19/05/10

IRES: imposte e distribuzione degli utili

Un'imposta si definisce neutrale quando la sua introduzione non modifica la strategia dell'impresa.
Analizzando le scelte delle imprese, mi concentrerò su due in particolare:

  1. Distribuzione degli utili
  2. Finanziamento e investimento
In base alla scelta si avranno due tipi diversi di imposte neutrali.

IMPOSTE E DISTRIBUZIONE DEGLI UTILI

Un’imposta societaria si definisce neutrale nei confronti delle scelte di distribuzione degli utili se il carico fiscale non varia al variare della quota di utili distribuita, cioè se l’imposta per unità di utile NON dipende dalla quota di utili distribuiti.

Vi sono tre modalità principali differenti:

  1. Doppia imposta
  2. Integrazione completa
  3. Credito d'imposta totale


DOPPIA IMPOSTA (METODO CLASSICO)

In questo caso, gli utili U vengono tassati in capo alla società con un'aliquota t detta imposta societaria, e in più vi è una tassazione dei dividendi D (utili al netto dell'imposta societaria) in capo al percettore con un'aliquota tp (imposta personale).
Ponendo:

T= debito d’imposta complessivo sugli utili della soc.
U = utile della società
UN = utile al netto delle imposte = U(1-t)
d = quota di utili distribuiti sul totale degli utili netti
D = dividendi: D = d x UN = d x U (1-t)
t= aliquota d’imposta sulla società
tp = aliquota d’imposta personale

Il debito complessivo d'imposta a carico della società e del percettore si calcola:
T = tU + tpD ----> T = tU + tp[d x U (1-t)]
Il rapporto T/U si definisce carico fiscale π per unità di utile lordo, ed è pari a:
T/U = π = t + tp[d x U (1-t)]
Questo tipo di imposta non è neutrale perché dπ/dd >0, cioè il debito d’imposta per unità di utile lordo aumenta all’aumentare della quota di utile distribuito.
In particolare:
Se d = 0 (ovvero non si ha distribuzione) allora π = t
Se d = 1 (ovvero si ha una distribuzione totale) allora π = t + tp (1-t)

INTEGRAZIONE COMPLETA

Questo sistema in Italia è applicato alle società di persone, ricondotta semplicemente alla somma dei soci partecipanti e senza capacità contributiva autonoma.
In questo caso, l’utile entra nella b.i. dell’imposta personale indipendentemente dalla sua distribuzione e sulla base della quota di partecipazione nella società.

T = tpU ---->T/U = π = tp
L'onere fiscale per unità di utile è sempre uguale all'aliquota personale, qualsiasi sia la quota dell'utile distribuita. L'imposta è quindi neutrale, per ogni scelta di distribuzione dell'utile.

CREDITO DI IMPOSTA TOTALE

Nel credito di imposta totale, l'imposta sugli utili societari rappresenta un credito nella liquidazione dell’imposta personale. Essa è quindi di fatto applicata solo agli utili non distribuiti. Era usato in Italia per i dividendi da partecipazione azionaria qualificata, e fu introdotto per evitare la doppia tassazione degli utili stessi (vedi sopra). L’imposta pagata dalla società diventa un “acconto” di quella personale.

Questo tipo di tassazione risulta essere neutrale solo quando t = tp. Nel caso in cui questa condizione non si verificasse, essa non è naturale. E' possibile dimostrare (ma non lo faccio) che:
Quando d = 0 (no distribuzione) allora π = t
Quando d = 1 (distribuzione totale) allora π = tp




15/05/10

Le nozioni di Reddito: prodotto, d'entrata, consumo e l'IRPEF in Italia

LE NOZIONI DI REDDITO

Non esiste una sola nozione per definire il reddito, infatti la teoria ne ha elaborate più di una in base alle quali dovrebbe essere fondata un’imposta sul reddito.
Esse sono:
  • Reddito prodotto
  • Reddito d'entrata
  • Reddito consumo
IL REDDITO PRODOTTO

Nel reddito prodotto, la capacità contributiva di un soggetto è determinata unicamente dai redditi che rappresentano la remunerazione diretta dei fattori produttivi (terra, lavoro, capitale).
Si distingue quindi in:
  • Reddito da lavoro
  • Reddito da capitale
  • Redditi fondiari
Per la definizione, non rientrano (ovviamente) cose come plusvalenze, guadagni in conto capitale, vincite a lotterie, etc etc etc.

Il reddito prodotto presenta però due problemi: iniquità e possibilità di elusione.
Il secondo può essere risolto grazie alla imposta sulle successioni e sulle donazioni, che si solito accompagna la nozione di reddito prodotto.
Questo comporterebbe sì una doppia tassazione, ma in questo modo si può tassare come ho già detto prima una materia imponibile che magari è sfuggita alla tassazione precedente (elusione o evasione), in più si fa riferimento alla distinzione Milliana fra fortune meritate e fortune immeritate (verrebbero tassate doppiamente anche quest'ultime).

IL REDDITO D'ENTRATA

Nel reddito d'entrata, la capacità contributiva di un soggetto è determinata dalla sua potenzialità o capacità di spesa, ovvero dalla possibilità di consumare in un anno senza però diminuire il suo patrimonio. Il consumo possibile o potenziale è rappresentato dal consumo effettivo più il risparmio.

Esso può essere calcolato in due modi:
  1. Reddito prodotto + (Plusvalenze - Minusvalenze)
  2. Risparmio (variazione del patrimonio) + Consumo effettivo
Anche il reddito d'entrata presenta due problemi: uno è quello di come tassare le plusvalenze, e l'altro è il problema del salto d'aliquota (aumenta t' perchè aumenta la base imponibile).

Le due nozioni fino ad ora analizzate comportano una doppia tassazione dei redditi che vengono risparmiati, infatti abbiamo una prima tassazione quando iene percepito il reddito, ed una seconda quando tale reddito viene impiegato e fornisce interessi o utili.
Se ne deduce che tali nozioni non sono neutrali nei confronti delle scelte di risparmio e consumo: chi consuma infatti avrà maggiori benefici dal punto di vista fiscale.

Per evitare questa doppia tassazione del risparmio, viene definito il concetto di "Reddito Consumo" che esenta il risparmio dalla tassazione.

IL REDDITO CONSUMO

Nel reddito consumo, la capacità contributiva è rappresentata dal consumo annuale del contribuente. Per verificare i consumi basta considerare i conti registrati del contribuente dove sono indicate le variazioni delle consistenze delle forme di impiego del risparmio, come conti correnti, azioni etc etc: ogni versamento rappresenta un risparmio, ogni prelievo un consumo.

Questa nozione risolve il problema della tassazione delle plusvalenze che vengono tassate al momento del consumo, ed il problema del risparmio, in quanto esso è esente.
Sono presenti anche qui dei problemi:
  • Molte spese infatti si riferiscono a consumi meritori o a delle necessità
  • Si ha un effetto redistributivo verso le classi più risparmiatrici (abbienti).


IN ITALIA

L'IRPEF è fondata sul concetto di reddito prodotto con queste caratteristiche:
  • Apertura al concetto di reddito d'entrata con l'inserimento nella base imponibile di alcune plusvalenze
  • Tassazione limitata dei redditi di capitale (trattamento favorevole)
  • Apertura moderata anche al reddito consumo: possibilità di dedurre dall’imponibile gli accantonamenti previdenziali con alcuni limiti (esenzione del risparmio).
L'UNITA' IMPOSITIVA

Ve sono due differenti : individuale e famigliare. Esse cambiano se l'imposta è progressiva; se invece è proporzionale, i due tipi di imposta sono identici.
In italia si è scelta un'imposta individuale, che però tiene conto della situazione familiare attraverso le detrazioni per carichi di famiglia
Si è scelta questa opzione per due motivi:
  • Essa rende ciascun componente della famiglia titolare di una propria posizione fiscale
  • Essa favorisce il mondo femminile, agevolando l'ingresso nel mercato del lavoro delle donne sposate

Per quanto riguarda il quoziente familiare, esso è utilizzato in Francia, e si basa sulla formula:
T = d.f x t(q.f)
con:
T = imposta complessiva della famiglia
d.f = Dimensione Fiscale della famiglia data dalla somma dei coefficienti attributi ai membri della famiglia (1 per i coniugi; 0.5 per i figli)
q.f = Quoziente Familiare dato dalla somma di tutti i redditi della famiglia divisi per la d.f
t() = è la struttura delle aliquote progressive

Il sistema del Quoziente Familiare consente di tenere conto della struttura della famiglia avvantaggiando, a parità di reddito, le famiglie più numerose.

IMPONIBILE REALE O NOMINALE

I sistemi imponibili si basano su imponibili nominali. In presenza però di elevata inflazione ed imposte progressive, si ha aumento dell’imposta e, quindi, dell’aliquota media. Questa cosa è chiamata "Fiscal Drag".

Fino al 1992 in Italia esisteva un meccanismo di revisione automatica di aliquote ed intervalli di scaglione (in soldoni, dei meccanismi di restituzione del fiscal drag).

REDDITI A FORMAZIONE PLURIENNALE

Essi godono di una tassazione separata, al fine di evitare un notevole aumento della materia tassabile ed un aumento dell'aliquota media applicata a tutti i redditi percepiti in quel periodo d'imposta.

Esempio TFR (il datore di lavoro accantona ogni anno 1 mensilità (rivalutata: 1,5% + 75% dell'inflazione):
  • La parte finanziaria (rivalutazione dei versamenti annuali) è sottoposta ad imposta sostitutiva pari all'11%
  • La parte residua pari alla somma dei versamenti annuali, è assoggettata a tassazione separata con un’aliquota pari alla media degli ultimi 5 anni delle aliquote medie IRPEF
  • La base imponibile corrispondente è data dal TFR-rivalutazioni diviso anni di maturazione moltiplicato per 12.

14/05/10

IRPEF: deduzioni e detrazioni


LE DEDUZIONI
La base imponibile IRPEF è calcolata sottraendo al reddito complessivo gli eventuali onerdi deducibili.

Gli oneri deducibili sono le spese sostenute dal contribuente che egli può sottrarre dal suo reddito complessivo annuo per determinare l’imponibile sul quale calcolerà l’imposta (applicando le aliquote previste).
I principali sono:
  • Contributi previdenziali e assistenziali obbligatori: nessun limite
  • Erogazioni liberali a favore di istituzioni religiose: limite di 1000 euro cadauno
  • Contributi a forme pensionistiche complementari e individuali: limite di 5165 euro e 12% del reddito complessivo
  • Rendita catastale prima casa: nessun limite
  • etc etc

SCALA DELLA ALIQUOTE

Le aliquote IRPEF sono progressive a scaglioni di reddito: ad ognuno di essi è applicata l'aliquota in base al suo ammontare. Nel 2010 le aliquote sono (i valori non tengono conto dell’addizionale regionale e comunale IRPEF) :
  • Reddito:inferiore a 15000 Aliquota: 23%
  • Reddito:15.000-28.000 Aliquota: 27%
  • Reddito:28.000-55.000 Aliquota: 38%
  • Reddito:55.000-75.000 Aliquota: 41%
  • Reddito:Oltre 75.000 Aliquota: 43%


LE DETRAZIONI

Dopo aver calcolato l'IRPEF lorda, bisogna applicare le seguenti detrazioni:
  • Detrazioni per tipo di reddito
  • Detrazioni per carichi familiari
  • Detrazioni per oneri al 19%
Esse dipendono dalla tipologia di reddito di cui si è titolari e decrescono all'aumentare del reddito complessivo.
Potrete trovare tutte le informazioni sulle tipologie di detrazione sul sito dell'Agenzia delle Entrate, in questo modo sarete sempre aggiornati nel caso di cambiamenti (magari verranno pubblicate anche qui successivamente).

CONFRONTO FRA DEDUZIONI E DETRAZIONI

Ponendo:

T= debito d’imposta
Y= reddito complessivo
y= (Y-d) = reddito imponibile
d=deduzione
t( )= funzione che definisce l’imposta lorda

Abbiamo che:
T = t(Y-d) ---> t(y)

Se si aumenta di una unità (un euro) la deduzione:

dT/dd =dt(y)/dd=
dT/dy x dy/dd =
t’(-1) = -t’
il risparmio per il contribuente dipende dalla sua aliquota marginale. A parità di ammontare delle deduzioni, saranno i contribuenti più ricchi a beneficiarne di più.

Ponendo ora che:

f = detrazione
Y= reddito complessivo=reddito imponibile
(non ci sono deduzioni)

si ha che:
T = t(Y) - f
Se si aumenta di una unità (un euro) la detrazione, il risparmio di imposta è uguale per tutti:

dT/df = -1


il risparmio per il contribuente è esattamente pari ad 1 euro, indipendentemente dalla sua aliquota marginale. Di questo ne beneficiano in ugual modo tutti i contribuenti.

12/05/10

L'IRES: calcolo della base imponibile, parte due

Come già accennato, il reddito complessivo IRPEF è composto da diverse voci che ora verranno analizzate una per una.

I REDDITI DA CAPITALE

Sono generalmente soggetti ad imposta sostitutiva, ovvero non rientrano nella base imponibile IRPEF.

I principali redditi da capitale sono (aliquota dell'imposta sostitutiva):
  • Interessi su obbligazioni e simili (12,5%)
  • Interessi e proventi su conti correnti e depositi (27%)
  • Proventi da gestione collettiva di masse patrimoniali (come i fondi pensione) (12,5%)
  • Dividendi derivati dalla partecipazione ad una società di capitale (variabile: se da partecipazione non qualificata: ritenuta secca a titolo d'imposta = 12,5%; se da partecipazione qualificata: entrano nella base imponibile IRPEF per il 49,72%; se le partecipazioni sono invece in società di capitali con sede in paesi con sistema fiscale privilegiato: entrano al 100% nella base imponibile)

I REDDITI FONDIARI

I redditi fondiari sono i redditi inerenti a terreni o fabbricati situati nello Stato ed iscritti con attribuzione di rendita nel catasto dei terreni p nel catasto edilizio urbano. Essi concorrono a formare il reddito complessivo solo nei soggetti che possiedono gli immobili (proprietà, usufrutto, enfiteusi o altro diritto reale), indipendentemente dalla percezione. Si distinguono:
  • Redditi agricoli
  • Redditi di fabbricati (ad esempio redditi da affitto)
  • Redditi dominicali (da terreni)
La tassazione avviene in base alla "Tariffa d'estimo catastale" che è una stima del reddito normalmente percepito in virtù della proprietà del terreno (dominicali) , della proprietà del fabbricato in base a luogo e qualità degli stessi (fabbricati) e della redditività ordinaria delle coltivazioni (agricoli).

Da precisare che:
  • In caso di perdita per eventi naturali di almeno il 30% del prodotto il reddito dominicale e agrario sono considerati inesistenti
  • Le tariffe d’estimo catastale non rappresentano in Italia una misura dell’effettiva redditività di terreni e fabbricati
Le motivazioni per cui qui in Italia si applica il concetto di reddito normale e non effettivo sono per incentivare la produttività, per semplicità amministrativa, e (alcuni dicono) per agevolare gli agricoltori.

Per quanto riguarda il trattamento dei fabbricati si ha che:
  • Per la prima casa, la rendita viene sommata al reddito complessivo che poi viene dedotto in toto
  • Per le abitazioni prese in affitto sono previste delle detrazioni in base al reddito (solo per la prima casa)
  • Per le abitazioni date in locazione si deve inserire il maggiore fra la rendita catastale e l'85% del canone di locazione. La nuova riforma in progetto parla di un'imposta sostitutiva del 20%
  • Per la seconda casa e oltre, non vi è deducibilità e viene inserita nella base imponibile la rendita aumentata del 30%.

I REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE

Ad essi si applica il principio di cassa e il concetto di reddito lordo (differenza con i redditi da lavoro autonomo).
I redditi da lavoro dipendente comprendono:
  • Pensioni di ogni genere
  • Remunerazioni da collaborazioni continuate e coordinate
  • Compensi in denaro o in natura percepiti durante il periodo d'imposta in seguito ad un contratto di lavoro dipendente
Da precisare che i datori di lavoro e gli enti di previdenza agiscono come sostituti d'imposta: operano una ritenuta a titolo di acconto con obbligo di rivalsa. Sono esclusi dai redditi da lavoro dipendente gli oneri assistenziali e previdenziali, i contributi sanitari per un massimo di 3615 euro e le azioni distribuite (offerte) alla generalità dei dipendenti a patto che siano detenute per almeno 3 anni e per un valore massimo di 2065 euro.


I REDDITI DA LAVORO AUTONOMO

I redditi da lavoro autonomo vengono definiti come i redditi che derivano dall'esercizio abituale di arti o professioni inclusi i redditi che derivano dall’utilizzazione economica delle opere di ingegno e dei brevetti industriali.
A differenza dei redditi da lavoro dipendente, qui si applica il concetto di cassa e il concetto di reddito netto (è possibile portare in diminuzione le spese sostenute nell’esercizio dell’arte o della professione).
Per coloro che esercitano arti e professioni, l'imposta è calcolata mediante la differenza fra i compensi percepiti (al netto di contributi assistenziali e previdenziali obbligatori) e le spese sostenute; per gli altri vige una deduzione forfetaria del 25&.

Precisazioni:
Possono essere immediatamente ed integralmente dedotte nell’anno d’acquisto le spese per beni strumentali di costo inferiore a 516 euro, mentre per spese superiori a tale cifra è necessario predisporre un piano di ammortamento.

REDDITI D'IMPRESA

Esso derivano dall'esercizio di imprese commerciali. Avendo quote di utili e ricavi ( per S.S. S.N.C. e S.A.S e, a volte, S.R.L), su di esse vengono imputati in base alla quota di partecipazione ad ogni socio indipendentemente dalla loro percezione.
Si applica il principio di competenza ed il concetto di reddito netto ed essi vengono determinati con le stesse regole dei redditi delle società di capitale.

Dal 2008 vi è la libertà di scegliere per i titolari d'impresa fra due regimi di tassazione:
  • Inserimento del reddito d'impresa nel reddito complessivo IRPEF (regime unico vigente fino al 2007)
  • Imposta sostitutiva del 27% (evitando così il punto precedente): questa soluzione può essere applicata solo se i redditi prodotti restano in azienda e non vengono prelevati o distribuiti
Per quanto riguarda le imprese individuali o i liberi professionisti con un reddito inferiore ai 30000 euro senza dipendenti e/o collaboratori, vi è un'aliquota fissa del 20%.

I REDDITI DIVERSI

I redditi diversi presentano un'incertezza sia sulla prestazione sia sull'entità della stessa (differenza dei redditi di capitale che la presentavano solo sulla seconda).
Generalmente nemmeno questi redditi rientrano nella base imponibile dell'IRPEF.
Sono di quattro tipi:
  • Plusvalenze da cessione di azioni: Vedi dividendi
  • Plusvalenze immobiliari: da lottizzazione e successiva vendita dei terreni e fabbricati e dalla cessione a titolo oneroso di immobili detenuti da meno di 5 anni (esclusi quelli in cui si abita e quelli ricevuti da donazione o successione). A questi ai fini IRPEF si inserisce la differenza tra il ricavato della vendita e il prezzo di acquisto
  • Plusvalenze da derivati: (futures, swaps, options): non entrano nella base imponibile IRPEF; l'imposta sostitutiva di aliquota è del 12,5% e viene applicata alla differenza tra corrispettivi percepiti e somme pagate
  • Plusvalenze da contratti a termine: non entrano nella base imponibile IRPEF; l'imposta sostitutiva di aliquota è del 12,5% e viene applicata alla somma algebrica dei differenziali positivi o negativi percepiti o sostenuti per ogni contratto.



11/05/10

L'IRPEF: introduzione

L'IRPEF è l'acronimo di "Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche" ed è un'imposta diretta, personale e progressiva.

E' utile definire una ipotesi di questa imposta: devono essere posseduti redditi in denaro o in natura che sono imponibili:
  • Tutti i redditi posseduti per i residenti dello Stato
  • Solo i redditi prodotti all'interno dello Stato per i non residenti
La base imponibile si riferisce al reddito complessivo delle persone fisiche al netto degli oneri deducibili.

Lo Stato ha deciso di scegliere l'applicazione di un'imposta personale e non reale sostanzialmente per tre motivi:
  • Essa permette di realizzare la progressività
  • Essa permette di introdurre forme di esenzione per i redditi inferiori ad un livello minimo
  • Essa permette di inquadrare il contribuente nella sua situazione complessiva

L'IRPEF netta è calcolata attraverso i seguenti passaggi:

Reddito Complessivo - Oneri Deducibili = Reddito Imponibile IRPEF
Reddito Imponibile IRPEF x Scala delle aliquote = IRPEF lorda
IRPEF lorda - (Detrazioni per tipo di reddito + Detrazioni per carichi familiari + Detrazioni per oneri al 19%) = IRPEF netta


IL REDDITO COMPLESSIVO IRPEF

Il reddito complessivo IRPEF deriva dalla somma dei singoli redditi che appartengono ad una delle seguenti categorie:
  • Redditi di capitale (in rari casi)
  • Redditi fondiari
  • Redditi da lavoro autonomo
  • Redditi da lavoro dipendente
  • Redditi d'impresa (percepiti dalle persone fisiche titolari)
  • Redditi diversi (in rari casi)




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