Per spiegare il sistema pensionistico (in breve e in sintesi ovviamente) italiano, si possono individuare 4 fasi fondamentali: pre 1992 (fase pre-Amato), 1992 (fase Amato), 1995 (fase Dini), 2007 (fase attuale).
FASE PRE-AMATO
Il sistema pensionistico Pre-Amato (pre 1992) era un sistema a ripartizione retributivo, quindi:
- P = βRPL con β = 2% = coefficiente di rendimento, RP = retribuzione personale e L = vita lavorativa
- La P massima consentita era pari all'80% della retribuzione personale
Le sue caratteristiche principali erano:
- La retribuzione pensionabile veniva calcolata in base alla media delle retribuzioni degli ultimi 5 anni rivalutati al tasso di inflazione
- La pensione di anzianità era di 35 anni di contributi
- La pensione di vecchiaia era per gli uomini a 60 anni, per le donne a 55 (con un minimo di 15 anni di contributi)
- L'indicizzazione era basata sull'inflazione e sul tasso di crescita reale delle retribuzioni
- Il tasso di sostituzione era simile alla parità di anzianità contributiva
- Rendimento interno: funzione (positiva) di E(L) (speranza di vita all'età di pensionamento, che era maggiore quanto prima si andava in pensione)
FASE AMATO
Il sistema pensionistico di Amato (in vigore dal 1992) era, come il precedente, un sistema a ripartizione retributivo, quindi:
- P = βRPL con β = 2% = coefficiente di rendimento, RP = retribuzione personale e L = vita lavorativa
- La P massima consentita era pari all'80% della retribuzione personale
Vi sono però delle differenze rispetto al precedente sistema:
- La retribuzione pensionabile veniva calcolata in base alla media delle retribuzioni dell'intera vita lavorativa. Gli anni erano rivalutati al tasso di inflazione aumentato di 1 punto % per ogni anno di contributi
- La pensione di anzianità era di 35 anni di contributi
- La pensione di vecchiaia era per gli uomini a 65 anni, per le donne a 60 (con un minimo di 20 anni di contributi)
- L'indicizzazione era basata solo sull'inflazione
- Il tasso di sostituzione era decrescente al tasso di crescita medio della retribuzione, con il risultato di penalizzare le carriere più dinamiche)
contributiva - Rendimento interno: a causa della minore indicizzazione delle pensioni era generalmente più bassi che con pre-Amato
Le modifiche avevano come obiettivo quello di controllare la spesa destinata alle pensioni.
FASE DINI
Il sistema pensionistico di Dini (in vigore dal 1995) era, a differenza dei precedenti, un sistema a ripartizione contributivo, quindi:
- P = MC/coeff. di trasformazione
- MC = Σ33%RJ(1+r)(L-j)
con r = media mobile quinquennale del tasso di variazione del PIL nominale, e il coefficiente di trasformazione come funzione positiva di E(L).
Il sistema presentava le seguenti caratteristiche:
- La pensione di anzianità era abolita
- La pensione di vecchiaia era flessibile dai 57 ai 65 anni
- L'indicizzazione era basata solo sull'inflazione
- Il tasso di sostituzione era in funzione dell’età di cessazione dell’attività lavorativa: dipende quindi da E(L)
- Rendimento interno: uguale per ogni età di pensionamento e per ogni tipo di carriera. (equità attuariale)
L'obiettivo era il controllo della spesa pensionistica spostando il rischio demografico verso chi andava in pensione.
LEGGE 247/2007
Questa è la legge in vigore attualmente, che però sarà sicuramente cambiata nel giro di poco tempo a causa della crisi che impone manovre di riparazione anche al sistema pensionistico. La potete trovare completa a questo indirizzo. Le sue caratteristiche principali sono:
- L'eliminazione del cd. “scalone” introdotto con la cd. Legge Maroni (aumento dell’età pensionabile a partire dal 2008 da 57 a 60 anni – da 58 a 61 anni per i lavoratori autonomi).
- Indipendentemente dall’età anagrafica è possibile andare in pensione in presenza di un’anzianità contributiva pari a 40 anni
- Per coloro che sono sottoposti al regime contributivo (chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 2006) i requisiti sono: 60 anni di età per le donne, 65 per gli uomini e un minimo di 5 anni di contribuzione