Voglio proporvi questo articolo che reputo molto interessante e ricco di spunti e riflessioni. Buona lettura
Amadeo Peter Giannini: il piu’ grande banchiereArticolo scritto da Guido Crapanzano
Questa è la storia di Amadeo Peter Giannini, un emigrante italiano che arrivò in America nel ventre della madre.
Amadeo venne alla luce nel 1870 a San Josè, in California e, partendo da zero, in soli quarant’ anni creò la più grande banca del mondo.
Nel 1902 Giannini era già direttore in una banca di San Francisco, dove molti emigranti italiani andavano per spedire in Patria i propri risparmi. Giannini si rammaricava che, per il trasferimento, gli italiani dovessero pagare un tasso del 5/6% e subire un cambio svantaggioso. Per due anni lottò per cambiare la politica della banca, che dedicava attenzione solo ai clienti abbienti.
Visto inutile ogni sforzo, nel 1904 decise di aprire una nuova banca, che chiamò Bank of Italy. Da lì, mandare i soldi in Italia costava solo il 2 % e il cambio era onesto.
Anche se può apparire incredibile, questa piccola banca, che ebbe la prima modesta sede in un saloon di North Beach - la zona povera di San Francisco dove risiedeva la comunità italiana - diventerà la più grande banca del mondo.
Ma ciò che più sorprende, non è tanto quello che Amadeo Giannini ha fatto, ma come lo ha fatto. Per tutta la vita ha operato oltre i limiti imposti dalla logica del profitto con l’ ambizione di soddisfare le esigenze dei più deboli. E la sua vita ci dimostra come, anche senza porre il denaro in cima alla scala dei valori, si possano conseguire utili rilevanti e creare benessere per sé e per gli altri.
Ma, ma come si usa per tutte le belle storie, cominciamo dall’ inizio.
I genitori di Amadeo Peter Giannini erano due emigranti. Come tanti altri, per cercare fortuna avevano lasciato il proprio paese natale: Favale di Malgaro, un borgo dell’ entroterra ligure in cui erano nati anche i loro nonni, e i nonni dei loro nonni. Un paesino di duemila anime, arroccato tra i monti che si innalzano subito dietro Rapallo, nella Valle Fontanabuona. Favale conta oggi poco più di 500 abitanti, ma nel secolo scorso oltre tremila favalesi sono andati a cercare fortuna nelle Americhe, la maggioranza in California.
La casa della famiglia Giannini era una modesta costruzione isolata e arrampicata nel mezzo di una collina, una casetta in pietra e ardesia con un’ unica grande camera posta sopra la stalla e il fienile.
Appena sposati, i genitori di Amadeo Peter Giannini - Luigi di 29 anni e Virginia Demartini quattordicenne - decisero di partire per l’ America nell’ intento di fare fortuna, e quindi per sfuggire alla miseria - seppur dignitosa - in cui vivevano allora le popolazioni montane.
Arrivati in California, con la ferrovia transcontinentale appena inaugurata, scelsero di avventurarsi subito verso nord e si fermarono a San Josè, una cittadina tra Los Angeles e San Francisco dove, con i pochi risparmi racimolati tra i parenti prima di partire dall’ Italia, speravano di acquistare una proprietà agricola. Ma le informazioni che avevano sul prezzo dei terreni non erano aggiornate, e si accorsero che non avrebbero potuto comprare un appezzamento sufficientemente grande per sopravvivere. Affittarono allora una casa con qualche camera, che trasformarono in una pensione. Dopo pochi mesi, lavorando sodo, la pensione diventò una locanda con venti camere. E qui, il 6 maggio 1870, nacque colui che sarebbe diventato il più grande banchiere del mondo: Amadeo Peter Giannini.
Il flusso di emigranti che, da ogni parte del mondo arrivavano in California, attirati anche dal miraggio della scoperta dell’ oro, fece prosperare gli affari della Locanda Giannini che, in pochi anni, si ampliò e divenne Hotel.
Per Luigi Giannini, l’ Hotel si rivelò una piccola miniera d’ oro, tanto che dopo pochi anni lo vendette e, con il ricavato, riuscì a comprarsi una tenuta di 40 acri a metà strada tra San Francisco e la baia. Una scelta quanto mai indovinata, perché quella zona si trovò, in seguito, al centro di una considerevole rivalutazione.
Ma prima di poter godere dei frutti della sua scelta, sei anni dopo l’ acquisto, Luigi Giannini fu ammazzato da un bracciante per una discussione nata per un debito di un dollaro. Fu proprio Amadeo, che piangendo aveva assistito alla scena, a soccorrere il padre morente. E da quel momento intuì che il denaro poteva avvelenare e, talvolta, anche togliere la vita.
Virginia si trovò così vedova a 22 anni, con tre bambini, il maggiore dei quali, Amadeo, aveva sette anni.
Virginia era una bella donna e, oltretutto, all’ epoca in California le donne scarseggiavano, per cui ebbe la possibilità di scegliersi un nuovo marito tra molti pretendenti.
E scelse bene.
Sposò Lorenzo Scatena, di ventisei anni, il cui solo capitale pareva costituito da una pariglia e un carro col quale trasportava prodotti agricoli sui moli della baia di San Francisco. In realtà era anche dotato di grande intelligenza che sviluppò e mise a frutto con lo stimolo e la collaborazione dell’ amorevole consorte.
Scatena era innamoratissimo di Virginia e, come tutti quelli che amano davvero, voleva molto bene anche ai suoi tre figli. In particolare al più grande, Amadeo, che pur continuando a studiare, aiutava il patrigno sia nel lavoro dei campi sia nella gestione dell’ impresa agricola. In pochi anni, però, Lorenzo Scatena, su suggerimento della moglie, verificò che il commercio di ortaggi rendeva più della loro coltivazione e nel 1882 trasferì la famiglia a San Francisco, dove ogni giorno tante navi si approvvigionavano di ortaggi e verdure fresche. Luigi comprava direttamente dai contadini delle vallate californiane, trasportava le derrate sulle banchine e le vendeva alle navi appena ormeggiate.
Scatena diventò in poco tempo un affermato grossista di frutta e verdura. I contadini lo stimavano per la sua correttezza e anche al porto si era fatta fama di galantuomo.
Amadeo dopo aver frequentato fino a 12 anni la scuola di San Josè, proseguiva gli studi a San Francisco, dove avrebbe poi seguito un corso di cinque mesi di economia e commercio ma, già mentre studiava, aveva iniziato a collaborare all’ attività del padre.
Leggeva molto, ma soprattutto andava in giro a raccogliere informazioni sulle nuove tecniche agricole. Molti emigranti erano contadini che arrivavano dai più diversi Paesi e Amedeo si faceva spiegare i metodi innovativi utilizzati nelle diverse nazioni. Suggeriva poi agli agricoltori che cosa coltivare e spiegava le strategie per aumentare la produzione. E soprattutto consigliava la raccolta precoce, quando le primizie erano ancora fresche e tenere. Pesavano meno, ma valevano di più. Puntando sulla qualità del prodotto, spuntava i prezzi migliori. Inoltre, convinse il padre a fare prestiti agli agricoltori che volevano comperare nuove attrezzature, o attraversavano momenti difficili, ottenendo in questo il privilegio della fidelizzazione.
Scatena era orgoglioso del figlio, non solo per la sua laboriosità ma soprattutto per i valori di integrità morale che gli aveva trasmesso e che Amedeo aveva fatto suoi. Ben presto diventò il perno dell’ azienda e, all’ occorrenza, l’ alter-ego di Scatena.
Nessuno sapeva curare le pubbliche relazioni come lui. Per aumentare i clienti della Lorenzo Scatena & Company scriveva ogni giorno decine di lettere a mano indirizzandole a tutti i potenziali clienti e fornitori, facendo attenzione di non promettere nulla di quanto non potesse mantenere. E se il destinatario non rispondeva, metteva l’ abito elegante e andava a trovarlo, ottenendo di persona ciò che voleva.
Sulla banchine del porto non bastava però essere convincenti e Amadeo - che a quindici anni era già più di un metro e ottanta e pesava 90 chili - quando serviva sapeva imporre le proprie ragioni anche a cazzotti.
Gli affari andarono così bene che Scatena, per premiarlo, lo associò all’ azienda. Prima al 30%, poi al 50%.
A vent’ anni, Amadeo Peter Giannini era già diventato uno dei giovani più affermati e ammirati della colonia italiana di San Francisco. Conosciuto per la sua correttezza e ammirato per il suo fascino. Era alto un metro e novanta, e molte ragazze lo consideravano uno degli uomini più avvenenti della città.
Nel 1892, a ventidue anni, scelse per sposa una coetanea, Clorinda Flores Cuneo, figlia di uno dei più ricchi italo-americani di San Francisco. E questa scelta si rivelò uno dei molteplici eventi fortunati della sua vita.
Se Giannini, nel corso della vita, imboccò il viale del successo, se si trovò spesso a camminare fianco a fianco con la fortuna, possiamo ritenere che il merito fu principalmente dei suoi genitori, che lo allevarono nel profondo rispetto dei valori della tradizione. Quella tradizione che è l’ esatto opposto della conservazione, perché fornisce quei valori basilari che consentono a ciascuno di percorrere il proprio itinerario, nella certezza di procedere nella giusta direzione.
E per tutta la vita, Giannini proseguì in questa direzione, senza lasciarsi deviare, né dall’ euforia del successo né dal demone del denaro che, di solito, si impossessa dell’ animo dei ricchi.
Nel 1901 pensò che non valeva la pena di continuare al lavorare per diventare ancora più ricco. Decise di vendere la sua metà dell’ azienda ai dipendenti, che lo avrebbero pagato con i futuri guadagni, assicurandosi così un reddito che gli permetteva di sollevare la testa dagli impegni quotidiani e gli offriva l’ opportunità di guardarsi attorno e riflettere.
Al proposito, le sue biografie narrano che già a trentatré anni, un anno prima di fondare la Bank of Italy, aveva elaborato una sua teoria sul denaro: "Non voglio diventare troppo ricco", diceva, "Perché nessun ricco possiede la ricchezza, ma ne è posseduto". E, contrariamente a tanti che predicano bene ma razzolano male, per tutta la vita Giannini si attenne a questa regola.
Nel 1902 la morte del suocero impresse una svolta alla vita di Giannini che, già benestante, in ragione della sua riconosciuta integrità e correttezza, venne invitato a amministrare l’ intero patrimonio della famiglia della moglie, patrimonio che assommava a circa mezzo milione di dollari.
Tra i beni amministrati da Amadeo Giannini, vi erano anche azioni di una delle principali banche di San Francisco, la COLUMBUS SAVING AND LOAN, che nel 1902 gli offrì di collaborare come dirigente.
Giannini intravide la possibilità di intraprendere una attività di prestigio in cui avrebbe anche potuto operare con finalità sociali, e decise di impegnarsi anima e corpo.
Abbiamo già accennato che Giannini non condivideva la politica finanziaria della COLUMBUS, soprattutto per l’ indifferenza nei confronti delle classi sociali più deboli e per gli alti tassi che essa chiedeva per il trasferimento dei risparmi degli immigrati.
Per due anni Giannini vi prestò la sua opera nella speranza di modificarne le strategie finanziarie.
I soci di maggioranza della COLUMBUS riservavano le loro attenzioni ai benestanti, e accordavano crediti solo a imprese e imprenditori già consolidati.
Giannini affermava che un banchiere degno di questo nome non doveva negare credito a nessuno. Purché onesto.
Il suo sogno era quello di una banca aperta a coloro che non erano mai entrati in una banca, una banca per gli emigranti.
Giunti in California senz’ arte né parte, pronti a lavorare per sfamarsi, questi diseredati vivevano tra stenti e umiliazioni. Non conoscevano la lingua e gli americani di vecchio ceppo protestante li guardavano con diffidenza e li tenevano alla larga.
Giannini, ricordando le sue origini, intuì che la gran parte degli immigrati italiani, e in particolare quelli armati non solo del coraggio della disperazione ma anche di sani principi, sarebbero presto diventati la colonna portante dello sviluppo della California. Diede le dimissioni e si dedicò a loro.
Nonostante Amedeo avesse lasciato l’ azienda paterna, quando decise di aprire una propria banca, il patrigno Scatena si gettò con lui nella nuova avventura investendovi il proprio patrimonio e collaborando attivamente.
Ma una volta deciso di fare la banca, bisognava trovare una sede. Giannini sapeva che l’ emigrante Anania Quilici, che gestiva un bar situato in un incrocio strategico di North Beach, voleva ritirarsi, e rilevò il suo contratto di affitto per $1250.
Il 17 ottobre 1904 Amadeo Peter Giannini aprì la Bank of Italy, investendovi tutti i suoi averi, il patrimonio della famiglia della consorte, oltre al sostanzioso contributo del patrigno Scatena e di alcuni soci di origine italiana.
Ma, creata la banca, bisognava farla conoscere. E in questo Giannini fu insuperabile, anche perché era conosciuto da quasi tutti gli immigrati italiani. Giannini girava in tutte le case, offriva servizi, aiuto e prestiti, suggeriva di mettersi nel commercio, di acquistare terreni, case, di aprire aziende e, in ogni caso, di mettersi in proprio.
Nei primi del Novecento non era facile ottenere credito dalle banche, soprattutto per gli emigranti. Gli istituti di credito non accordavano crediti inferiori ai $ 200 e, in caso di bisogno, gli immigrati dovevano rivolgersi agli usurai.
Alla Bank of Italy, Giannini, dopo alcune domande, concedeva prestiti a partire da 25 dollari e, come garanzia, guardava i calli sulle mani e la faccia del cliente.
Scelse personalmente i dipendenti che dovevano conoscere diverse lingue. In particolare, volle con sé il cassiere Pedrini della COLUMBUS. Per averlo si offrì di raddoppiargli lo stipendio. I suoi soci protestarono e lui rispose che Pedrini era bravo, galante con le signore, gentile anche con i clienti in difficoltà. Per superare gli indugi decise che metà del suo stipendio sarebbe stata interamente a suo carico. Clausola che venne presto annullata dagli stessi soci quando si resero conto che Giannini aveva visto giusto.
Giannini non volle la presidenza della Bank of Italy, non aveva bisogno di un potere derivante da un ruolo, assunse la vicepresidenza e, un anno dopo l’ apertura, fece nominare presidente il patrigno Lorenzo Scatena.
Tra le norme che Giannini impose, vi era anche quella che gli amministratori avrebbero lavorato senza stipendio, sino a che la Bank of Italy non avesse cominciato a dare frutti.
Decise per un azionariato popolare; volle che nessuno potesse possedere più di cento delle 3.000 azioni distribuite. E limitò il valore delle azioni a un massimo di $100. Si occupò lui stesso di farle sottoscrivere a fornai, pescatori, droghieri, idraulici, barbieri, tutta gente che non era mai prima entrata in una banca. Si dichiarò soddisfatto quando verificò che il grosso delle azioni era distribuito tra azionisti che avevano da una a quattro azioni.
Dopo appena due mesi la Bank of Italy aveva depositi per $ 70.000, ma i prestiti superavano i $ 90.000. I soci erano preoccupati, ma Giannini sapeva che solo così poteva guadagnare la riconoscenza e la fiducia del pubblico. Come non essere riconoscenti verso chi ti permetteva di affittare una casa decente, o di mandare i figli a scuola?
Ma Amadeo andò oltre: sovvenzionò i costruttori di case popolari, a condizione che agevolassero i compratori.
All’ epoca questa visione liberistico-sociale era diffusa negli USA, dove Ford, aumentando i salari dei propri operai, li trasformava in potenziali compratori di automobili. E anche in Italia, alcuni industriali illuminati costruivano case per i propri operai e sovvenzionavano scuole per i figli.
Tanto crescevano i depositi, tanto più Giannini offriva prestiti e sovvenzioni. E che avesse ragione lo dimostrò l’ incredibile aumento di depositi, che in un anno raggiunsero $ 700.000.
Ma agli altri banchieri di San Francisco la sua strategia liberal-etico-innovativa, apparve non solo rivoluzionaria ma anche pericolosa, e gli dichiararono guerra. Sparsero la voce che la Bank of Italy fosse in difficoltà e molti clienti si precipitarono a ritirare i propri risparmi. Amadeo, che aveva previsto anche i momenti difficili e aveva accumulato riserve in monte d’ oro, fece montare immediatamente sul marciapiede davanti alla banca dei grandi tavoli su cui espose le ingenti riserve auree assieme a montagne di banconote e i suoi clienti si vergognarono allora, di fronte a tanta ricchezza, di chiedere i loro modesti risparmi.
Nell’ aprile del 1906 i depositi superavano il milione di dollari. E qui scoppiò la tragedia.
Il 18 aprile del 1906 un terremoto di proporzioni bibliche distrusse San Francisco.
Le scosse telluriche si susseguirono per tre giorni, accompagnate da incendi che trasformarono la città in un ammasso di rovine fumanti. I superstiti giravano per le strade come spettri, piangevano, pregavano ma anche saccheggiavano. Giannini, assieme ai soci, usò i carretti della frutta del patrigno per trasportare al sicuro, sotto le verdure, il denaro e l’ oro della Bank of Italy, che nascose nel camino semidistrutto della sua abitazione.
Le altre banche della città, che a causa degli incendi avevano perso non solo gran parte dei fondi, ma anche i libri contabili, non furono in grado di riaprire prima di un mese.
Amadeo Giannini, che conosceva personalmente i suoi clienti e la loro situazione finanziaria, dopo soli sei giorni riaprì la banca, creando una sede di fortuna nella casa semidistrutta del fratello medico, su cui espose una insegna bruciacchiata che era riuscito a recuperare. Mise bene in vista anche un vistoso cartello che aveva pitturato nella notte con la scritta: "Prestiti come prima, più di prima".
La nuova Bank of Italy venne letteralmente presa d’ assalto da una folla di sinistrati bisognosi di tutto, che ritiravano i depositi o chiedevano prestiti.
Giannini distribuiva soldi a chiunque li chiedesse, senza domande, solo annotando nomi e cifre.
Ma non gli bastava.
Dopo due giorni di assalto lasciò la gestione della sede provvisoria ai soci e, accompagnato dal patrigno, si avventurò negli altri quartieri della città spingendo un carrettino con su una piccola cassa di banconote. Amadeo girava nelle zone devastate di San Francisco, negli accampamenti fatti di tende, offrendo prestiti senza interesse e riempiendosi le tasche con foglietti firmati da immigrati di ogni nazionalità, talvolta contrassegnati da una croce.
Possiamo chiederci: come fece Giannini a prestare soldi a tutti? Come riuscì a andare avanti?
Nel giro di qualche settimana si rifecero vivi quei clienti che, nei primi giorni avevano ritirato i propri depositi. E non appena riaprirono le altre banche, in molti prelevarono i propri risparmi per portarli a quel galantuomo di Giannini. Inoltre, molti emigranti che non erano mia entrati in una banca e conservavano i propri risparmi in oro nascosto nelle case, ora distrutte, si decisero a versarli alla Bank of Italy.