Mentre qui il governo italiano continua a dire da mesi oramai che il peggio è passato e che ci aspetta una grande ripresa, dalle altri parti del mondo si cerca di essere il più cauti possibile.
Il presidente degli Usa Barack Obama, alla fine, ha ammesso quello che diversi economisti, spesso fuori dall'ufficialità, dicono da tempo: esiste il rischio di una ricaduta in recessione. O se si vuole, in maniera più politically corret: la ripresa potrebbe assumere le sembianze di una«W».
La ripresa c'è, è innegabile, il problema è che è "dopata" dai finanziamenti pubblici...la vera ripresa potrà dirsi arrivata solo quando ci sarà una crescita anche senza i finanziamenti pubblici.
Altro grave problema è il debito, che se per l'america è ancora sotto il Pil, la stessa cosa non si può dire per l'Italia, che anzi lo sta facendo crescere, mentre il Pil diminuisce drasticamente. il rischio è quello del fallimento totale.
Per quanto riguarda poi gli USA, ma un po' tutte le economia, il fattore più importante in gioco è forse il tasso di disoccupazione: 10,2% in ottobre, un dato molto preoccupante.
Disoccupazione alta vuol dire meno salari, meno salari uguale meno consumi (oltre ai problemi etici-sociale), oltre al fatto di non poter pagare i mutui, che ricordo è forse la causa principale che ha scatenato tutta la crisi che molto lentamente stiamo superando.
Il periodo natalizio sarà il banco di prova per i consumi, e quindi per una possibile ripresa anche senza gli aiuti statali.
Per concludere, cito solamente il problema del Credit Crunch, ovvero del fatto che le banche abbiano "chiuso il rubinetto" del credito verso le aziende, il che sta portando al fallimento di piccole e medie imprese, con conseguenze sulla disoccupazione e di tutto ciò che essa porterebbe.
La crisi è finita, la ripresa sta iniziando, ma si porta dietro il rischio di una nuova crisi: bisogna impedirlo.