La disoccupazione frizionale è quella causata dal tempo necessario affinchè un lavoratore trovi un lavoro (mentre cioèè in atto la ricerca di lavoro).
Quando lavoratori fanno domanda di spostarsi da un settore all'altro, questo spostamento è chiamato "spostamento intersettoriale".

Per cercare di combattere la disoccupazione frizionale, i governi si affidano a numerosi provvedimenti:
  • Grazie agli uffici di collocamento diffondono notizie sui posti di lavoro vacanti
  • Programmi pubblici di riclassificazione professionale
Altri provvedimenti pubblici contribuiscono di fatto ad incentivare la disoccupazione frizionale, come il sussidio di disoccupazione, che in sè è una cosa buona, però può avere (e in molti casi è così) effetti negativi: avendo un sussidio, il potenziale lavoratore non si impegna a ricercare un lavoro o in ogni caso è meno incentivato a farlo, di conseguenza questo riduce il tasso di ottenimento.

RIGIDITA' DEI SALARI E DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE

Una seconda causa della disoccupazione è data dalla rigidità dei salari, ovvero l'incapacita dei salari di aggiustarsi istantaneamente facendo sì che domanda ed offerta di lavoro si eguaglino.
Se il salario reale è al di sopra del livello di equilibrio fra domanda ed offerta di lavoro, la quantità di lavoro offerta è superiore a quella domandata e le imprese devono in qualche modo razionare i posti di lavoro disponibili tra i lavoratori, di conseguenza il tasso di ottenimento si riduce e aumenta il tasso di disoccupazione. Questa disoccupazione è detta disoccupazione strutturale.


Le tre cause della rigidità salariale sono:
  1. Leggi sul salario minimo, molto poco convenienti, secondo gli economisti, soprattutto per i giovani: avendo un livello minimo sotto cui non si può scendere, le imprese rinunciano ad assumere personale meno qualificato e con meno esperienza (come i giovani) in quanto il salario minimo innalza la retribuzione al di sopra del livello di equilibrio
  2. I sindacati, in quanto spingono a tenere i salari più alti e che, oltre a questo, sono al principale causa di conflitto fra occupati e disoccupati
  3. Il salario di efficienza: questa teoria afferma che più alti sono i salari, più elevate sono le prestazioni dei propri lavoratori (teoria sostenuta ad esempio da Henry Ford), di conseguenza le imprese tengono alti i salari per ridurre i propri costi (riduzione dettata da una maggiore efficienza e presenza del lavoro da parte di propri dipendenti)

La durata di un periodo di disoccupazione è mediamente breve, trattandosi più che altro di disoccupazione frazionale; se invece è di lungo periodo, si ha di fronte una disoccupazione strutturale.
In ogni caso, concludendo, la disoccupazione rappresenta uno spreco di risorse per tutti, in quanto i potenziali lavoratori potrebbero contribuire al reddito nazionale, ma non lavorando (e quindi non avendo uno stipendio) non sono in grado di farlo.

Le caratterestiche di moneta e inflazione: Tassi di interesse, inflazione e iperinflazione

EFFETTO FISHER

I tassi di interesse sono, in estrema sintesi, i prezzi che mettono in relazione il passato con il presente e con il futuro.

Essi sono suddivisi in tassi di interesse nominali (corrisposti dalle banche) e reali (l'aumento del potere d'acquisto).
Definiti i (tassi di interesse nominali), r(tassi di interesse reale) e TT (tasso d'inflazione) si ha:
r= i-TT (un aumento dell'inflazione infatti diminuisce il tasso di interesse nominale)

In altri termini
i= r+TT

equazione nota come equazione di Fisher (dall'economista Irving Fisher) e mostra che il tasso di interesse nominale può variare a causa di una variazione del tasso di interesse reale e a causa di una variazione del tasso di inflazione.

Riassumendo:
  • Secondo la teoria quantitativa della moneta un aumento nel tasso di crescita della moneta dell'1% genera un aumento del tasso di inflazione dell'1%.
  • Secondo l'equazione di Fisher un aumento dell'1% sul tasso d'inflazione provoca un aumento del tasso di interesse nominale dell'1%.
Questa relazione è detta Effetto Fisher.


Il tasso di interesse nominale rappresenta il costo-opportunità di detenere moneta in forma liquida; ci si può attendere quindi che la domanda di moneta dipenda dal tasso di interesse nominale, di conseguenza il livello dei prezzi dipende sia dalla quantità di moneta attuale sia dalal quantità di moneta attesa.
In formule:

(M/P)^d= L(i,Y)
dove L sta a denominare la domanda di moneta.
Quindi eguagliando l'offerta di saldi monetari alla domanda di moneta si ha:

M/P= L(i,Y)
i però è uguale a r+TT^e, dove TT^e la variazione di inflazione attesa, e quindi:

M/P= L(r+TT^e,Y)
Il livello dei saldi monetari reali dipende di conseguenza dal tasso di inflazione atteso.



I COSTI DELL'INFLAZIONE ATTESA E INATTESI E UN BENEFICIO DI ESSA

I costi dell'inflazione attesa posso essere riassunti in:
  • consumo delle suole, in quanto uno dei costi è rappresentato dalla distorsione che la tassa da inflazione provoca sulla quantità di moneta che gli individui dispongono (possedendo meno moneta, essi si recheranno in banca più spesso e da qui il termine consumo delle suole)
  • stampa del menù, in quanto poichè più alto è il tasso d'inflazione, più spesso si devono aggiornare i listini dei prezzi (i ristoranti cambiano il menù e quindi da qui il termine stampa del menù)
  • la scomodità di vivere in un mondo in cui i prezzi cambiano continuamente, con tutte le conseguenze che questo comporta
I costi dell'inflazione inattesa invece ha l'effetto di ridistribuire arbitrariamente la ricchezza tra gli individui:
  • se l'inflazione è più alta di quella attesa, il debitore ci guadagna perchè ripaga il prestito con moneta che un valore più basso di quello atteso; se è più bassa ci guadagna il creditore, in quanto le rate di rimborso avranno un valore reale superiore a quello previsto
  • danneggia chi vive di rendita, come i pensionati, in quanto il valore della pensione è stabilito su valori nominali.
  • dato che la maggior parte degli individui è avversa al rischio, cioè all'incertezza, l'imprevedibilità generata da un'inflazione fortemente variabile danneggia tutti

Un possibile beneficio invece dato dall'inflazione è che essa incentiva il funzionamento efficiente del mercato del lavoro mantenendo i salari reali a livelli di equilibrio senza ridurre i salari nominali

IPERINFLAZIONE

Si definisce iperinflazione un fenomeno inflattivo che arriva a superare il 50% al mese, cioè più dell'1% al giorno.

Tutti i costi dell'inflazione (consumo delle suole, stampa dei menù) sono molto più dannosi (ad esempio negli anni 20 nei ristoranti tedeschi i camerieri aggiornavano a voce ogni mezz'ora i prezzi dei menù).

I fenomeni di iperinflazione sono causati da un eccessivo aumento dell'offerta della moneta, dovuto ad un notevole disavanzo di bilancio nello stato; il governo quindi batte nuova moneta per aumentare le entrate e coprire il disavanzo; questo causa il problema di un aggravamento fiscale ulteriore a quello già presente: le entrate fiscali reali diminuiscono a causa del ritardo della riscossione delle imposte, mettendo il governo in condizione di contare solo sul signoraggio. La creazione sfrenata di moneta conduce all'iperinflazione che a sua volta induce un peggioramento del disavanzo di bilancio, stimolando la creazione ancora più rapida di moneta.

L'iperinflazione finisce quando il governo riduce la spesa pubblica, aumentando le imposte fiscali.




Le caratterestiche di moneta e inflazione: Il signoraggio: ciò che si ricava dal battere moneta e la tassa d'inflazione

Cosa induce un governo ad aumentare l'offerta di moneta?
Si può iniziare nel dire che tutti i governi spendono denaro, per acquistare beni e servizi (autostrade, trasporti etc etc) oppure per ridistribuire il reddito (stipendi, trasferimenti per anziani e poveri etc etc); dove però va a recuperare i soldi spesi? Come il governo finanzia le proprie spese?
Esistono tre modi:
  1. Aumentare i ricavi, aumentando per esempio le tasse
  2. Indebitarsi con il pubblico, emettendo titoli di Stato
  3. Battere moneta
Il ricavo tratto dal battere moneta è detto Signoraggio (termine che deriva dalla parola francese seigneur nel significato di signore feudale).
Se un governo batte moneta per finanziare la spesa, aumenta l'offerta di moneta, generando un aumento dell' inflazione, di conseguenza battere moneta per aumentare le entrate pubbliche equivale ad imporre una tassa da inflazione.

Questa tassa da inflazione viene pagata con lo svalutamento della moneta detenuta dal pubblico in seguito ad un aumento della stessa inflazione: essa, quindi, equivale ad una tassa sulla moneta detenuta.

A differenza di quanto si possa pensare, il signoraggio non è una grande fonte di entrate per i governi: negli USA raggiunge a mala pena il 3% delle entrate, mentre in alcuni paesi come Italia e Grecia a volte a raggiunto il 10% (fonte: Stanley Fisher, "Seignorage and the case for a National Money", Journal of Political Economy 90 aprile 1989, pp 295-313).
E' una principale fonte solo quando i paesi attraversano un periodo di iperinflazione, anche se è una pratica molto pericolosa nel lungo periodo.

IL CASO DELLA RIVOLUZIONE AMERICANA

Il signoraggio è stata una fonte importante per pagare le spese di guerra della rivoluzione americana. Dal 1775 il Continetal Congress si trovò obbligato quindi a battere nuova moneta a causa delle eccessive spese: 6 milioni di dollari, che poi passarono a 19 nel 1776, a 13 nel 1777, a 63 nel 1778 e addirittura a 125 milioni nel 1779.
Alla fine della guerra, il prezzo dell'oro in moneta continentale era diventato 100 volte superiore ripetto a pochi anni prima. L'enorme quantità di moneta circolante aveva reso il dollaro praticamente privo di qualsiasi valore...carta straccia si potrebbe definire.
Questa esperienza ha segnato profondamente il colletivo americato, tanto da far nascere il celebre detto "not worth a continental" (non vale un continentale) attribuito a cose prive di valore.

10/07/09

Le caratterestiche di moneta e inflazione: la moneta: introduzione, teoria quantitativa e collegamento con il tasso d'inflazione

LA MONETA

La moneta è uno stock di beni che possono essere utilizzati immediatamente per compiere transizioni.
Le funzioni che assume sono tre:
  1. E' una riserva di valore (imperfetta) in quanto rappresenta un mezzo per trasferire potere d'acquisto dal presente al futuro, anche se potrebbe perdere valore a causa dell'aumento dei prezzi
  2. E' una unità di conto in quanto è una sorta di unità di misura per i prezzi
  3. E' un mezzo di scambio, in quanto è ciò che si utilizza per acquistare beni o servizi (sulle banconote è scritto "pagabili a vista al portatore": quando si vuole comprare qualche cosa, il venditore accetterà le banconote in cambio di beni che offre)

I vari tipi di moneta sono tantissimi, riassumibili però in due categorie:
  • Quella che non ha valore intrinseco, ma definita tale da un decreto del legislatore, come l'Euro, il Dollaro, detta moneta a corso legale o moneta fiat
  • Quella con valore intrinseco, detta moneta merce, come l'oro
La quantità di moneta disponibile è detta offerta di moneta, ed in una economia di corso legale è controllata dallo Stato: tale controllo è definito politica monetaria.
Di solito però lo Stato affida ad altri "enti" parzialmente indipendenti il controllo dell'offerta di moneta, come la FED per gli USA e la BCE per l'Europa.
L'offerta viene controllata attreverso le operazioni di mercato aperto, che consitono in acquisto o vendite di titoli del debito pubblico. In pratica, quando la banca centrale vuole aumentare l'offerta di moneta, acquista titoli di stato con parte della moneta di cui dispone, in questo modo essa entra in possesso del pubblico; quando vuole ridurla, vende titoli di stato, il pubblico gli acquista e parte così della moneta torna nelle casse della banca centrale.


LA TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA

La quantità di moneta detenuta dagli individui è strettamente collegata alle transizioni che essi vogliono effettuare; il collegamento fra moneta detenuta e transizioni si esprime attraverso l'equazione quantitativa:
Moneta X Velocità= Prezzo X Transizioni-----> M*V=P*T
dove T rappresenta il numero di transizioni effettuate da un bene, ovvero il numero di volte che viene scambiato per una certa quantità di moneta, P rappresenta il prezzo medio di una transizione, M è la quantità di moneta e V è la cosidetta velocità di circolazione della moneta rispetto alle trasizioni e misura la rapidità con cui la moneta circola nell'economia.
Essendo però il numero di trasizioni diffice da controllare, esso viene sostituito con il prodotto aggregato totale dell'economia, Y (e di conseguenza P diventa il prezzo di un'unità di prodotto)
L'equazione diventa quindi: M*V=P*Y (ricordo che PY è stato definito come PIL nominale)
dove V è detta velocità di circolazione della moneta rispetto al reddito in quanto Y è anche il reddito totale.
L'ipotesi di V costante porta ad affermare che una variazione della quantità di moneta M porta ad una variazione del proporzionale del PIL.

La funzione della domanda di moneta è espressa dall'equazione:
(M/P)^d=kY
dove k è una costante che indita la quantità di moneta che gli individui desiderano possedere per ogni unità di reddito e M/P è una quantità detta saldi monetari reali, che misurano il potere d'acquisto dello stock di moneta.


In conclusione, la teoria quantitativa della moneta afferma che la Banca Centrale, controllando l'offerta di moneta, ha il controllo assoluto sul tasso di inflazione. Se la Banca Centrale mantiene stabile l'offerta di moneta, anche il livello dei prezzi sarà stabile; se la Banca Centrale aumenta l'offerta di moneta, anche il livello dei prezzi aumenterà (inflazione)

09/07/09

Da dove viene e dove va poi a finire il reddito nazionale???

INTRODUZIONE

Il PIL di una economia, cioè la produzione di beni e servizi, dipende dalla quantità di fattori di produzione di cui dispone e dalla sua capacità di trasformare questi fattori, rappresentata dalla funzione di produzione.
  • I fattori di produzione sono i fattori utilizzati per produrre beni e servizi: i due più importanti sono il capitale (K), cioè tutti gli strumenti, i mezzi e i macchinari utilizzati per produrre un bene e il lavoro (L), ovvero il tempo che gli individui dedicano ad attività produttive.In questo caso (che fa comprendere meglio il ragionamento) si ipotizza che il lavoro e il capitale siano quantità date, cioè che siano quantità fisse e che essi siano completamente utilizzati.
  • Gli economisti descrivono la tecnologia (che determina il volume di produzione) disponibile come una funzione di produzione Y=F(K,L) dove Y è il volume di produzione. Essendo K,L fisse, di conseguenza anche Y è fissa.
LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO NAZIONALE FRA I FATTORI DI PRODUZIONE

Il prezzo pagato per un fattore di produzione dipende dalla domanda e dall'offerta per i suoi servizi: la curva di domanda è negativa, la curva di offerta è verticale (fattori costanti), il prezzo è determinato dall'intersezione fra le due curve.

Le imprese concorrenziali hanno come obiettivo la massimizzazione del profitto, che è dato da:
Profitto= Ricavo-Costo del Lavoro-Costo del Capitale--->PY-W(salario per numero di ore lavorate)L-RK(rendita del capitale R per quantità di capitale K)
sostituendo viene PF(K,L)-WL-RK

Le imprese utilizzano il lavoro nella misura in cui il prodotto marginale del lavoro (PML) è uguale al salario reale
PML=F(K,L+1)-F(K,L)
Siccome il profitto è dato dal ricavo aggiuntivo meno il costo aggiuntivo PML*P-W (con P=prezzo), e siccome che PML*P deve essere al massimo uguale a W (non conviene sennò per l'impresa assumere nuova forza lavoro), si può scrivere che:
PXPML=W...ovvero PML=W/P con W/P che è il salario reale, ossia la remunerazione misurata in unità di prodotto invece che in unità monetarie.

Analogamente, utilizzano il capitale nella misura in cui il prodotto marginale del capitale (PMK) egualia la sua rendita reale.
Facendo gli stessi passaggi si arriva a definire il PMK come R/P, ossia la rendità reale del capitale (ossia la rendita misurata in unità di prodotto invece che in unità monetarie).

LA DETERMINAZIONE DELLA DOMANDA DI BENI E SERVIZI

Analizzando un modello di economia chiusa esistono tre possibili impieghi della produzione aggregata:le tre componenti del PIL sono quindi
Y=C+I+G (essendo chiusa, X è nulla)
  • I Consumi sono dati dal reddito disponibile dei consumatori, ossia la parte di reddito residuo dopo la corresponsione delle imposte (tasse) T definite dallo Stato: C=C(Y-T) ---> funzione di consumo. La PMC (propensione marginale al consumo) è definita come la variazione del livello di consumo che si verificaa fronte di una variazione unitaria del reddito disponibile.
  • Gli investimenti dipendondo dal tasso d'interesse, cioè dalla misura del costo delle risorse necessarie per finanziarne l'acquisto: se il tasso di interesse aumenta, meno progetti d'investimento sono proffitevoli e la quantità di beni d'investimento diminuisce (esempio mutuo: + è alto il tasso di interesse, tanto più elevate sono le rate di rimporso di un mutuo). Il tasso di interesse si suddivide in nominale (quello riportato sui giornali e sui contratti e corrisponde a quello che l'investitore deve pagare) e reale (tasso di interesse depurato dall'inflazione): I=I(r) dove r è i ltasso di interesse reale
  • La spesa pubblica può essere 1) uguale alle imposte meno i traferimenti (essi fanno aumentare il reddito, che diventa uguale a Y-T, con T uguale a imposte meno trasferimenti), quindi G=T, e lo Stato avrebbe un bilancio in pareggio, 2) G>T e lo Stato avrebbe un disavanzo di bilancio, che deve eessere finanzioato con l'emissione di titoli di stato sul mercato finanziario, 3) G


IL COMPORTAMENTO DEL TASSO DI INTERESSE

Il tasso di interesse reale si aggiusta in modo da equilibrare la domanda e l'offerta del prodotto aggrefato dell'economia (per garantire l'equilibrio fra l'offerta di fondi mutuabili, cioè i lrisparmio, e la domanda di fondi mutuabili, cioè gli investimenti). Una diminuzione del risparmionazionale, che può essere provocata da un aumento della spesa pubblica o da una diminuzione delle imposte, riduce la quantità da equilibrio degli investimenti e di conseguenza fa aumentare il tasso di interesse. Anche un aumento della domanda di investimenti, che può essere provocata da una innovazione tecnologica o da un incentivo fiscale, induce un aumento del tasso d'interesse. Un aumento della domanda di investimenti fa aumentare la quantità di essi sole se un più elevato tasso d'interesse stimola gli individui a risparmiare di più.


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08/07/09

Introduzione alla macroeconomia e i dati di essa (PIL, IPC e Tasso di disoccupazione)

La Macroeconomia è lo studio dei fenomeni che riguardano il sistema economico nel suo complesso, come la crescita del PIL, le variazioni dei pressi, il tasso di disoccupazione e il comportamento della moneta (domanda, offerta). Essa si propone di spiegare gli accadimenti economici e cerca di individuare le possibili soluzioni per migliorare l'andamento del sistema.

La macroeconomia ricorre a diversi tipi di modelli per semplificare la realtà delle cose ed, analizzandoli, si cercano di spiegare le varie variabili e le loro interrelazioni.
Una caratteristica fondamentale dei modelli macroeconomici è l'assunzione dell'ipotesi di flessibilità (secondo la molti economisti i modelli con prezzi flessibili sono i più adatti a descrivere la realtà nel lungo periodo) e vischiosità dei prezzi (più adatti a descrivere la realtà nel breve periodo).

I DATI DELLA MACROECONOMIA

I dati o le rilevazioni statistiche che gli economisti e i politici utilizzano più spesso sono sostanzialmente tre:PIL (prodotto interno lordo), IPC (indice dei prezzi al consumo) e Tasso di disoccupazione.
IL PIL
L'obiettivo del PIL è riassumere in un unico dato il valore monetario dell'attività economica di un paese in un dato lasso di tempo.
Questo dato può essere interpretato in due modi, in cui nel primo il PIL viene considerato come il reddito totale di tutti coloro che partecipano all'economia, mentre il secondo lo considera come la spesa totale per i beni e i servizi prodotti dall'economia.
In sistensi, il PIL misura il reddito degli individui.

Il PIl viene calcolato attraverso la contabilità del reddito nazionale, in quanto esso rappresenta il flusso di moneta di un sistema economico rappresentato dagli individui e dalle imprese: in pratica, dai flussi di moneta provenienti dalle imprese agli individui (reddito totale derivante dalla somma di salari e profitti) e/o viceversa (come spesa totale per l'acquisto di beni), anche se è un po' semplicistico come metodo.
Per calcolare il PIL di un'economia complessa, bisognerebbe dare una definizione più precisa:
Il prodotto interno lordo (PIL) è il valore di mercato di tutti i beni e i servizi finali prodotti nell'ambito di un sistema economico in un dato periodo di tempo
Il Pil si può suddividere in tre parti:
  1. PIL nominale, che misura il valore monetario corrente della produzione aggregata dell'economia (Pl*Ql +Pf*Qf, con Pf e Qf= prezzo e quantità fragole e Pl e Ql= prezzo e quantità limoni)
  2. PIL reale, che misura la produzione aggregata a prezzi costanti (Pl2002*Ql2002+Pf2002*Qf2002-->PIL reale 2002; Pl2002*Ql2003+Pf2002*Qf2003-->PIl reale 2003)
  3. Deflatore del PIL, che misura il prezzo della produzione aggregata in rapporto ai prezzi dell'anno base (si calcola come PIL nominale/PIL reale ed è un indice dell'andamento del livello generale dei prezzi in un sistema economico)
LE COMPONENTI DELLA SPESA

La contabilità del reddito nazionale suddivide il PIL in quattro maggiori categorie di spesa
  • Consumo (C)= beni e servizi acquistati dagli individui e si suddivide in beni durevoli, non durevoli e servizi
  • Invesitmenti (I)= beni acquistati per uso futuro e sono suddivisi in invesitmenti fissi delle imprese, investimenti residenziali e investimenti in scorte
  • Spesa pubblica (G)= beni e servizi acquistati dalle amministrazioni centrali o periferiche
  • Esportazioni nette (NX)= differenza fra i beni esportati all'estero e i bene importati dall'estero

IPC (INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO)

Lindice dei prezzi al consumo (IPC) misura il prezzo di un paniere fisso di beni e servizi acquistati dal consumatore medio, Esso è un indice del livello generale dei prezzi. In sintesi si potrebbe dire che misura lindice di inflazione dei prezzi

E' molto simili al deflatore del PIL, ma vi sono alcune differenze:
  • L'IPC misura il livello dei prezzi di tutti i beni e servizi acquistati dai consumatori, mentre il deflatore il livello dei prezzi di beni e servizi prodotti nell'economia
  • L'IPC, a differenza del deflatore, comprende anche i beni o servizi prodotti al di fuori dei confini nazionali (macchina della Toyota acquistata da un italiano)
  • L'IPC è calcolato sulla base di un paniere fisso di beni, mentre il deflatore del PIL fa variare la composizione del paniere in funzione della variazione della composizione del PIL (in sintesi, l'IPC assegna un peso fisso ai prezzi di beni differenzi, il deflatore no)

IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE

Il tasso di disoccupazione misura la quota percentuale di coloro che vorrebbero avere un lavoro, ma non ce l'hanno.

La forza lavoro si definisce come la somma di occupati e disoccupati , di conseguenza il tasso di disoccupazione è calcolato come
Tasso di disoccupazione: (Numero di disoccupati/forza lavoro)X100
Un'altra statistica collegata è i ltasso di partecipazione alla forza lavoro, pari al rapposrto percentuale fra la forza lavoro e la popolazione adulta.


Esiste una relazione inversa fra tasso di disoccupazione e PIL, chiamata Legge di Okun, la quale afferma che dato che i lavoratori occupati contribuiscono alla produzione di beni e servizi, e i disoccupati no, aumenti di tassi di disoccupazione sono associati a diminuzioni di PIL reale.

01/07/09

La ricerca e sviluppo: parte 2, l'attività di ricerca

ATTIVITA' DI RICERCA

Essa si suddivide in:
  • attività di ricerca di base: non ha obiettivi specifici di immediata applicazione. Comprende tutte le attività svolte unicamente al fine di di acquisire nuove conoscienze tecnologiche e scientifiche
  • attività di ricerca applicata: presenta obiettivi specifici di conveniente applicazione, su scala industriale, di innovazione nei processi o nei prodotti
La ricerca applicata si suddivide poi in
  1. ricerca applicata divensiva, che persegue l'obiettivo di mantenere gli attuali livelli di conoscenza
  2. ricerca applicata d'inseguimento che persegue l'obiettivo di ampliare le proprie conoscenze imitando le innovazioni altrui (imitare i beni con un più elevato contenuto tecnologico)
  3. ricerca applicata d'avanguardia, che mira al conseguimento di una leadership innovativa (vantaggio tecnologico almeno temporaneo)
I risultati dell'attività di ricerca sono:
  • invenzione, che consiste in soluzioni nuove di problemi tecnici collegati all'attività produttive (con nuovi prodotti ad esempio)
  • conoscenza di processo (know-how) che consiste come la capacità tecnica di eseguire particolari combinazioni produttive che consentano di ottenere determinati risultati.


Queste due attività devono però essere difese dall'azienda onde evitare di perdere il vantaggio tecnologico attraverso
  • il deposito di brevetti che assicurano l'esclusiva per un determinato periodo di tempo
  • il segreto industriale
La ricerca applicata per concludere, potrebbe essere effettuata in laboratori centrali come l'attività di ricerca di base, oppure in modo decentrato presso le varie unità operative


La ricerca e sviluppo: parte 1, la funzione ricerca e sviluppo

L'attività d'impresa nel campo della ricerca è sviluppo è finalizzata alla produzione del fattore produttivo "conoscienza".
L'impresa può decidire di assumere un certo dipo di atteggiamento, che può essere:
  • Atteggiamento passivo o di adattamento (si aspetta i mutamenti del mercato e successivamente si adatterà)
  • Atteggiamento anticipativo (l'impresa cerca di prevenire i mutamenti e si adatta preventivamente)
  • Atteggiamento attivo o innovativo (l'impresa non solo cerca di prevenire ma mette lei stessa in atto dei cambiamenti che poi potrebbero portare a mutamenti nell'intero mercato)
Le ultime due (soprattutto l'atteggiamento innovativo) devono per forza avere alle spalle un'attività di ricerca e sviluppo.

L'innovazione è costituita da due elementi (secondo gli studi di J. Shumpeter)
  • Invenzione, che è la prima forma di realizzazione di un'idea o di una conoscenza scientifica attraverso l'opera di soggetti inventori che agiscono al di fuori ed indipendentemente dal processo d'impresa
  • Attuazione, che è imvece tipica dell'imprenditore che sfrutta economicamente le opportunità offerte dalle invenzioni per tradurle in nuovi prodotti e/o processi.
In un impresa però il ricercatore è sostituito da un gruppo di ricerca che va a realizzare il processo innovativo d'impresa (o innovazione d'impresa) costituito da
  • Innovazione amministrativa in cui si cerca di migliorare le varie funzioni aziendali
  • Innovazione d'impresa in senso stretto intesa come innovazione tecnologica mirata a migliorare i processi produttivi, i prodotti e le combinazioni innovative "processi-prodotti"
Le combinazioni innovative "processi-prodotti" sono composti da una tabella a doppia entrata prodotti/processi in cui vi si pongono i prodotti nuovi, i prodotti adattati e migliorati e i prodotti esistenti da una parte, e dall'altra i processi nuovi, i processi adattati e migliorati e i processi esistenti e si formane le varie combinazioni fra di essi (9 in totale).

ATTIVITA' DI RICERCA E ATTIVITA' DI SVILUPPO

L'attività di ricerca concerne l'insieme degli studi, delle analisi, delle elaborazioni etc etc volti ad incrementare le risorse di conoscenze sia scientifiche che tecniche in possesso dell'impresa.

L'attività di sviluppo è la prosecuzione dell'attività di ricerca volta a selezionare attraverso sperimentazioni e prove (protoripi) le idee innovative pensate dalla ricerca.



Produzione e logistica: parte 4, produzione just in time (accenni)

PRODUZIONE JUST IN TIME

In principio di questo modello è quello di produrre solo quello che richiede in quel momento il mercato , adeguando i programmi di rifornimento e di produzione sulla base di ciò che il mercato ha assorbito.
Il modello just in time si applica più frequentemente in un contesto di pianificazione settimanale della produzione che consente di conseguire i vantaggi di una buona e più veloce logistica e un impegno più razionale delle risorse.




Produzione e logistica: parte 3, Il sistema logistico e il processo di gestione dei materiali

IL SISTEMA LOGISTICO

Il compito della logistica è quello di mettere in sintonia la produzione con le vendite , in modo da assicurare la consegna dei prodotti richiesti nei tempi e nei quantitativi richiesti, mantenendi al più baddo possibilie i costi ligistici ossia i costi delle scorte, dei trasporti e della gestione informativa dei flussi di produzione.

Gli obiettivi di un sistema logistico sono:
  • Efficacia ossia il servizio al cliente
  • efficienza ossia il contenimento dei costi logistici
IL PROGETTO DI GESTIONE DEI MATERIALI

I principali modelli di gestione dei materiali sono due: a scorta e a fabbisogno.
Il modello a scorta ogni codice di materiale viene tenuto in magazzino e quando le scorte scendono al di sotto di una certa soglia (livello di riordino) si provvede a riordinarne una certa quantità (lotto di approvigionamento).

Il lotto di approvvigionamento può essere determinato utilizzando la formula di Wilson (lotto economico d'acquisto):

Q= (2aD/ic)^1/2

dove:
Q= quantità del lotto economico
D=consumo annuale del materiale
a=costo di un ordine di approvvigionamento
i=costo unitario del materiale
c=tasso di costo annuo del capitale immobilizzato


Produzione e logistica: parte 2, Dal prodotto alla progettazione del processi produttivi

Prima di iniziare a produrre bisogna attendere che l'area marketing abbia concluso le proprio rilevazioni e analisi ed interpretato le esigenze e le opportunità del mercato.
Fatto questo, si può iniziare a produrre: attraverso le attività della progettazione di produzione si determinano le specifiche tecniche ed estetiche del prodotto, si individuano le soluzioni costruttive e tecnologiche e se ne verifica l'accettabilità economica (in questa fase vengono anche decise quali parti del prodotto produrre oppure far produrre ad esterni, ossia decisioni di make or buy).

Prima di realizzare il prodotto si costruiscono prototipi, in quanto grazie ad essi si può vedere effettivamente come il prodotto potrebbe uscire e le varie reazioni del pubblico (pensate ai vari motor shows con le case che mostrano anche i vari prototipi).

La progettazione dovrà poi ricercare soluzioni con impiego di componenti stardard, mantenendo limitato il numero di "codici di materiali", ma assicurando il soddisfacimento di esigenze diversificate attraverso una concezione modulare dei prodotti, attraverso la possibilità di ottenere prestazioni alternative o con la dotazione di optionals (si pensi al pc).


PROGETTARE IL SISTEMA PRODUTTIVO

Dopo aver iniziato a pregettare il prodotto, bisogna iniziare a progettare anche il tipo di sistema produttivo con il quale realizzare quel prodotto, ovvero con quale "layout degli impianti" produrlo.
I principali modelli di layout sono:
  • layout per processo: gli impianti sono raggruppati per tecnologie omogenee (adatto per produzioni di piccoli o medi lotti)
  • layout per prodotto: gli impianti e le postazioni di lavoro sono posizionate in base alla sequenza di operazioni necessarie per la produzione del prodotto (adatto per produzioni in serie di grandi lotti)
Negli ultimi tempi si fa in modo che il progetto del prodotto e del sistema produttivo vadano di pari passo (concurrent engineering or simultaneus engineering).



Produzione e logistica: parte 1, introduzione, comportamento ai giorni nostri e processi

Attraverso la funzione di produzione e logistica l'impresa pone in essere un insieme di attività che le consentono di trasformare i materiali acquistati da altre aziene in prodotti in grado di soddisfare le richieste del mercato.

Gli aspetti tipici della funzione produttiva e logistica sono:
  • La responsabilità della realizzazione del prodotto, utilizzando risorse stabilmente collegate all'azienda e materie prime, energia e servizi prese invece da terzi
  • Deve assicurare la predisposizione della necessaria capacità produttiva
  • Gestire il flusso dei materiali (compito della logistica)
  • Contribuire al raggiungimento degli obiettivi aziendali, valutabili rispetto a: costo del prodotto, qualità del prodotto, servizio al cliente

Nei tempi moderni la produzione e logistica deve affrontare una situazione diversa rispetto anche sono 50 anni fa, infatti i clienti ora voglion oaspettare il meno possibile, le tecnologie si sono sviluppate, il reddito medio è cresciuto, incremento dei costi e nascita di nuove esigenze.
Per far fronte a tutto questo ed ottenere un vantaggio competitivo è necessario offrire una vasta gamma di profotti, accorciare il ciclo di vita (time to market), offrire servizi logistici buoni e veloci, essere flessibili alle variazioni del marketing mix, essere flessibili alle variazioni temporanee o stagionali di volume, produrre con eccellente qualità (anche se questo ultimamente sembra non essere più un aspetto fondamentale) e mantere bassi i costi unitari di produzione.


I principali processi sono così classificabili:
  • progettazione e ingegnerizzazione
  • gestione della distinta base delle modifiche al prodotto
  • acquisti
  • gestione logisitca
  • gestione materiali
  • programmazione e controllo della produzione
  • assicurazione e controllo qualità
  • manutenzione
Oltre a questi appartengono anche i processi di produzione in senso stretto (trasformazione di materiali e semilavorati in prodotti).

In sintesi i processi si posso definire mediante quattro fasi:
  1. trasformazione
  2. movimentazione
  3. controllo
  4. giacenza



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