22/03/10

Depositi a Risparmio e Certificati di Deposito


DEPOSITI A RISPARMIO

I depositi a risparmio sono volti a raccogliere e remunerare somme sottratte ai consumi. Sono una sorta di "Salvadanaio Fruttifero" e si fondano sull'esistenza di un Libretto di risparmio.
Se sono su di un "Libretto circolare", esso possiamo movimentarlo presso qualsiasi sportello della banca in cui lo abbiamo aperto.

Dobbiamo fare due distinzioni a seconda della natura dell'intestatario:
Nel caso di libretti nominativi:
  • Uno o più intestatari (per le firme vedi i C/C)
  • Solo l'intestatario può prelevare (gli eredi nel caso di morte)
  • Possono essere alimentati da: versamenti in contante, versamenti di assegni, accrediti periodici stipendio/pensione
  • Non sono cedibili
  • Non hanno limiti di importo
Nel caso di libretti al portatore:
  • Sono anonimi
  • Può prelevare chi si presenta allo sportello munito di libretto
  • Possono essere alimentati sol oda versamenti in contanti allo sportello
  • Sono trasferibili solo con la consegna
  • Saldo massimo di 12500 Euro
Le differenze a seconda della scadenza di suddividono in:
  1. Depositi a risparmio liberi, che sono libretti a vista (rispondono ad una funzione di liquidità e di conseguenza hanno un tasso di rendimento ridotto);
  2. Depositi a risparmio vincolati hanno invece scadenza a medio-lungo termine e il depositante si impegna a non prelevare prima della scadenza (salvo penale). Hanno una funzione di investimento.



I CERTIFICATI DI DEPOSITO

I certificati di deposito sono i titoli di credito emessi dalle banche con durata compresa tra 1 mese e 5 anni. Sono strumenti cartacei rappresentativi di un deposito vincolato (non consentono alcun prelevamento o versamento prima della scadenza) che possono essere al portatore o nominativi. Sono titoli individuali: ciascuno di essi rappresenta una specifica operazione di raccolta con caratteristiche diverse dalle altre per importo (500 euro minimo), durata (1 mese-5anni) e tasso (condizioni standardizzate per importi modesti, mentre per importi elevati sono oggetto di negoziazioni fra le parti.

Le emissioni sono dette "A rubinetto" in quanto sono disponibili a flusso continuo in qualsiasi momento, quando il cliente ne faccia richiesta.

Sono titoli trasferibili mediante vendita, tuttavia mancano di un vero e proprio mercato. La banca, ricevuta la richiesta di vendita, chiede ai clienti e i tempi di conseguenza sono lunghi. E' uno strumento con poca liquidità.

Possono essere Zero Coupon (rendimento: valore rimborso - prezzo periodico) o con cedole periodiche che possono avere un tasso fisso oppure indicizzato rispetto a parametri di riferimento, come ad esempio l'EURIBOR + Spread.

Dal '97 è calata la diffusione dei certificati di deposito in seguito al cambiamento del regime fiscale dei redditi finanziari:
  • Prima del 1997, per le scadenze fino ai 18 mesi l'aliquota era del 27%, per scadenze superiore ai 18 mesi era invece del 12,5%;
  • Dopo il 1997, non vale più la distinzione delle scadenze, ma dal tipo di strumento utilizzato: per gli strumenti creditizi l'aliquota è del 27%, per gli strumenti mobiliari (azioni, obbligazioni etc etc) l'aliquota è invece del 12,5%.
Questa nuova distinzione è stata introdotta in primis per sviluppare i mercati finanziari, e poi perchè con l'introduzione del TUB la distinzione di durata non aveva più senso.

20/03/10

Tutto sul Conto Corrente: gli interessi e i costi del conto corrente

(Parte 1 qui)

Ci eravamo lasciati dicendo che lo sfasamento delle valute di accrediti rispetto agli addebiti rappresenta per la banca una fonte indiretta di guadagno. Riprenderò quindi da questo punto.

LE INFORMAZIONI CHE LA BANCA DEVE FORNIRE

Per tutte le operazioni la banca deve fornire informazioni ai clienti attraverso una documentazione scritta mandata al correntista che si compone in:
  • Estratto conto: documento che riepiloga tutte le operazioni fatte su un C/C in un certo periodo di tempo. Esso è riepilogato in ordine di data contabile;
  • Staffa o scalare interessi: Come l'estratto conto ma riepiloga le operazioni per data valuta. Ha la funzione di convertire e calcolare gli interessi attivi e passivi che sorgono su un determinato C/C in un determinato periodo di riferimento.
PERIODICITA' DEGLI INTERESSI E LA STAFFA

Essa cambia dal 01/07/2000 (Delibera CICR).

Prima di questa data, la banca calcolava gli interessi con periodicità diversa nel caso in cui fossero passivi oppure attivi (dal punto di vista del cliente):
  • Interessi passivi: calcolo trimestrale
  • Interessi attivi: calcolo annuale
La capitalizzazione degli interessi passivi avveniva quindi quattro volte l'anno, mentre solo una volta per gli attivi. Si veniva a creare quindi una sorta di "Anatocismo bancario": la banca traeva un grosso vantaggio.

Con la delibera CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio) si impone alle banche che la periodicità sia la medesima per gli interessi attivi e passivi. Le banche hanno optato per la periodicità trimestrale.

Nello scalare gli interessi per ogni data valuta vengono calcolati:
  • Saldo liquido: imposta presente sul C/C in funzione alla data valuta;
  • Relativi giorni di permanenza: periodo in cui dura ogni saldo liquido. Esso va dalla sua data valuta alla data valuta successiva, che però è esclusa;
  • Numeri di debitori e creditori: dipendono dal saldo liquido. E' positivo se a quella data valuta è presente un importo: saldo liquido positivo per i giorni un cui questo è durato (e ci da il numero di creditori), saldo liquido negativo per i giorni un cui questo è durato (e ci da il numero di debitori).
Sulla STAFFA si fa la somma del numero di creditori per il tasso creditore e come risultato abbiamo gli interessi attivi lordi. Per ottenere gli interessi attivi netti basta applicare l'aliquota fiscale del 27%.
Per quanto riguarda gli interessi passivi, si fa la somma del numero di debitori per il tasso debitore. In questo caso sono netti, poichè non si applica l'aliquota fiscale.


STAFFA

Riprendendo l'esempio che ho illustrato nella parte 1, aggiungo che nel 30/06 vi è la chiusura del trimestre.
Interesse attivo = 0.50%
Interesse passivo = 7%

Estratto Conto

DATA

DATA VALUTA

DESCRIZIONE

A V/DEBITO

A V/CREDITO

30/06

Chiusura trimestre

SALDO CONTABILE

+30000



Staffa

DATA VALUTA

SALDI

GIORNI

NUM DEB

NUM CRED

1/4/10

2000 (primo saldo liquido)

11

22000

12/4/10

-32000

1

30000

-30000(secondo saldo liquido

13/4/10

60000

77

2310000

30000(terzo saldo liquido)

30/6/10

30000

2530000


N° attivi:
(2530000 x 0.50)/365000 (365 giorni dell'anno) = 34.66 interessi lordi
Valore interessi netti: 34.66 x 0.27 = 9.36 --->34.66 - 9.36 = 25.30

N° passivi
(30000 x 7)/365000 = 5.75

Se ci si trova a pagare interessi passivi, la banca fa pagare anche commissioni di massimo scoperto CMS (fino al 28/01/07). Qyesta regola poteva essere applicati secondo criteri:
  • Assoluti: saldo liquido negativo del trimestre;
  • Relativi: applicare la commissione esclusivamente in presenza di saldi liquidi negativi con data superiore a 10 giorni.
Nel nostro esempio:
CMS = assoluta = 0,125% ---> 30000 x 0.125% = 37,5 Euro
Oggi la legge 2 del 28/01/09 vieta l'applicazione del CMS per C/C non affidati, ovvero che non hanno richiesto un'apertura di credito in C/C (FIDO). Questa legge permette:
  • Un esborso al correntista per un saldo liquido negativo senza tener contro della sua durata;
  • Conti affidati: la CMS può permanere a 3 condizioni: a) Sono nulle le clausole che applicano la commissione di massimo scoperto per saldi debitori di durata inferiore a 30 giorni; b) Purchè venga remunerato l'accordato in funzione della durata dell'utilizzo; c) Il corrispettivo complessivo non deve superare lo 0.50% per trimestre dell'affidato.
LA REAZIONE DELLE BANCHE

  1. Per i correntisti non affidati, il 46,9% delle banche ha aumentato il tasso debitori
  2. Il 54,8% ha introdotto commissioni di altra natura: importo fisso di periodo, importo fisso giornaliero per ogni giorno d'utilizzo, importo fisso per ogni operazione che genera saldo liquido negativo e/o un importo proporzionale all'utilizzo.
  3. Il 15,2% (ma più del 65% dei C/C) fissa commissioni fisse per scaglioni.
Un esempio di importo utilizzato applicati per ogni giorno di utilizzo è:
  • Indennità per sconfinamento fino a 5000 Euro = 5 Euro
  • Indennità per sconfinamento oltre 5000 Euro = 5 Euro (+ 5 Euro dell'indennità fino a 5000)
  • Massimo indennità trimestrale = 40 Euro
Nel nostro esercizio verrebbero:
(5 + 5) = 10 ---->E' più conveniente della CMS.

Per i conti affidati invece il 63% delle banche ha sostituito la CMS con commissioni di altra natura: nel 85% dei casi hanno inserito indennità per accredito in scaglioni proporzionali alla durata:
  • Per FIDI fino a 1000 Euro = 2%
  • Per FIDI fino a 3000 Euro = 2%
  • Per FIDI fino a 10000 Euro = 1.5%
  • Per FIDI oltre 10000 Euro = 1%
In Italia le imprese tendevano a chiedere FIDI maggiori alle effettive esigenze poichè pagavano sull'utilizzo. Vi era una prassi di Multi-Affidamento visto che le banche non concedevano FIDI fi importi indeterminati.
Vi era una tendenza quindi ad utilizzare provviste a breve scadenza per impieghi a medio.lungo termine.

SPESE DI GESTIONE DEL CONTO CORRENTE

Il C/C ha spese di gestione formate da:
  • Conti a consumo: commissioni per operazioni
  • Conti a pacchetto: prezzo fisso. Consiste in una spesa periodica predeterminata, ovvero un "canone" per un numero di operazioni determinate.
Nel 2006 a seguito di una relazione dell'AGCM, si è scoperto che i C/C avevano significative barriere d'uscita e che non erano agevolmente confrontabili fra loro (i conti a pacchetto erano più costosi dei conti a consumo.

A causa di questo, nel 2007 con il DECRETO BERSANI SULLE LIBERALIZZAZIONI si sono apportati notevoli cambiamenti:
  • Vieta le commissioni di chiusura del C/C;
  • Entro giugno 2010 le banche dovranno presentare l'indicatore sintetico di costo (ISC) per ogni C/C, che considera tutte le spese fisse e variabili.

15/03/10

Tutto sul Conto Corrente: apertura, operazioni, date contabili, estratto conto (parte 1)

Il Conto Corrente è un contratto mediante il quale la banca si impegna a svolgere incarichi e operazioni affidati dal cliente (intestatario C/C).
Esso svolge una funzione monetaria (liquidità quando si preleva), è inoltre il requisito per l'effettuazione di qualsiasi altra operazione bancaria e fino agli anni '80 fungeva da mezzo di investimento.

APERTURA DI UN CONTO CORRENTE

L'intestatario può essere una sola persona oppure un gruppo di persone, in questo caso bisogna distinguere in che modo si decide il regime delle firme:
  • Firme disgiunte: basta la firma di uno solo per dare un ordine alla banca (molto comune per le famiglie);
  • Firme congiunte: è necessaria la presenza delle firme di tutti gli intestatari (molto comune nelle imprese);
Fatto questo, si deve procedere alla firma della lettera del contratto e depositare le firme allo specimen (documento in cui vi sono le firme originali), che ora spesso volte è sostituito da password.

OPERAZIONI SUL CONTO CORRENTE

Nel corso della vita del C/C si susseguono operazioni di addebito ed accredito(fatte dai clienti e sotto richiesta degli stessi). Nella "categoria" addebiti rientrano :
  • Prelievi allo sportello, con assegno bancario e agli ATM (automatic teller machine) con bancomat;
  • Pagamenti disposti dall'intestatario con emissione di assegni bancari, bonifici e carte di credito (pagobancomat);
  • Altre operazioni come acquisto titoli, acquisto di valuta estera, domiciliazione di utenze (RID) e rimborso di rate di prestiti.
Nella "categoria" accrediti invece:
  • Depositi (versamenti);
  • Pagamenti disposti da terzi (assegni bancari, assegni circolari, bonifici);
  • Altre operazioni come la vendita di titoli, rimborso di titoli, incasso di cedole, dividendi e la concessione di finanziamenti.


DATE CONTABILI

Ad ogni operazione è assegnata una data contabile DC (data operazione nella quale è stata richiesta dal cliente) e una data valuta DV (data in cui iniziano a maturare gli interessi).
Per gli accrediti sono assegnate anche una data di disponibilità DD e una data di non stornabilità DNS, ovvero da quando un accredito è definitivo (non più stornabile dalla banca) per il correntista.

Esempi di Accrediti

Versamento di contati allo sportello:

DC = data operazione
DV = DC
DD = DC
DNS = DC

Accredito con bonifico:

DC = data accredito
DV = 1 giorno lavorativo per bonifici telematico, 2 per bonifici allo sportello
Con la direttiva PSD (Payment service directive) si impongono tempi certi e ridotti per valuta ed accrediti. Per questo:
DD = dal 01/04/10 4 giorni lavorativi
DNS = DD

Versamento di Assegni Bancari (A/B)

Fino al 28/02/10:
  • Se tratto sulla stessa banca ma su uno sportello diverso: DC = data di presentazione dell'A/B all'incasso; DV = Quarto giorno lavorativo successivo all'incasso; DD = Settimo giorno lavorativo; DNS = DD.
  • Se tratto su una banca diversa: DC = data di presentazione dell'A/B all'incasso; DV = Sesto giorno lavorativo successivo all'incasso; DD = Settimo giorno lavorativo; DNS = DD.
Dal 01/03/2010
  • DC = data di presentazione dell'A/B all'incasso; DV = Terzo giorno lavorativo successivo alla presentazione (coincide per entrambi); DD = Massimo al quinto giorno lavorativo successivo alla presentazione (coincide per entrambi); DNS = DD.
Dal 01/04/2010
  • Tutto uguale tranne per la DD = Massimo al quarto giorno lavorativo successivo alla presentazione (coincide per entrambi) e la DNS = DD

Esempi di Addebiti


Per quanto riguarda i prelievi, i pagamenti con bancomat e i pagamenti con A/B si ha che:

DC = data operazione
DV = DC

Per quanto riguarda invece i prelievi su ATM e pagamenti con bancomat:

DC = data operazione
DV = 1/2 giorni prima (solo se effettuiamo un pagamento nel weekend), sennò coincide con la DC.

Pagamenti disposti con bonifico:

DC = data in cui si dispone il pagamento
DV = Ante PSD 1/2 giorni prima, oggi invece coincide con la DC.

SCOPERTI DI VALUTA

Il fatto che la DV degli accrediti spesso sia successiva alla DC ma che la DV addebiti sia normalmente coincidente con la DC ha conseguenze economiche per il correntista, infatti può generare "Scoperti per valuta" sui quali maturano interessi passivi anche per assenza di scoperti in conto capitale.

Esempio:

Giovedì 1/4/10 aperto C/C con versamento in contanti di 2000 Euro
Giovedì 8/4/10 portato all'incasso un A/B di 60000 Euro
Lunedì 12/4/10 emesso un A/B di 32000 Euro

Estratto conto

DATA

DATA VALUTA

DESCRIZIONE

A. V/ DEBITO

A. V/CREDITORE

1/4

1/4

Versamento contanti

2000

8/4

13/4

Incasso A/B

60000

12/4

12/4

Emissione di A/B

32000


In questo esempio si verifica lo scoperto in C/C di 30000 euro per un giorno (12/4-13/4) in termini di valuta. A causa di questo, si pagheranno interessi passivi per un giorno su 30000 euro, nonostante in conto capitale avessimo 62000 euro.

Lo sfasamento delle valute di accrediti rispetto agli addebiti rappresenta per la banca una fonte indiretta di guadagno.

14/03/10

Caratteristiche degli strumenti finanziari e gli strumenti di intermediazione creditizia: l'attività di raccolta

Gli strumenti finanziari, o meglio, alcuni di essi che andremo ad analizzare, hanno alcune caratteristiche molto importanti che è bene precisare. Esse sono: trasferibilità, negoziabilità e liquidità.

TRASFERIBILITA'

Essa consente agli strumenti finanziari di circolare dopo la loro emissione attraverso:
  • Trasferimento materiale: il semplice "passaggio di mano", ad esempio il deposito a risparmio al portatore e il certificato a deposito al portatore;
  • Girata, ovvero che hanno l'autorizzazione a cambiare il destinatario, come ad esempio gli assegni e le cambiali;
  • Compra/vendita, come per i valori mobiliari (obbligazioni, azioni).
La trasferibilità è un fattore intrinseco a questi strumenti, tuttavia non garantisce il loro effettivo trasferimento.

NEGOZIABILITA'

Essa presuppone condizioni esterne che agevolino l'effettivo trasferimento di uno strumento trasferibile, ovvero di un mercato regolamentato con valori mobiliari quotati.
I fattori che la facilitano sono:
  • La standardizzazione degli strumenti, che permette di limitare i problemi informativi sulla natura dello strumento scambiato (ad esempio azione Fiat);
  • La divisibilità degli strumenti: si ha un lotto minimo, che è di 1 azione e di 1000 euro nel caso di titoli di stato;
  • Lo spessore e la frequenza degli scambi: vengono registrati in un book telematico (tabella che memorizza ordini di acquisti e vendite in attesa di una contropartita). Più è pieno (o spesso come si dice) e più è favorita la frequenza di scambio. I titoli con book telematici poveri vengono definiti "Titoli sottili".
La mancanza di trasferibilità e negoziabilità non giustifica però l'affermazione che lo strumento finanziario sia di "Serie B" in quanto spesso gode di un elevato livello di personalizzazione (ad esempio il mutuo, il C/C).

LIQUIDITA'

Essa è l'attitudine di uno strumento finanziario a convertirsi in moneti in tempi rapidi a costi contenuti e con limitata perdita in conto capitale.
Dipende:
  • Dalla Scadenza;
  • Dal Rischio Emittente (rischio che il debitore sia insolvente);
  • Dalla Negoziabilità (semplifica la ricerca della controparte).


GLI STRUMENTI DI INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA

L'attività di raccolta è data da:
  • C/C
  • Depositi a Risparmio
  • Certificati di Deposito
  • Pronti Contro Termine Passivi
E' svolta nel seguente modo:
  • La banca acquisisce risorse per la propria attività di intermediazione;
  • Essa poi assume una posizione debitoria verso la clientela;
  • Questi strumenti sono contabilizzati nel passivo dello stato patrimoniale della banca.
Gli strumenti di raccolta sono di tipo personalizzato (in funzione cioè della richiesta del cliente) e di tipo standardizzato (per quanto riguarda le obbligazioni).

13/03/10

Gli strumenti (e modi) di vigilanza sul sistema finanziario

Gli strumenti (e modi) di vigilanza messi (o che sono stati messi) in atto sul sistema finanziario sono sostanzialmente quattro: vigilanza strutturale, vigilanza prudenziale, vigilanza informativa e vigilanza protettiva.


VIGILANZA STRUTTURALE

Si fondava sull'esistenza di una relazione tra la struttura (n° intermediari, quote di mercato e attività svolte) del sistema finanziario e gli obiettivi di vigilanza (stabilità sistema e intermediari) attraverso un regime autorizzativo con forte discrezionalità. E' una sorta di autorità di vigilanza "Regista".

VIGILANZA PRUDENZIALE

Attiva in Italia dal 1° gennaio '04, si tratta dell'intervento dell'autorità di vigilanza come "Auditor": fissa regole (guardano al contenimento dei rischi connessi all'attività di intermediazione finanziaria, alla stabilità di essi) del gioco oggettive per tutti e ne verifica il rispetto. Le regole sono:
  1. Coefficiente patrimoniale, ovvero solubilità;
  2. Riserve liquide obbligatorie, ovvero liquidità, che deve essere proporzionale alla quantità di debiti a vista;
  3. Limiti alla concentrazione dei grandi rischi, ovvero diversificazione del rischio di credito;
  4. Criteri di adeguatezza organizzativa


VIGILANZA INFORMATIVA O FAIR PLAY REGULATION

Mira alla riduzione del problema delle asimmetrie informative. Prevede obblighi informativi a carico di strumenti finanziari, emittenti, intermediari e organi di gestione del mercato al fine di migliorare l'efficienza dei prezzi.

VIGILANZA PROTETTIVA

Guarda al problema delle esternalità negative prevenendo la crisi e tutelando il risparmiatore a fronte di una crisi irreversibile.
La prima avviene attraverso attività ispettive, flussi informativi, rifinanziamenti della banca centrale nel caso di illiquidità e, in presenza di situazioni di crisi più gravi (ma non irreversibili) c'è l'intervento della Banca d'Italia con l'amministrazione straordinaria.
Nel caso di crisi irreversibile vi è la liquidazione coatta amministrativa (procedura diversa dal fallimento: tali imprese sono infatti liquidate dall'autorità amministrativa anziché da quella giudiziaria) e l'utilizzo delle risorse nel fondo di garanzia depositi.
Quest'ultimo è un fondo a tutela dei depositanti (C/C, depositi al risparmio, C. D. nominativi, assegni circolari) con un limite di 103291 Euro per depositante (prima della crisi era il più alto, ora dopo la crisi è il limite minimo da cui i paesi partono). Tutte le banche devono aderire e devono versare quote in proporzione al debito che hanno.
Per quanto riguarda il risparmiatore che ha investito in azioni e titoli di stato, esso non ha alcun tipo di tutela in questo campo, poichè nelle azioni e titoli di stato il debitore non è la banca (come nel caso per esempio del C/C), ma lo Stato nel caso dei titoli e l'azienda che le ha emesse nel caso delle azioni.

Le autorità di controllo del sistema finanziario e il problema del coordinamento

AUTORITA' DI CONTROLLO

Le autorità di controllo che vigilano sul sistema finanziario in Italia sono molteplici:

BANCA D'ITALIA

Costituita nel 1893 dalla fusione di 3 delle 6 banche di emissione. La sua funzione era quella di emettere moneta.
Dal 1926 è diventata l'unica banca a poter emettere banconote e monete (Lire), ed è rimasta tale fino al 2001 quando c'è stato il passaggio dalla Lira all'Euro. Dal 2001 le uniche banconote emesse dalla Banca d'Italia in seguito alla direttiva europea sono i 20 Euro (le più inutili).
Le funzioni della B. d'I. sono:
  • Banca Centrale (fino al 1999, poi dalla BCE): la banca centrale è un'autorità che ha il compito di perseguire obiettivi di politica economica utilizzando il valore del cambio della moneta nazionale (sempre fino al '99, poi la BCE lo fa con l'Euro) e la variazione dei tassi d'interesse;
  • Istituto di Vigilanza sul sistema bancario (anche oggi);
  • Organizzare servizi di pagamento a promuovere lo sviluppo in termini di efficienza: per servizi di pagamento si intendono: sistemi di regolamento interbancario, casse di compensazione (gli assegni da una certa cifra in poi vengono scambiati fisicamente nelle sedi regionali), registro delle carte di credito rubate e dei titolari insolventi.

CONSOB (commissione nazionale società e borsa)

E' stata istituita nel 1974. Oggi le sue funzioni sono:
  • Controllo sulla sollecitazione all'investimento dei risparmiatori (controllo dell'offerta di consulenze etc etc in quanto devono fornire informazioni esaustive);
  • Controllo sull'emissione di valori mobiliari e di nuovi strumenti (sulle imprese emittenti);
  • Controllo sulle società che gestiscono gli scambi (insider trading ed aggiotaggio).

ISVAP

Costituita nel 1982 assorbendo le funzioni del Ministero dell'Industria. I suoi compiti sono:
  • Vigila sulle imprese di assicurazione e intermediari assicurativi (banche, agenti, broker, vendita diretta dalle compagnie);
  • Analisi e ricerca la fine del controllo delle tariffe e dei rischi assunti degli intermediari.

A.G.C.M. (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato)

Istituita nel 1990 per evitare cartelli a tutela dei risparmiatori operando su molti settori e non solo sul sistema finanziario. L'obiettivo è la tutela della concorrenza.

COVIP

Istituita nel 1993 ha il compito di vigilare sui fondi pensione e svolge anche un'attività di analisi e ricerca in tema previdenziale a supporto di attività legislative.

Analizzando le date di creazione di queste autorità di vigilanza, si può dedurre che:
  1. Il sistema è stato bancocentrico per 50 anni (solo una banca);
  2. Mercati sottosviluppati;
  3. Mercato assicurativo sottosviluppato;
  4. I controlli hanno seguito uno sviluppo minimo delle attività finanziarie sottostanti secondo una priorità volta alla stabilità del sistema.


IL PROBLEMA DEL COORDINAMENTO


Tutte queste autorità di vigilanza hanno portato al problema di coordinamento, ad esempio sulla vigilanza delle banche:
  • Competenza alla CONSOB in tema di trasparenza informativa e correttezza dei comportamenti sentita la Banca d'Italia;
  • Competenza alla Banca d'Italia in tema di stabilità degli intermediari sentita la CONSOB.
Il problema è che quando si presentavano difficoltà le due autorità si scaricavano la colpa a vicenda.
Si è rimediato dando piena responsabilità al punto 1 alla CONSOB, al punto 2 alla Banca d'Italia.

Negli altri paesi si sono adottate soluzioni diverse:
  • In Gran Bretagna si ha un'unica authority;
  • In Francia e Spagna vi è una vigilanza settoriale, una per il settore bancario e una per quello assicurativo, ed ognuna vigila in toto il proprio settore;
  • In Olanda e Australia vi è una vigilanza per funzioni, una per l'attività di intermediazione creditizia e una per quella mobiliare.

10/03/10

Il Testo Unico Bancario 1993 e Il Decreto EUROSIM 1996

TESTO UNICO BANCARIO (TUB)

L'articolo 1 del TUB definisce la banca come un' impresa soggetta all'autorizzazione formale che svolge attività bancaria.
E' interessante analizzare il punto f) di questo articolo, che analizza il mutuo riconoscimento, e si suddivide in:
  • raccolta:
  • esercizio del credito, tra cui credito al consumo, credito su garanzia ipotecaria, factoring, leasing;
  • servizi di pagamento, sia servizi e strumenti collegati ai C/C sia emissione di carte di credito
  • rilascio di garanzie e di impegni di firma (impegni di un terso soggetto qualora il debitore sia insolvente);
  • operazioni per proprio conto o per conto della clientela in:
    - strumenti di mercato monetario come assegni, cambiali, certificati di
    deposito, ecc. (convenzione che rimanda a tutti gli strumenti finanziari a esigenze di breve e brevissima scadenza, ovvero ad esigenze di liquidità);
    - cambi;
    - strumenti finanziari a termine e opzioni (contratti a termine, derivati future o swap);
    - contratti su tassi di cambio e tassi d'interesse;
    - valori mobiliari (azioni e obbligazioni): ricezione e trasmissioni ordini. Nel '93 solo per titoli di stato e corporate bond;
  • partecipazione alle emissioni di titoli e prestazioni di servizi connessi;
  • consulenza alle imprese in materia di struttura finanziaria, di strategia industriale e di questioni connesse, nonché consulenza e servizi nel campo delle concentrazioni e del rilievo di imprese;
  • servizi di intermediazione finanziaria del tipo «money broking»;
  • gestione (solo individuale) o consulenza nella gestione di patrimoni: riguarda i privati e consiste nel prendere le decisioni per loro;
  • custodia (contabilità titoli) e amministrazione di valori mobiliari: l'amministrazione consiste nella riscossione delle cedole delle obbligazioni (rimborso e accredito sul C/C) e nell'incasso dei dividendi nel caso di azioni (rimborso e accredito sul C/C);
  • servizi di informazione commerciale;
  • locazione di cassette di sicurezza;

L'articolo 10 parla dell'attività bancaria che consiste nella raccolta del risparmio verso il pubblico anche mediante strumenti a vista (C/C) e dal congiunto esercizio del credito. Per quest'ultimo da sola può essere getto dell'attività degli altri intermediari creditizi (Art. 12: emissione obbligazioni anche da parte delle banche).


LEGGE DEL 2/1/91 N° 1

Disciplina l'attività di intermediazione mobiliare:
  • Introduce le SIM (Società intermediazione mobiliare, che nascono dalle ceneri delle SIF) con l'esclusiva assieme agli agenti di cambio dell'attività di negoziazione in valori mobiliari (dal 1993 anche le banche);
  • Pianifica la migrazione da borsa fisica a borsa telematica;
  • Concentrazione delle negoziazioni in borsa: prima del '91 i valori mobiliari quotati erano scambiati anche fuori dalla borsa (nei così detti "borsini") e come conseguenza si ebbero prezzi doppi, uno in borsa e uno nei borsini. Dal 1993 si è fatto l'opposto (per adeguarsi alla UE), ovvero vi fu il divieto di concentrazione per avere una maggiore concorrenza ed efficienza.



1996 IL DECRETO EUROSIM: LA PRIVATIZZAZIONE DELLA BORSA

Questo è il primo decreto che in Italia disciplina in modo organico l'attività di intermediazione mobiliare.
Esso equipara le banche alle SIM per l'attività di intermediazione mobiliare (anche le azioni), in più si ha la PRIVATIZZAZIONE DELLA BORSA.
Fino agli anni '70 gli organismi di borsa erano le camere di commercio e la deputazione di borsa (la borsa era quindi pubblica). Nel 1974 essi vengono rimpiazzati dalla CONSOB (pubblica) e dal consiglio di borsa. La CONSOB poi ha ceduto la borsa alla BORSA ITALIANA SPA, una società per azioni controllata dalle banche italiane.
Nel 2007 la LONDON STOCK EXCHANGE (la borsa di Londra) acquista quasi interamente la borsa italiana, lasciando alle banche circa il 20%, anche se oggi dopo la crisi questa partecipazione è diminuita.

La borsa quindi da pubblica diventa un'impresa, deve quindi avere un profitto e l'unico modo per farlo è di essere attrattiva verso i clienti, ovvero verso le società che si vogliono quotare, verso gli intermediari finanziari e verso gli investitori, servendo un ottimo servizio e costi ridotti.

1998 TESTO UNICO INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA (TUF)

DlgS n° 58: abroga tutti i provvedimenti precedenti in materia di intermediazione mobiliare.

SETTORE ASSICURATIVO

DlgS 17/03/1995:
  • N° 174: comprato vita
  • N° 175: comparto danni

09/03/10

I Principi della Normativa Comunitaria

L'obiettivo è quello di creare un mercato unico di strumenti e servizi finanziari evitando disparità di trattamento tra gli intermediari e tutelando i risparmiatori.

PILASTRI NORMATIVI

ARMONIZZAZIONE MINIMA

Consiste nella scelta di un modello "baricentrico" rispetto a quello preesistente nei diversi paesi europei:
  • Non specializzazione degli intermediari bancari: vi è quindi la possibilità di banca universale;
  • Esclusiva di legge: riserva del''attività di gestione collettiva del risparmio (fondi comuni d'investimento) alle SGR (società di gestione del risparmio);
  • Regolazione del grado di separatezza tra banche ed imprese.


MUTUO RICONOSCIMENTO

Libertà di stabilimento e prestazione di servizi finanziari in paesi europea diversi da quello d'origine in virtù dell'autorizzazione dell'attività di vigilanza del paese in cui si ha la sede.

HOME COUNTRY CONTROL

Ogni intermediario finanziario viene controllato dall'unità di vigilanza del proprio paese d'origine per le attività nell'UE.
Nel dovere di recepimento/attivazione della direttiva da parte degli stati membri c'era un margine di discrezionalità: in Italia ad esempio abbiamo che l'attività assicurativa ha un regime di esclusiva solo per le compagnie assicurative.

08/03/10

Quando lo Stato si fece banchiere

Questo è un articolo tratto da "IlSole24Ore" del 30/11/08 scritto da Valerio Castronovo che spiega molto bene la situazione che si era venuta a creare quando lo Stato entrò nel mondo bancario italiano (quando le banche furono quasi statalizzate in poche parole).



I «salvataggi» del '29. La nazionalizzazione dei tre principali gruppi del credito negli anni '30

Quando lo Stato si fece banchiere

UNA CRISI DIVERSA - Tre anni prima del crollo di Wall Street l'economia italiana si bloccò a causa della manovra deflattiva voluta dal
regime fascista - GOVERNO PADRONE - Dopo il salvataggio delle banche di interesse nazionale molte grandi industrie restarono a
lungo sotto il controllo dell'Iri
Valerio Castronovo
di Valerio Castronovo
Fra le misure anti-crisi contemplate dal Governo figura anche, in caso d'emergenza, l'ingresso dello Stato nel capitale delle banche. A
questo riguardo c'è perciò chi ha evocato quanto accadde in Italia all'indomani della Grande crisi del 1929. In effetti, anche allora il
Governo s'impegnò a varare appositi interventi di sostegno alle banche, salvo poi dover includere quelle di maggior stazza, che non
era riuscito a riportare sopra una linea di galleggiamento, nell'ambito della sfera pubblica, in pratica nazionalizzandole.
Ma non è soltanto per questo che si riscontra una sostanziale differenza fra i rimedi previsti oggi, qualora se ne presentasse la
necessità, e quelli a cui si ricorse negli anni Trenta. Il fatto è che quella di allora fu una crisi scaturita dagli anfratti dell'economia reale,
dovuta innanzitutto, sia negli Stati Uniti che in Europa, a un crescente squilibrio fra produzione e consumi, e che in Italia si manifestò
tre anni prima del 1929. E ciò a causa della manovra deflattiva attuata dal regime fascista nel 1926 e tradottasi, oltre che in una
riduzione d'autorità dei salari e degli stipendi, in una rivalutazione oltremisura della lira per motivi di prestigio nazionale. L'industria
s'era così trovata alle prese con un'accentuata flessione della domanda, con la restrizione delle commesse pubbliche e con una
minore capacità competitiva delle proprie merci nei circuiti di mercato internazionali.
Se fin da subito le principali banche, dalla Commerciale al Credito Italiano e al Banco di Roma, risentirono pesantemente dei guai
capitati addosso alle maggiori imprese, fu perché esse, da più di vent'anni, provvedevano in larga parte al finanziamento industriale,
anche sotto forma di rilevanti partecipazioni azionarie. Così che il tonfo della produzione e la frana in Borsa dei titoli delle imprese più
altolocate finirono per coinvolgere questi tre istituti bancari, dato che non poterono esigere il rimborso di molti dei loro crediti e videro
deprezzarsi i pacchetti azionari in loro possesso. In pratica, il rapporto tra banca e industria, da "fisiologica simbiosi", si era tramutato
in "una mostruosa fratellanza siamese", per dirla con Raffaele Mattioli, allora giovane dirigente della Commerciale.
Di fatto, nel 1932 gli immobilizzi industriali ammontavano a quasi tre volte il totale dei depositi a vista e dei conti correnti. Perciò le
condizioni sempre più precarie di numerose aziende minacciavano non solo di travolgere le principali banche a cui esse erano legate
a doppio filo, ma anche di far terra bruciata di una parte cospicua del risparmio nazionale, nonostante le sovvenzioni concesse nel
frattempo agli istituti di credito più traballanti dalla Banca d'Italia.
Di fronte alla minaccia che il sistema bancario colasse a picco gettando sul lastrico milioni di risparmiatori appartenenti per lo più alla
piccola borghesia (il cui consenso era oltretutto il piedistallo del Regime), non restò a Mussolini che far propria la soluzione
suggeritagli dai vertici della Commerciale. Che era di salvare la Comit e le altre due "banche miste", di deposito e d'investimento,
trasformandole in istituti di diritto pubblico. Ciò che avvenne dopo la creazione nel 1933 dell'Iri, per cui lo Stato mise a disposizione i
capitali necessari a coprire le perdite della Commerciale, del Credito Italiano e del Banco di Roma e acquisì contestualmente le loro
partecipazioni industriali.
Quanto l'Iri si trovò così a ereditare non consisteva in una massa di titoli puramente cartacei, più o meno tossici, come quelli che nei
mesi scorsi sono risultati in pancia a varie banche negli Usa e altrove (e, seppur in misura assai più esigua, in quella di taluni nostri
istituti di credito). Si trattava, invece, di immobilizzi e quote azionarie in diverse imprese che, pur malconce, contavano fior di impianti,
oltre a brevetti, reti commerciali e servizi complementari.
D'altra parte il presidente dell'Iri Alberto Beneduce e il direttore dell'Istituto Donato Menichella, non erano solo dei manager di
prim'ordine e indipendenti (senza la tessera fascista) ma erano tutt'altro che di orientamenti statalisti (come, in verità, non lo era
nemmeno Mussolini che li aveva chiamati a tali incarichi, benché fosse riemerso in lui, in quel drammatico frangente, un fondo di
animosità anticapitalista ereditato dalla sua lontana militanza di socialista rivoluzionario). Perciò, l'obiettivo che essi s'erano posti era
di dismettere al più presto le imprese passate sotto l'egida pubblica, ricollocandole sul mercato a prezzi comunque tali da ripagare, se
non completamente, parte delle spese affrontate dallo Stato per risanarle.
Se poi l'Iri venne trasformato nel 1937, da un convalescenziario in un ente permanente, e diede così vita non solo allo "Stato
banchiere" ma anche allo "Stato imprenditore", ciò si dovette a due circostanze sopraggiunte nel frattempo. La prima fu la riforma
bancaria del 1936 con cui, da un lato, si stabilì una netta distinzione fra esercizio del credito ordinario e quello del credito mobiliare,
sotto la vigilanza della Banca d'Italia; e dall'altro la Commerciale, il Credito Italiano e il Banco di Roma vennero trasformati in "banche
d'interesse nazionale" mantenendone tuttavia criteri di gestione in linea con le regole del mercato. La seconda circostanza, per cui
numerose imprese rimasero sotto le insegne dell'Iri, fu che il loro smobilizzo non potè avvenire per varie cause: dalla carenza di
capitali di rischio in un mercato finanziario asfittico come quello italiano, alla persistenza di una congiuntura economica avversa; dalla
riluttanza dei gruppi privati a sborsare quanto debitamente richiesto dall'Iri per la retrocessione di alcune aziende, al varo del piano
autarchico successivo alla guerra d'Etiopia, alla politica di riarmo del Regime che lo portò a mantenere sotto suo diretto controllo
alcuni complessi considerati di carattere strategico (a cominciare da quelli siderurgici e cantieristici, d'altronde già in passato
largamente foraggiati dallo Stato).
Fu così che l'Italia fascista finì per figurare in Europa subito dopo l'Unione sovietica per grado di statizzazione della sua economia.
Beneduce in visita a Londra), lo Stato mise a disposizione i capitali necessari a coprire le perdite dei tre principali istituti
bancari degli anni Trenta: la Banca commerciale, il Credito Italiano e il Banco di Roma e acquisì le loro partecipazioni
industriali. L'Iri ereditò quindi le quote azionarie di diverse imprese spianando la strada allo «Stato imprenditore»

07/03/10

La legge bancaria del 1936 e il Testo Unico Bancario del 1993


La legge bancaria emanata nel 1936 è una di quelle che, nonostante non sia più attiva da anni, ancora oggi influenza il sistema finanziario italiano, in senso negativo.

C?è da dire che il nostro sistema finanziario veniva da un periodo di grave instabilità culminato con il fallimento del BANCO DI ROMA e della BANCA ITALIANA DI SCONTO (banche miste che potevano anche investire in imprese) all'inizio degli anni '20.

Nel 1926 le banche sono state estromesse dalla disciplina del codice di commercio per dotarle di uno status e di una disciplina speciale. Da quel momento l'attività bancaria deve essere autorizzata.

La legge del 1936 fissa "paletti e steccati" all'autonomia strategica delle banche:

SPECIALIZZAZIONE TEMPORALE

  1. Le Banche (Aziende) di Credito Ordinario possono operare solo su scadenze fino ai 18 mesi;
  2. Gli Istituti di Credito Speciale operano solo su scadenze superiori a 18 mesi. Essi si finanziano o con le Banche di Credito Ordinario (attraverso finanziamenti a breve termine, obbligazioni e/o partecipazioni), oppure sui mercati. Possono anche finanziare le imprese.
In pratica si era davanti ad una situazione del genere:

C/C------> B(A).C.O.----------->IMPRESE E PRIVATI (fin. a breve)

B(A).C.O.----->I.C.S.---------> IMPRESE E PRIVATI (fin. a m/l termine)

In sintesi, mentre oggi si parte dalla raccolta a breve, si passa per la banca, e poi si ha l'impiego a medio/lungo termine (con un passaggio solo, un solo intermediario), una volta al posto della sola banca avevamo le Banche di Credito Ordinario che finanziavano gli Istituti di Credito Speciale e solo dopo si aveva l'impiego a medio/lungo termine.
Questa doppia intermediazione per la trasformazione delle scadenza comportava dei costi maggiori e tempi più lunghi.


SPECIALIZZAZIONE OPERATIVA

Riguarda gli Istituti di Credito Speciale, che vennero specializzati nel settore agrario, fondiario ed industriale.

SPECIALIZZAZIONE ISTITUZIONALE

Riguarda l'assetto proprietario del sistema bancario:
  • Istituti di Diritto Pubblico: formazione di Banche di Stato. Dopo la crisi degli anni '20 lo Stato diventa banchiere ed imprenditore. Esempi di Banche statali solo il Banco di Napoli, Il Banco di Sicilia, la San Paolo, la BNL e il Monte Paschi di Siena.
  • Banche di interesse nazionale: sono banche controllate dall'IRI (e quindi indirettamente controllate dallo Stato). Esempi sono Il COMIT, il CREDIT, il Banco di Roma, le CR (casse di risparmio), le Banche Popolari, le Casse di Credito Cooperativo.

DIVIETO DI FINANZIARE IL SISTEMA PRODUTTIVO MEDIANTE L'ACQUISIZIONE DI PARTECIPAZIONI

Questo divieto è rimasto attivo fino agli anni '80, quando vennero introdotti i SIF (che erano sostenuti dalle banche). Erano una sorta di "Merchant Bank" che doveva acquistare partecipazioni delle imprese. Fu un totale fallimento.

PRINCIPIO DELLA VIGILANZA STRUTTURALE

Il controllo è fatto dalla Banca d'Italia (controllo autorizzativo discrezionale).

CONSEGUENZE DELLA LEGGE BANCARIA DEL '36

  • Sistema Finanziario "Bancocentrico": regolava solo le banche;
  • Deterioramento funzionale del Sistema Bancario: l'operatività delle banche è uscita dal mercato in quanto 2/3 del sistema bancario era pubblico (con conseguente non ricerca del profitto) e in questo modo non vi era un regime di concorrenza.
Nel 1977 (in Italia nel 1994) poi si ha la prima emanazione della Direttiva Europea dell'intermediazione delle banche. Essa non era per niente buona per l'Italia poichè le nostre banche non erano efficienti a causa dei costi più alti, e quindi erano fuori mercato, e le banche estere erano molto più grandi, con utili anche di 5-10 volte superiori delle nostre banche, e quindi c'era il pericolo che le stesse banche italiane venissero acquisite dalla banche estere.

A causa di questi motivi, la legge del '36 fu abrogata dal DlgS N. 385 1993, chiamato Testo Unico Bancario (TUB)

IL TESTO UNICO BANCARIO

Grazie al TUB il sistema finanziario italiano subisce delle modifiche:
  • Vengono meno "i paletti e gli steccati" imposti dalla legge del '36;
  • Si creano le condizioni per un modello di banca universale;
  • Vi è una progressiva uscita del soggetto pubblico dalle banche (esse devono operare come un'impresa);
  • Si attua un processo di concentrazione bancaria, ovvero "fusioni ed acquisizioni fra banche". Basti pensare che ci sono state 439 operazioni di fusione ed acquisizione, e che nel 1990 in Italia c'erano 1156 banche, mentre oggi solo 657, di cui 81 gruppi e 422 BCC( Banche di Credito Cooperativo).

05/03/10

Il controllo sul sistema finanziario

Il Sistema Finanziario è modellato da un sistema di regole che definiscono gli attori e il raggio d'azione.

AUTORITA' DI VIGILANZA

  • Nei circuiti diretti ed intermediari c'è la Banca D'Italia;
  • Nelle prestazioni sui mercati (tutela risparmiatori) c'è la Consob (riguarda gli O.S.);
  • L'ISVAP controlla i lsettore assicurativo;
  • Il Covip controlla l'operato dei fondi pensione;
  • L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato agisce in tutela del risparmiatore e ha come finalità quella di evitare cartelli fra gli intermediari finanziari.

MOTIVAZIONI DEL CONTROLLO SUL SISTEMA FINANZIARIO

  • Esso di fonda sulla fiducia;
  • Tutela del sistema bancario poichè le banche veicolano la funzione monetaria e sono alla base del governo monetario dell'economia;
  • Le banche sono debitrici nei confronti dei correntisti;
  • La fiducia va alimentata anche con riguardo ai mercati mobiliari. Il mercato si caratterizza per l'assimetria informativa tra datore e prenditore, che potrebbe portare alla temuta conseguenza del "Fallimento del Mercato".
La fiducia è alla base di tutto: le banche sono debitrici attraverso l'obbligazione a vista. Se manca la fiducia, siamo di fronte al "Problema di Esternalità Negative" (ad esempio nel 2008): le persone, persa la fiducia nella banca, corrono agli sportelli, con conseguente mancanza di liquidità immediata della banca stessa. Si indeboliscono anche i circuiti indiretti a causa della restrizione creditizia.


OBIETTIVI DEI CONTROLLI

Gli obiettivi sono due: la stabilità degli intermediari e l'efficienza degli scambi.
La prima si ha con la vigilanza protettiva sugli intermediari, mentre la seconda si divide in due categorie:
  1. Efficienza Allocativa: le informazioni disponibili incorporate nei prezzi consentono la selezione dei migliori prenditori;
  2. Efficienza Operativa: sviluppo dei meccanismi di funzionamento che consentono di ridurre i costi di transizione (da borsa fisica a telematica).
Questi due obiettivi sono complementari e in trade-off l'uno con l'altro.
Il nostro sistema finanziario è influenzato ancora oggi dalle scelte fatte agli inizi del '900 con la legge bancaria del '36.

Come calcolare il Saldo Finanziario

Il "Saldo Finanziario" (SF) è lo strumento che misura il tipo e l'intensità di intervento in ogni settore istituzionale nel sistema finanziario.

COME SI CALCOLA IL SALDO FINANZIARIO

Calcolare il saldo finanziario è molto semplice: prendiamo come esempio una famiglia. Alla fine dell'anno 2007 presenta:

  • Nella sezione attiva dello stato patrimoniale (SP) si hanno le attività reali (Ar) e le attività finanziarie (Af); nella sezione passiva le passività finanziarie (Pf) e le passività nette (Pn).
  • Nella sezione costi del conto economico (CE), si hanno i costi (C); nei ricavi, i ricavi (C): il risultato è il Saving (S) (nel caso di un risultato attivo).
Alla fine dell'anno successivo (2008) si possono avere diverse situazioni: Ar e/o Af sono aumentate, e/o Pf sono diminuite. Alle Pn07 si aggiungono i saving (s).


Il saldo finanziario non è nient'altro che S al netto di Ar. Prima di calcolarlo però c'è da risolvere un piccolo problema: S è un flusso (si forma giorno dopo giorno in CE), mentre Ar, Af e Pf sono grandezze "stock" (sono in SP in un giorno fisso, ovvero al 31/12). Devo quindi trasformare le grandezze stock in flussi nel seguente modo.

Ar + Af = Pf + Pn (anno 2008) -
Ar + Af = Pf + Pn (anno 2007) =
-------------------------------
ΔAr + ΔAf = ΔPf + S ------------> ΔAf - ΔPf = S - ΔAr

ΔAf - ΔPf è una dimensione finanziaria
S - ΔAr è una dimensione economica

Per calcolare il saldo finanziario ci sono quindi due modi equivalenti. La formula è una misura della ricchezza prodotta nell'anno dal settore istituzionale al netto delle decisioni di attività reale.
Alcune considerazioni:

Se SF > 0 il settore istituzionale è in surplus (+Af e -Pf che prevalgono su -Af e + Pf)
Se 0 > SF il settore istituzionale è in deficit (-Af e + Pf che prevalgono su +Af e -Pf)

Con:
+Af= investimenti
-Af = disinvestimenti
-Pf = rimborso prestiti
+PF = accensione prestiti
La sommatoria di tutti i saldi finanziari SF di tutti gli operatori ∑ |SF| esprime la misura della dissociazione delle funzioni di risparmio e di investimento in un paese.

Chi sono gli operatori in surplus e gli operatori in deficit nel mercato finanziario?

Chi sono gli operatori che alimentano i trasferimenti finanziari?
Per rispondere a questa domanda, essi vengono divisi in gruppi, definiti "Settori Istituzionali", ovvero categorie omogenee di operatori finanziari classificate secondo due criteri: funzione economica e fonte tipica di reddito.

Le categorie sono:
  • FAMIGLIE: la funzione economica è il consumo; la fonte di reddito è il lavoro.
  • IMPRESE: la funzione economica è vendere prodotti e/o servizi a prezzo di mercato; la fonte di reddito è l'utile d'impresa.
  • PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (PA): la funzione economica è erogare servizi non a prezzo di mercato; la fonte di reddito sono le imposte, tasse.
  • ISTITUTI FINANZIARI: la funzione economica è produrre e distribuire strumenti e servizi finanziari; la fonte di reddito sono le commissioni e gli interessi.
  • RESTO DEL MONDO


01/03/10

I meccanismi di riduzione dei fattori di imperfezione e la gestione dei rischi nel mercato finanziario

Enunciati i fattori di imperfezione dei circuiti diretti, è giunta l'ora di vedere quali sono i rimedi messi in atto per contrastare e ridurre i difetti di questi circuiti.

I meccanismi messi in atto dai mercati mobiliari per attenuare l'impatto dei fattori di imperfezione sono:
  • Organizzazione dei mercati: i mercati sono regolamentati da procedure e criteri di ammissione e con degli standard informativi periodici;
  • Definizione di norme di comportamento: norme di autoregolamentazione (codici di condotta dei mercati) e norme di legge che sanciscono comportamenti e perseguiti (per esempio: aggiotaggio, ovvero fornire informazioni false su di una società allo scopo di variare il titolo e trarne beneficio economico e l' insider trading, ovvero venire a conoscenza di informazioni riservate per guadagnare dalla concorrenza;
  • Logica fiduciaria: qualsiasi impresa per operare sul mercato deve costruirsi una reputazione di comportamento ed affidabilità;
  • Diversificazione degli strumenti finanziari: fondi comuni di investimento che consentono una trasformazione del rischio;
  • Sviluppo dei mercati secondari: il mercato può essere diviso in primario e secondario. Il mercato primario è una convenzione, ossia è un insieme di operazioni necessarie per le emissioni (finanziamento degli emittente di un nuovo valore mobiliare come azioni, obbligazioni etc etc che porta all'emissione dei titoli); il mercato secondario sono le borse, ovvero il trasferimento di titoli e quindi liquidità (l'emittente non è più interessato, non c'è la controparte, ha solo l'obbligo di remunerare);

RIDUZIONE DEI FATTORI DI IMPERFEZIONE DEI CIRCUITI DIRETTI DA PARTE DEGLI INTERMEDIARI

Gli intermediari influiscono rendendo migliore il meccanismo dei circuiti diretti:
  • Attraverso l'intermediazione creditizia: trasformazione delle scadenze e dei rischi. La banca prende a breve termine e finanzia a medio lungo termine (in passivo ha una quota più alta di breve termine, e in attivo una quota più alta in medio lungo termine). Bisogna aggiungere che la banca è un'impresa vigilata e quindi meno rischiosa delle borse, e che è in ogni caso in una posizione di vantaggio, in quanto accede ad informazioni private che derivano dalla "centrale dei rischi", che è un archivio nella Banca d'Italia in cui vi sono tutte le imprese e tutti i debiti di esse verso il mercato finanziario, e in quanto ha a disposizione operatori specializzati con maggiore esperienza;
  • Attraverso l'intermediazione mobiliare: consiste in un'attività di consulenza che permette di avere una superiorità informativa e conoscitiva e un impiego delle informazioni riservato (attraverso i report degli analisti) e una professionalità dei propri dipendenti, e nella gestione patrimoniale, ovvero nella trasformazione dei rischi: applicano la tecnica del "Risk Pooling" che comporta la diversificazione degli investimenti al fine di abbattere il rischio di portafoglio. Essa infatti consente di ottenere un portafoglio con rendimento (AR) pari alla media ponderata dei rendimenti dei singoli titoli che lo compongono e con rischio inferiore alla media ponderata dei titoli stessi.

Ultimamente i circuiti diretti (soprattutto assistiti) si stanno sviluppando maggiormente sia nella zona Euro (dove i circuiti indiretti erano in maggior voga) sia nelle regioni "English" (UK, USA, Canada, Australia) dove invece erano in voga i circuiti diretti (soprattutto autonomi). La causa principale è che gli investitori sono sempre più in aumento, ma sono sempre meno in grado di gestirsi a causa della evoluzione in atto dei mercati, che li rende più impegnativi sia a livello conoscitivo, sia a livello di tempo da impiegare ad essi.


LA GESTIONE DEI RISCHI

I rischi nel mercato finanziario di suddividono in rischi puri e rischi speculativi:

  • Rischi puri: insieme di eventi incerti portatori di conseguenze economiche negative (mattone in testa al muratore). Si fronteggiano con polizze assicurative, che sono dei contratti che trasformano eventi incerti in costi predefiniti (premi);
  • Rischi speculativi: incertezza in merito all'andamento futuri di una attività finanziaria che potrebbe dare luogo ad un guadagno o ad una perdita.
In particolare, i rischi speculativi si dividono in:
  • Rischi specifici: variabilità presso determinata da fattori legati al titolo stesso (si gestisce con il risk pooling);
  • Rischi sistematici: andamento del mercato negativo. Si gestisce con contratti a termine che consentono di bloccare il prezzo a cui noi compreremo o venderemo un'attività finanziaria nel futuro, e/o contratti derivati che presuppongono uno strumento di base come prezzo, tasso di cambio, interesse etc etc. Innestano diritti e obbligazioni su di esso, ovvero la possibilità o l'obbligo di acquistare o vendere ad una data futura lo strumento di base. Si dividono in opzioni (possibilità), future e swap.

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